Sostenibilità

Stop ai furbetti del mattone

Truffe edilizie. In un libro il “j’accuse” di una vittima / Negli ultimi anni 200mila famiglie hanno perso somme enormi. Ora le associazioni sono scese in campo

di Chiara Brusini

L? unico investimento sicuro? La casa, senza ombra di dubbio. Il classico bene rifugio, che mette al riparo dai terremoti della Borsa, dall?andamento incerto dell?economia e alla peggio, comunque, batte l?inflazione. Lo ripetono come in un mantra tutti gli operatori del mattone. Previsioni spesso azzeccate. Ma non per tutti.
Qualcosa in Italia deve essere andato davvero storto se, negli ultimi anni, oltre 200 mila famiglie hanno perso fior di quattrini – senza poi mettere piede in un alloggio di proprietà – precipitando nel girone delle vittime dei fallimenti immobiliari. Acconti da cinque o sei zeri bruciati in un amen, sacrifici di una vita polverizzati con il crack improvviso della ditta edile che prometteva di realizzare il nido dei sogni.
Perché tutto questo è potuto succedere? Riccardo De Benedetti, giornalista, anch?egli tra le ?vittime? e vicepresidente di Assocond-Conafi, associazione battagliera che non si è rassegnata allo stato delle cose, prova a spiegarlo in un libro: Case di carta, un imbroglio all?italiana (Medusa, 14 euro). Un volume che non è solo la storia di cittadini ?fregati? e traditi dal sistema che lega banche a impresa, ma una fenomenologia sull?abitazione, con il suo valore di patrimonio sociale.
E il saggio è anche un duro ?j? accuse? all?incredibile noncuranza del legislatore. «Dal 1942 in Italia», dice De Benedetti, «la procedura fallimentare ha individuato un capro espiatorio: l?acquirente. Il fallimento infatti non comporta alcun rischio per gli istituti di credito che hanno finanziato l?impresa».
E i soldi che il cittadino, il consumatore del tanto sospirato mattone di proprietà, ha versato, in caso di crack si perdono nel circolo vizioso nel processo di dissoluzione dell?impresa.
Ora però qualcosa è cambiato. Le pressioni di Assocond-Conafi hanno portato qualche risultato. C?è una legge, la 210/2004, che obbliga – anche se non c?è una penale in caso di mancato rispetto – l? impresa costruttrice a presentare copia di una fideiussione bancaria. Per le vittime invece è nato un fondo di solidarietà, finanziato dalle stesse, che va a risarcire almeno parzialmente chi si è scottato con i furbetti del mattone.

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