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Stiglitz, Ebadi e Basu per cambiare la narrazione dell’economia e della società
Torna a Palazzo Vecchio a Firenze il Festival nazionale dell'economia civile. Appuntamento dal 28 settembre al 1 ottobre per la quinta edizione a cui si è giunti con un percorso fatto di Patti di comunità e di eventi pre-festival in giro per l'Italia. Un evento in presenza a sottolineare l'importanza della partecipazione diretta
Non dobbiamo dimenticarci di quello che accade nel mondo, collegando la dimensione micro del nostro quartiere con quella macro di Paesi e conflitti che sembrano essere distanti da noi. Indignarci però non basta.
Non basta alle donne che lottano e resistono in Afghanistan e in Iran, alle persone schiacciate dal peso delle disuguaglianze e non serve alle giovani generazioni che si mobilitano e protestano per non continuare a superare i limiti del nostro pianeta.
Per questo motivo all’edizione 2023 del Festival Nazionale dell’Economia Civile, a Firenze ci faremo aiutare da alcuni illustri compagni di viaggio come Joseph Stiglitz, Shirin Ebadi (intervistata dal direttore di VITA Stefano Arduini) e Kushik Basu che proveranno a squarciare il velo delle facili narrazioni e a comprendere meglio la complessità della situazione internazionale.
Il significato di un titolo
“L’impegno che CI trasforma” è una parte importantissima del titolo di quest’anno perché ci aiuta a ricordare che solo attraverso la nostra partecipazione diretta e la costruzione di vere e proprie alleanze locali, composte da diversi. Non parliamo certamente solo di quelli che sono considerati i sognatori del nostro tempo (cooperatori, volontari, docenti e studenti) ma anche imprenditori, parroci, amministratori, e artisti che possono aiutare a rendere l’economia civile l’unica economia perseguibile.
Abbiamo sviluppato decine di Patti di Comunità in questi mesi, nei tanti percorsi pre-Festival che abbiamo realizzando in giro per l’Italia, dentro e con le comunità per provare a coprogettare insieme le possibili soluzioni ai limiti sociali, ambientali ed economici dei nostri territori. Ma la “vera” sfida è rimasta sempre la stessa: quanto siamo disposti a rinunciare a una parte della nostra identità individuale per costruire una identità comunitaria, coesa, stabile e inclusiva?
Il problema non è mai stato e non sarà individuare i nemici della sostenibilità perché nonostante ci siano ancora tanti irresponsabili e negazionisti, i cattivi non sono solo quelli che fanno il male ma coloro che non fanno il bene.
Per questo motivo, continuiamo a parlare di buone pratiche e anche questa volta abbiamo deciso di dare un grande spazio ai premi per gli Ambasciatori di Economia Civile (imprese, Comuni, scuole e startup che si sono particolarmente contraddistinti per progetti di sviluppo sostenibili collegati alla nostra Carta di Firenze).
Esempi, non modelli
Non siamo certi sprovveduti e ingenui. Parliamo di buone pratiche sapendo che nella sostenibilità così come nell’economia civile non può essere la perfezione, perché è sempre un divenire e un lavoro di miglioramento continuo, e sappiamo benissimo che ci sono anche tante cattive pratiche. Abbiamo semplicemente bisogno di esempi, non di modelli, che in modo più semplice di quello che può fare una teoria fanno capire alle persone meno sensibili su questi tempi che la trasformazione di cui stiamo parlando esiste, si può fare e ci si può anche connettere se solo si vuole.
Un premio per l’amministrazione condivisa
Ma data l’importanza che abbiamo dato al fattore di Comunità, abbiamo deciso di lanciare anche un nuovo premio dedicato alle migliori esperienze di amministrazione condivisa. Un altro modo per aiutare a riconoscersi e a sviluppare degli interventi di coprogrammazione e coprogettazione che non siano dei meri progetti di comunicazione condivisa.
Le scuole e le università sono state come ogni anno nostri alleati in questo percorso di sensibilizzazione e formazione e saranno protagonisti anche dei quattro giorni di evento (dal 28 settembre al 1 ottobre a Firenze) dando spazio alle loro idee attraverso la realizzazione di “Hackathon trasformativi” che provano a ripensare le politiche di sviluppo locali di alcuni Comuni marginali secondo un approccio di sostenibilità integrale e alle loro proposte.
Il Festival è sempre stato un luogo di confronto ma anche di proposte rivolte ai nostri mondi e alle istituzioni e oltre alla proposta che faremo quest’anno per rendere l’economia civile “mainstream” (non posso svelare altro) daremo voce anche alla proposta di giovani e studenti per diventare sempre più protagonisti dello scenario civile e politiche di oggi e non di un domani indefinito che serve solo per far star buoni tutti.
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Artisti e sostenibilità
Per il secondo anno consecutivo abbiamo deciso di dedicare uno spazio importante agli artisti impegnati nella sostenibilità e alle contaminazioni. Un’accademia famosa in tutto il mondo (Accademia Bizantina) che si mette insieme a una nuova stelle emergente nel rap (Fasma). Uno scrittore e drammaturgo che costruirà un vero e proprio spettacolo con musicisti del calibro di Malika e Colapesce e Dimartino. Dobbiamo uscire fuori dalle nostre zone di comfort e sperimentare linguaggi nuovi in cui la bellezza può essere un vero e proprio attivatore.
L’idea di fondo del Festival Nazionale dell’Economia Civile è proprio quella di partire da noi, seminare ognuno con le sue differenze e capacità, trasformarci (insieme) e puntare alla luna come indica perfettamente l’immagine scelta come logo di questa quinta edizione.
Il perché dell’essere in presenza
L’evento sarà volutamente solo in presenza, perché il tempo delle relazioni che potremmo instaurare in quei giorni sarà tempo di cura e le cose che facciamo con tutto il nostro comitato promotore, le facciamo proprio con questa attenzione e anche per amore.
Ripartiamo dalle parole di un poeta indiano (Tagore) che amo particolarmente «Quando il sole tramonta non piangere perché le lacrime ti impedirebbero di vedere le stelle».
Nelle immagini l’edizione dello scorso anno – foto da Ufficio stampa
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