Ma perché devo tornare a scrivere quasi le stesse parole? Perché non può succedere, almeno una volta, che i fatti mi smentiscano, che la mia “sfiducia” nei confronti delle politiche governative sulla disabilità si riveli esagerata, oppure addirittura faziosa? Non lo so. Ma adesso, leggendo la presa di posizione, durissima, della Fish, la federazione italiana per il superamento dell’handicap, a proposito della Legge di Stabilità, non ce la faccio a tacere, ad aspettare.
In pochissime parole, se il testo non sarà modificato, e se ha ragione la Fish, pare che la legge preveda niente meno che l’azzeramento del Fondo nazionale per le non autosufficienze, l’azzeramento del Fondo per le politiche sociali, una bella sforbiciata al già esiguo Fondo nazionale per il diritto al lavoro. In questo bilancio non compare, ma va da sé, il taglio cospicuo ai fondi per l’inclusione scolastica (non a caso è partito a Milano il primo ricorso a norma di legge antidiscriminazione). Insomma, per usare una bieca espressione burocratica, è il “combinato disposto” di questi provvedimenti a provocare un moto di ribellione e di preoccupazione vivissima.
Se teniamo conto del fatto che la legge di Stabilità deve essere votata prima del dibattito sulla fiducia-sfiducia al governo Berlusconi, in programma il 14 dicembre prossimo, possiamo facilmente immaginare quanto stretto sia questo passaggio per chi voglia intervenire, seriamente, allo scopo di evitare una piccola catastrofe sociale. C’è infatti solo un modo per scongiurare il peggio: modificare drasticamente i criteri dei sacrifici e dei tagli di spesa. Non può essere che sia solo Tremonti, nella latitanza politica generale, a dettare le regole e le priorità. Non può essere che tutti i ministri abbiano rinunciato perfino all’orgoglio del loro ruolo di responsabili delle singole politiche. Non può essere che il welfare vada a farsi benedire in questo modo. Ma le forze parlamentari, di maggioranza e di opposizione, vecchie e nuove, saranno quasi sicuramente ligie all’impegno di non rallentare l’approvazione della Legge di Stabilità, altrimenti ne andrebbe di mezzo anche la fase due, quella cioè dell’apertura formale della crisi di Governo. Non solo: è vero che il nostro Paese ha problemi di stabilità economica, e che nelle prossime settimane vivremo una fase ancor più critica, legata anche all’andamento dei mercati internazionali. Ma tutto questo aggrava la preoccupazione, e non è una giustificazione accettabile, dal punto di vista di milioni di cittadini in difficoltà evidente.
Ho la sensazione che rispetto al caldissimo luglio, culminato nella manifestazione davanti a Montecitorio, adesso possa prevalere la rassegnazione. Il presidio delle persone colpite da sla, oggi, ha portato ad un impegno verbale di un funzionario ministeriale. Non c’è traccia di ministro. Come ci si può fidare? Tanto più che questa drammatica fase si inserisce nel contesto della più tortuosa e logorante crisi politica della cosiddetta Seconda Repubblica.
Da notare, fra l’altro, la consueta latitanza dei media, in questi giorni, nel racconto sui contenuti reali della legge di Stabilità. Le poche cose che sono state scritte sembrano provenire direttamente dalla cartella stampa del ministero dell’Economia. Il punto è che misure così drastiche rischiano, questa volta davvero, di riaprire le porte degli istituti, di favorire la reclusione in casa delle persone con disabilità, che si troveranno senza assistenza domiciliare, senza servizi, senza sostegno alla Vita indipendente, che faticosamente si stava diffondendo anche grazie all’impegno di alcune Regioni.
Siamo alla vigilia di un altro 3 dicembre, giornata internazionale delle persone con disabilità. Spero solo che ci sia il buon gusto di non inventarsi celebrazioni pubbliche. Ma temo che anche su questo sarò clamorosamente smentito. Stiamo davvero toccando il Fondo.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.