Politica
Steve Bannon: mai scambiare un lupo per un agnello
L'obiettivo - dichiara Steve Bannon, sempre più attivo nel ruolo di agente d'influenza nel nostro Paese - è «trafiggere al cuore l'Europa».Comunque vada per la formazione del prossimo governo, si preannuncia un autunno caldo e un inverno caldissimo: l'obiettivo sono le europee del 2019, per traghettare l'Europa continentale e mediterranea nell'orbita di Visegrad
di Marco Dotti
Un vecchio adagio, scherzoso ma non troppo ammoniva: un sistema sociale implode quando ognuno dei suoi membri è elevato al primo gradino della propria incompetenza. Oggi l'Italia come sistema sembra in questa situazione, al di là della buona o della mala fede dei singoli: un cortocircuito permanente fra competenza e posizione sociale.
Un ottimo bidello è spostato nella casella del preside. Uno straordinario preside si ritrova a dover ricoprire, mediocremente, il ruolo di bidello. E un professore molto bravo si ritrova, a sua volta, a operare in maniera anonima nel ruolo del suddetto preside. Quando all'incompetenza divenuta strutturale, soprattutto fra le élites, si unisce la frustrazione individuale la miscela è esplosiva. E quando questa miscela si condensa, eccola pronta a mutarsi in rabbia. È a questo punto che le cose si fanno serie e non c'è più nulla da ridere: appiccare un incendio è questione da niente.
Prendiamo il caso di Steve Bannon, miliardario specializzato in incendi politico-sociali, ex consulente di Donald Trump accolto domenica a Roma da una folla da rockstar che lo acclavama mentre lui lanciava i suoi strali contro gli «uomini di Davos» che averebero ridotto il nostro a un Paese a sovranità limitata. Nel Paese che fu di D'Annunzio (a tutt'oggi un modello per i populisti di mezzo mondo), Bannon viene a dare lezioni, non a prenderne.
Bannon, da oltre un anno, è infatti di casa in questo "nostro" Paese. Perché? Oggi è facile rispondere, anche se in pochi si azzardano a farlo. Fino a ieri erano le risatine o i commenti sulla sua (presunta) passione per il whiskey a prevalere. Oggi è l'ammiccamento. Tipica della nostra (auto-limitata) sovranità è prendere poco sul serio l'intelligenza altrui. salvo poi asservirsi ad essa appena i dati di fatto diventano incontrovertibili. E di Bannon tutto si può dire, fuorché non sia una mente lucidissima. E i dati di fatto gli stanno dando sempre più ragione. Anche perché, come lui stesso ricordava, Bannon non è un teorico, ma un pragmatico («sono uno street-fighters»).
A Roma, Bannon, ha aperto una sede di Breitbart, il mega-media che ruota attorno alla galassia populista. Con Benjamin Harnwell, un ex politico inglese conservatore, fondatore del Dignitatis Humanae Institute, nel cui advisory board è presieduto dall'anti-bergogliano Cardinale Raymond Burke, ha inoltre ottenuto in concessione gratuita il monumento nazionale della Certosa di Trisulti. Anche nell'imminenza dell'ultimo spoglio elettorale Bannon, come un predatore astutissimo che presagisce l'arrivo della preda, era segnalato a Roma. Insomma, si è organizzato da un po'.
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Se tanti indizi fanno una prova, qui di indizi ce ne sono a decine. Ma delle prove, oramai, non sappiamo più cosa farcene. Le dichiarazioni che Bannon non lesina ai media, d'altronde, non ne fanno un'eminenza oscura ma un attore oramai dichiarato inserito come una scheggia nel nostro sistema. Su questa destabilizzazione oggettiva del nostro Paese, condotta dietro il velo della retorica antisistema, nessuno fra le istituzioni sembra aver alcunché da ribattere: tutto normale? O forse dovremmo concluderne che il sistema è già imploso.
«Trafiggerebbe Bruxelles al cuore», ha dichiarato apertamente Bannon il 4 marzo scorso.
Farneticazioni? Profezie strampalate? Forse è bene prenderlo sul serio, fin da ora. Le peggiori profezie sono sempre quelle che si autoavverano.
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