Cultura

Stepchild e adozione internazionale, cosa dice (davvero) la legge?

Le norme di cui si discuterà tra pochi giorni in Parlamento sono diverse dall'adozione internazionale, ma spesso il dibattito di queste ore confonde i piani e sopratutto le norme. Facciamo il punto con un esperto del settore

di Gabriella Meroni

Il tema delle adozioni pare essere uno degli argomenti al centro del dibattito non solo culturale ma anche politico del nostro Paese. Il disegno di legge sulle unioni civili e le stepchild adoption di prossimo esame in Parlamento, i rumors sempre più insistenti su un imminente cambio ai vertici della Commissione Adozioni Internazionali, costituiscono i due principali argomenti sulla materia. Abbiamo quindi pensato di chiedere l’opinione di Paolo Briziobello, commercialista torinese che da anni segue anche a livello istituzionale il mondo delle adozioni e delle adozioni internazionali.

Briziobello, entriamo direttamente nel vivo: stepchild adoption, adozioni. Cosa sta succedendo?
Succede che il dibattito a cui stiamo assistendo tende a passare da un piano concettuale e normativo ad un piano più meramente ideologico dei singoli che ne discutono. Per dirla meglio, a leggere ed ascoltare le tante voci di questi giorni, pare che le sensibilità siano prioritarie e vengano addirittura prima della conoscenza delle norme già esistenti o che si vorrebbero inserire nel nostro ordinamento giuridico. Nessuno sinora ha parlato delle norme esistenti.

Facciamolo.
Innanzitutto premetto che appartengo a coloro i quali hanno il massimo rispetto per le sensibilità di ciascuno. Detto ciò, un conto sono le sensibilità e un conto sono le battaglie ideologiche. Partiamo dal DDL in prossima discussione. Le stepchild riguardano la prospettiva di garantire pieni diritti al figlio di uno dei due componenti l’unione civile tra persone dello stesso sesso attraverso il riconoscimento di uno status che permetta il dovere in capo all’altro componente il nuovo nucleo di dare continuità ai legami con il minore stesso. Legami non solo affettivi che si sono evidentemente costruiti nell’ambito dell’unione medesima.
Cosa ci sia di anomalo in tale ipotesi di norma, francamente mi sfugge. E mi sfugge soprattutto se nel dibattito intervengono argomenti davvero fuorvianti quali quelli di cui si legge: adozioni ai gay, utero in affitto, maternità surrogate.

Secondo lei dunque questi temi, sia a livello normativo esistente sia a livello di DDL delle unioni civili, nulla c’entrano con le stepchild adoption?
Non solo non c’entrano, ma addirittura sta accadendo che l’introduzione fuorviante nel dibattito di questi temi sposti completamente l’attenzione dal vero obiettivo sociale che sta alla base del DDL sulle unioni civili nel passaggio sulle stepchild, ovvero il superiore interesse del minore. Se si vuole poi anche discutere di materie diverse dalle unioni civili e dalle stepchild, bisogna prima di tutto partire dal dato imprescindibile dell’esistenza di precise norme di diritto nazionale ed internazionale che già regolamentano tali materie, ovvero le leggi 184 del 1983 e 476 del 1998, la specifica normativa di dettaglio e funzionamento degli Enti Autorizzati contenuta nella Delibera 13/2008/SG della Commissione Adozioni Internazionali, oltre naturalmente alla Convenzione dell’Aja che rappresenta un punto fermo in tema di diritti dell’infanzia per tutti i Paesi che l’hanno ratificata, tra cui l’Italia. All’interno di questo panorama normativo italiano ed internazionale si trovano tutti gli elementi per permettere di ragionare con senso compiuto intorno ai temi di stretta attualità, che non riguardano evidentemente solo le stepchild adoption ma anche l’intero settore delle adozioni nazionali ed internazionali. E’ insomma chiaro che se si vuole evitare di parlare con il solo scopo di dar fiato ai propri “sentiment”, occorrono due precise considerazioni di base: avere a mente che il principio cardine è il supremo interesse del minore; conoscere veramente e non solo per sentito dire queste leggi, che cosa contengono e che cosa disciplinano, ed avere sempre a mente e conoscere anche la “mens giuridica” delle norme esistenti.

In tanti propongono l’affido rinforzato al posto della stepchild. Lei cosa ne pensa?
Mi pare una stravaganza quella di pensare di proporre un compromesso al ribasso sui diritti dei bambini, utile solo a ostacolare in ogni modo un percorso giuridico che riconosca ad ogni bambino il sacrosanto diritto di avere due genitori, solo perché uniti da vincoli diversi dal matrimonio che attualmente conosciamo. Vorrei ricordare che l’art. 44 della L. 184/83 già prevede l’adozione in casi particolari da parte di soggetti diversi dal genitore naturale. Finora solo attraverso il ricorso ai Giudici è stato però possibile il riconoscimento, in alcuni casi, di tale diritto del minore.

Altro fronte caldo è quello delle adozioni internazionali. Voci insistenti danno per imminente un avvicendamento ai vertici della CAI. Cosa ci dice al proposito?
Sull’attuale CAI è di tutta evidenza che a norma di legge essa ha la funzione di organo Istituzionale di riferimento e Vigilanza con compiti e modalità di funzionamento precisi e puntuali. Ormai dal Giugno del 2014 la CAI non si riunisce, quindi non delibera collegialmente. Addirittura non se ne conoscono i componenti effettivi. Sempre più spesso vengono segnalate criticità operative concrete nei rapporti tra gli Enti e la Commissione che poi si ripercuotono nei rapporti con le Famiglie generando un loop pericolosissimo.

Cosa si sente di suggerire in proposito?
Occorre riprendere in mano e applicare le norme che esistono, ristabilire i ruoli in capo a soggetti diversi ai vari livelli per permettere all’intera filiera di gestire ogni questione con l’ordinaria diligenza e serenità che oggi sembra mancare, riattivare il costruttivo dialogo fatto anche di periodici incontri tra le Autorità Estere e gli Enti Autorizzati che è venuto meno da quasi due anni. Intanto, istituzionalmente, con il contributo degli attori qualificati e competenti in materia, procedere con interventi organici opportuni a migliorare il sistema adozioni per giungere ad adeguati interventi su norme e regolamenti. Ma finché non saranno entrate in vigore le nuove disposizioni, occorre fare riferimento alle leggi ed ai regolamenti che esistono.

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