Salute

Stazione eretta

di Noria Nalli

Eccomi qua! In piedi, dopo un giro in macchina con la famiglia! In piedi senza avere davanti a me,  la presenza protettiva del deambulatore, libera e scoperta verso il mondo. Il mio volto è teso, preoccupato,  ma non perché faccia fatica, sono vicina al sedile della macchina,  pronto ad accogliermi al primo cedimento. Il  mio volto esprime bene quello che ancora provo nei confronti della “stazione eretta”. Timore, desiderio di fuga da una dimensione a cui sento ormai di appartenere solo a metà. È molto tempo che non faccio più fisioterapia, ma voglio presto riprendere. Anche il mio peso influisce sulle difficoltà delle mie gambe, i cui muscoli tendo all’ipertono ad irrigidirsi come marmo dopo la stanchezza o lo stress emotivo. No, non credo che riprenderò a camminare senza ausili e forse non ne sento nemmeno la necessità. Ma camminare sempre di più,  questo si dovrei farlo. Noi sclerotici, colpiti agli arti inferiori, rischiamo di diventare dei disabili “ibridi”, che possono usare le stampelle, il deambulatore o la carrozzina, in base alle situazioni e alla lunghezza del tragitto. A volte poi godiamo di periodi aurei, in cui ci muoviamo liberamente senza alcun ausilio. La stazione eretta, insomma, dobbiamo conquistarcela ogni giorno.

p.s. In effetti quando cammino col deambulatore, tengo il sedere indietro in modo così buffo, da sembrare una scimmia.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.