Non profit
Stato bisca: 16 anni fa noi la vedevamo così, ma è andata pure peggio
Se l'albero si riconosce dai frutti, i frutti dell'azzardo sono bacati. Ma criticare i frutti non basta, se la critica fornisce alibi alle radici. Nell'aprile del 2000, "Vita" dedicò un ampio servizio all'usura dell'azzardo di massa con un numero che, riletto oggi, ci porta dritto al cuore del problema: perché lo Stato diffonde sofferenza, miseria, predazione finanziaria e poi si concede pure il lusso di stanziare soldi per la prevenzione? Da chi dovrebbero guardarsi i futuri, potenziali giocatori se non proprio dallo Stato? Rileggiamo.
di Marco Dotti
Facciamo un breve collage dei titoletti che componevano l'ampio servizio di Barbara Fabiani, pubblicato il 14 aprile del 2000 su Vita, allora settimanale. Primo titoletto: "Con il gioco legale cresce il gioco illegale". Caspita, proprio ieri, nel Lazio, i soliti arresti per legami tra cosche, azzardo e usura. Ma non ci avevano detto che la grande ondata di legalizzazioni degli anni Novanta aveva risolto il problema?
Secondo titoletto: "Lo Stato diffinde la psicopatologia da azzardo". Terzo titoletto: "Le cosche puntano al finanziamento, E l'usura ringrazia".
La copertina di Vita parlava chiaro: "Azzardo di Stato. Così il gioco avvelena l'Italia". Era il 2000 e le slot machine a cui dedichiamo il numero che oggi, sedici anni dopo, col titolo Exit Slot mandiamo in edicola ancora non avevano fatto il loro ingresso "sul mercato dell'offerta legale", come la chiamano i professionisti del settore.
"Negli ultimi cinque anni l'Italia ha conosciuto un boom senza precedenti dell'azzardo legale e di quello fuorilegge. Per un giro d'affari annuo di quasi 60 mila miliardi di lire. E intanto sono sempre più numerosi i giocatori indebitati che finiscono in mano agli usurai e quelli patologici che si rivolgono a psichiatri e ai servizi sanitari. Una ricerca accusa", scriveva la Fabiani. La ricerca, manco a dirlo, era stata commissionata dalla Consulta Nazionale Antiusura, allora come ora sempre in prima linea sul fronte nel contrasto a questo fenomeno. Secondo la ricerca il fenomeno dell'azzardo di massa avrebbe comportato presto profonde ricadute, già avvertibili in quella primavera del 2000, sulla salute del tessuto sociale italiano. Non solo, secondo lo studio – riporta Barbara Fabiani – "la crescita del gioco legale è proporzionale alla crescita del gioco illegale (fatturato 1999 circa 18mila miliardi di lire tra Totonero, bische, cambio assegni, scommesse) e ai fenomeni di criminalità ad esso connesso come l'usura".
La fotografia della società italiana al volgere del millennio attesta una crescita esponenziale del gioco illegale parallela a quella delle scommesse e lotterie legali. Un settore in cui, in appena 5 anni, gli italiani avevano triplicato la loro spesa passando da 12.100 miliardi nel 1994 a oltre 35 mila miliardi nel 1999 una cifra che corrispondeva al 60% del bilancio del Ministero della pubblica istruzione.
La concorrenza criminale al monopolio dello Stato non è intaccata dall'inflazione di giochi istantanei e di estrazioni con poste a dieci zeri. Anzi, lo sviluppo dell'azione giudiziaria di contrasto alle pratiche clandestine mette in luce uno sconcertante tandem tra il legalizzato e il criminale: il successo delle operazioni di marketing del primo finisce per riflettersi sull'espansione dell'altro
Consulta Nazionale Antiusura, Ricerca sull’azzardo degli italiani, 2000, p. 4.
In media, nel 2000 ogni famiglia italiana dissipava annualmente 1.800.000 lire per partecipare a una o più pratiche di azzardo legale. Il curatore della ricerca è Maurizio Fiasco che così descriveva la situazione:
La nuova tendenza è stata innescata a cavallo degli anni Novanta come risposta alla crisi fiscale dello Stato: prima si è aumentato il numero delle lotterie, iniziativa presa dal ministro Formica e continuata dal suo successore Fantozzi che ne istituì addirittura 18. Poi, dopo l'inflazione delle lotterie, con il ministro Visco si è passati all'offerta di nuovi prodotti: al "Gratta e vinci", oggi quasi superato, all'odierno SuperEnalotto, sino ai prossimi debutti di Bingo e Formula 101
Maurizio Fiasco, Vita, 14 aprile 2000
Che il processo non si sarebbe fermato alla sperimentazione del Lotto Telefonico in quattro città italiane era evidente. "La strategia di vendita dei nuovi prodotti ha puntato sullo studio accurato delle abitudini del consumatore e sull'invasione degli spazi della vita quotidiana. Non più 'il rito' settimanale tipico della tradizione ma un susseguirsi di opportunità di scommessa diversificate e ravvicinate", sottolineava Fiasco.
Secondo Fiasco, allora consulente della Commissione antimafia, ci sarebbe una stretta correlazione tra l'offerta legale di scommesse e il crescere e il diffondersi di un'analoga offerta dal fronte criminale: una"sinergia di marketing" tra gioco legale e illegale.
In sintesi, in questo mercato ingrandito e allargato di giocatori, la mafia e la camorra propongono i loro prodotti, avvicinano nuovi potenziali clienti e li coinvolgono con "finanziamenti personalizzati".
"Lo Stato incoraggia un uso irresponsabile del denaro", ammoniva allora padre Massimo Rastrelli, presidente della Consulta Nazionale delle fondazioni antiusura, "i debiti di gioco oggi sono al quinto posto tra le causedell'usura. Vorremmo parlare di questi problemi al ministro del Tesoro Giuliano Amato,che invece sono mesi che neanche risponde ai nostri telefax!".
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