Famiglia
Statistiche. Se un dato indica il suo contrario.
Intervista a Giancarlo Rovati.
Ma quanti sono i poveri in Italia? O meglio, oggi ci sono più o meno poveri di ieri? Le polemiche innescate dalla presentazione del Rapporto Italia dell?Eurispes, al di là di ogni interpretazione ideologica, sono alimentate anche dallo stesso metodo di rilevazione dei dati e di costruzione dei modelli statistici e sociologici utilizzati. Modelli ben conosciuti dal professor Giancarlo Rovati, docente di Metodologia delle scienze sociali all?Università Cattolica e presidente della Commissione d?indagine sull?esclusione sociale. “Osservando l?andamento della povertà relativa, nel 2002 (gli ultimi dati diffusi), notiamo che questa è diminuita di un punto percentuale rispetto all?anno precedente, attestandosi sulla soglia dell?11% a livello nazionale”.
Vita: Allora ci sono meno poveri?
Giancarlo Rovati: Sì, ma solo perché si è tutti un po? più poveri.
Vita: Ci spieghi meglio…
Rovati: La soglia di povertà è calcolata in base alla spesa media pro capite degli italiani. Se, come è capitato, gli italiani spendono di meno perché non possono permettersi più determinati acquisti, la spesa media si abbassa e quindi sotto questa linea rimangono meno famiglie. Quindi risulta che ci sono meno poveri ma è una distorsione perché in effetti c?è stato uno schiacciamento verso il basso del tenore di vita.
Vita: Come si può comprendere questo meccanismo leggendo le statistiche?
Rovati: Nel 2002, la spesa media pro capite degli italiani è stata pari a 823,45 euro a fronte del corrispondente valore di 814,55 euro dell?anno precedente. A prima vista sembra di più, ma se si tiene conto anche del solo tasso di inflazione ufficiale, pari al 3,62%, la cifra avrebbe dovuto essere pari a 844,04 euro. E così non è stato.
Vita: E chi è diventato più povero?
Rovati: Innanzitutto, chi ha potuto comprimere le spese, cioè chi non era già considerato povero. E poi anche gli stessi poveri. Lo vediamo dagli indici di ?intensità di povertà? che misurano quanto povere siano le famiglie povere. Si è passati dal 21,1 al 21,4% per i relativamente poveri e dal 19,3 al 19,6% per quelli assoluti.
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