Salute

Stati vegetativi: nuova struttura della Fondazione Don Gnocchi

Inaugurata oggi a Milano l’unità operativa dell’Istituto Palazzolo per gravi cerebrolesioni e malattie degenerative

di Redazione

«Oggi si discute tanto di testamento biologico e di fine vita, noi invece abbiamo scelto di restituire dignità alla vita e di essere accanto alla vita sempre, fino ai suoi estremi confini, costi quello che costi. Non solo dal punto di vista dei valori, ma anche attraverso le apparecchiature elettroniche più sofisticate». Così monsignor Angelo Bazzari, presidente della Fondazione Don Gnocchi, ha evocato la mission indicata dal beato don Carlo Gnocchi nel corso dell’inaugurazione della nuova unità operativa per le cerebrolesioni e le malattie neurodegenerative. La cerimonia ufficiale si è svolta questa mattina all’Istituto Palazzolo di Milano, «una struttura carica di anni, piena di storie di salute, in fase di profonda trasformazione», come ha ricordato monsignor Bazzari.

La nuova unità aggiunge un altro importante tassello nella politica di potenziamento dei servizi che la Fondazione Don Gnocchi dedica alle persone più fragili, con l’obiettivo di migliorare la loro qualità della vita. Da alcuni anni infatti ha attivato unità operative che accolgono gravi cerebrolesi dall’inizio della riabilitazione fino alla fase degli esiti e del reinserimento sociale. Un impegno quotidiano, con oltre 250 pazienti ricoverati ogni anno, realizzato grazie a una rete d’avanguardia che coinvolge molti operatori (medici specialisti, infermieri, operatori assistenziali, fisioterapisti, logopedisti, psicologi, terapisti occupazionali, assistenti sociali) impegnati e coinvolti nei percorsi di cura in varie strutture sparse in Italia, dalla Lombardia al Piemonte, dalla Liguria alla Campania.

L’unità specialistica inaugurata oggi a Milano si trova all’interno della Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA) per anziani dell’Istituto “Palazzolo-Don Gnocchi” e ha una dotazione di 51 posti letto. «Rappresenta un’iniziativa unica nel suo genere a Milano e tra le poche dedicate in Lombardia. Alle istituzioni chiediamo di non lasciare sola la Fondazione che propone questi modelli di assistenza differenziata. Per fare in modo che la sperimentazione possa diventare una realtà concreta», ha affermato il direttore del Polo Lombardia2 – Fondazione Don Gnocchi Maurizio Ripamonti.

L’accoglienza e la cura delle persone affette da grave cerebrolesione acquisita all’Istituto Palazzolo di Milano è iniziata nel 2002, per accogliere persone che non potevano essere adeguatamente assistite a domicilio. «L’idea era di prenderci cura di situazioni estremamente complesse. Nel tempo il nostro modo di lavorare si è profondamente trasformato perché in realtà si è trattato di una presa in carico totale di queste persone. Ma non possiamo più solo “farci carico”, dobbiamo creare un programma individuale perché c’è un grande problema legato a diagnosi errate», ha commentato Guya Devalle, primario della nuova unità operativa. «E poi occorre fare uno sforzo culturale per non considerare più la lungodegenza come un cronicario, ma un punto di partenza di nuovi percorsi di cura».

All’inaugurazione sono intervenuti anche Luisa Arzaghi, direttore del servizio handicap del Comune di Milano, che ha promesso un impegno concreto dell’istituzione che si farà carico di una parte della retta dei ricoverati, e Mario Melazzini, in veste di coordinatore del Gruppo di Approfondimento Tecnico per il coordinamento e l’integrazione delle politiche regionali a favore della persone con disabilità  della Regione Lombardia. «La Regione è molto attenta a questi problemi, tanto è vero che già dal 2007 si è attivata sia con un assegno di supporto alle famiglie, sia con ricoveri di sollievo, sia con l’accoglimento in strutture residenziali», ha detto Melazzini. «Ma ci sono ancora molte battaglie comuni da fare nella sfida contro le fragilità. Per procedere nel senso dell’ascolto dell’identificazione del bisogno e prendersi carico delle famiglie».

L’ultimo intervento è stato quello di Massimo Ponzellini, presidente della Banca Popolare di Milano che ha contribuito con un generoso sostegno alla realizzazione della nuova unità operativa per le celebrolesioni. Dopo essersi impegnato a mantenere la fetta di bilancio dedicata al settore sociale, Ponzellini ha concluso: «Il problema è che questo impegno non riesce a tradursi nel modo giusto là dove si decidono le allocazioni finanziarie dell’Italia o dell’Europa.  Quanto di più si potrebbe fare avvicinandosi di più alla vera ragione per cui si fa qualcosa: che è di avere un sorriso da qualcuno. Ma nessuno si è mai posto il problema di “quanto vale un sorriso”. Il sorriso come utile netto distribuito è difficile da conquistare È un’operazione difficile, profonda e destabilizzante».

 


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