Politica

Stati vegetativi: Napolitano risponde a Crisafulli

«Richiamo l’attenzione sui bisogno di maggiore intensità di cura e di assistenza delle persone che lottano per la vita», dice il Presidente

di Sara De Carli

«Caro Presidente, la mia, come quella degli altri soggetti nella mia condizione non è la volontà di morire ma di vivere. Di vivere come meglio si può, anche nella condizione in cui siamo. Noi non siamo dei ?vegetali? siamo delle persone che, sia pure nello stato di incomunicabilità, in cui siamo, comprendono tutto, elaborano, ascoltano, discerno». Così scriveva il 29 marzo Salvatore Crisafulli al presidente Napolitano, facendosi portavoce delle altre 39 persone con lui in sciopero della fame.
Il 5 aprile è arrivata la risposta di Napolitano, pubblicata oggi sul sito di Crisafulli. Eccola.

Gentile Signor Crisafulli,
la ringrazio per avermi reso partecipe della decisione dì accogliere l?appello rivoltole dal ministro Livia Turco e di interrompere l?astensione di assumere qualsiasi tipo di alimento?. E sono lieto che abbia chiesto a quanti con lei hanno condiviso quella forma estrema di ?protesta? di seguirla anche in questa responsabile scelta.
Leggo che l?ha fatto confidando nella mia personale attenzione ?ai fatti della vita?, e vorrei confermarle l?impegno, già affermato lo scorso dicembre in occasione della Giornata europea delle persone con disabilità, affinchè le istituzioni facciano fronte alla ?grande questione di umanità e civiltà? costituita da tutte le ?barriere materiali e immateriali?.

Avverto nella sua lettera gli stessi sentimenti di dolore che mi avevano indotto, all?indomani dell?appello rivoltomi da Pier Giorgio Welby, a raccogliere quel messaggio di tragica sofferenza, con umana partecipazione e assoluta considerazione per tutte le opinioni relative a vicende che mettono in discussione la dignità e il valore della vita umana.
Così come ho inteso, allora, sollecitare un confronto sensibile e un chiarimento responsabile su quella questione eticamente delicata, tengo ora a richiamare l?attenzione sui bisogno di maggiore intensità di cura e di assistenza delle persone che lottano per la vita (e non -come lei scrive – per una vita ?vegetale?) contro il male. Anche con percorsi assistenziali personali, che siano adeguati e rispettosi della qualità della vita nelle particolari condizioni imposte dal decorso della malattia. Per i quali è necessario – a seguito della riforma del tìtolo V della Costituzione – l?attivo concorso dei diversi soggetti responsabili: dal governo centrale, cui spetta garantire la effettiva tutela del diritto alla salute in tutto il paese, alle Regioni e gli Enti locali che debbono assicurare i livelli essenziali di assistenza con standard di qualità uniformi nel Paese.

E?, quindi, giusto che le forze politiche si mostrino consapevoli della responsabilità di dare piena attuazione ad un principio fondamentale della convivenza civile, quale è il diritto alla salute e a condizioni di vita dignitosa. E mi auguro che, pur nell?ambito di quanto prescritto dall?ari 1 del D.L. 3.1.2006, n.l (?Gli elettori affetti da gravi infermità, tali da impedirne l?allontanamento dall?abitazione in cui dimorano, che sì trovino in condizioni di dipendenza continuativa e vitale da apparecchiature elettromedicali sono ammessi al voto nella predetta dimora?), voi stessi possiate esercitare – e così esserne partecipi – questo essenziale diritto di cittadinanza.

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