Economia

Stati generali di Cgm. Un bagno di realismo

La rete di coopertive sociali studia le future strategie

di Redazione

Ottanta partecipanti da tutta italia per stabilire le prossime strategie di sviluppo: sono inizati oggi a Milano gli stati generali di CGM, la piú grande rete italiana di cooperative sociali (nella foto la presidente Claudia Fiaschi). Un momento importante, in cui senza retorica non si sono tenuti nascosti i problemi e l’elamrignazione che oggi il sociale sta subendo in Italia.

Come ha dimostrato la relazione che ha aperto i lavori di Nereo Zamaro di Istat. «Nella lotta di potere tra stato e mercato», ha spiegato Zamaro, «la società civile ed il terzo settore sono ignorati. Lo vediamo nelle misure anticrisi, dove si registra ruolo defilato della cooperazione e del terzosettore. Una situazione che risuona come una condanna alla irrilevanza». Non c’è una cultura normativa e di policy della coesione sociale, ha spiegato sempre Zamaro. «Siamo tornati indietro di 100 anni». Il ricercatore Istat ha poi detto che non occorre fare analisi di sistema della cooperazione sociale. «Più utile approfondire determinati aspetti: servizi, territori». Zamaro ha poi presentato dati inediti sulla cooperazione sociale: la crescita è rallentata dalla crisi comunque è maggiore rispetto alle coop in generale. La cooperazione sociale crea occupazione, anche dove diminuisce il numero di imprese. «Ma in altri contesti cresce più il numero di cooperative che quello di occupati. In generale la consistenza aumenta».

È intervenuto poi Serio Gatti, direttore di Federcasse. «Serve spinta culturale, politica e normativa», ha detto. Il sistema Bcc ha garantito 275 milioni di credito alla cooperazione sociale che rappresentano il 17% del totale del credito a un settore che presenta bassissima rischiosità «in particolare se ci sono di mezzo le BCC. «E questo dimostra quanto sia virtuoso il credito relazionale», ha commentato Gatti. Che poi ha evidenziato un rischio: «Che l’impresa sociale venga essa stessa omologata. Anche se è positivo l’ingresso di nuovi players».« È il momento di un riformismo grintoso», ha concluso Gatti. «C’è molto lavoro da fare, soprattutto nel mercato del lavoro e dell’inserimento lavorativ. E teniamo conto che il contesto prevede sempre meno servizi pubblici e minore qualità: da giugno in poi i nodi al pettine».

Altro intervento della giornata è stato quello di Alberto Fontana di Fondazione Cariplo. Che ha evidenziato una criticità: «La cooperazione sociale ha diminuito la sua capacità di proposta progettuale rispetto alla fondazione Cariplo: abbiamo avuto un -3%. La cooperazione sociale non sa promuovere il proprio prodotto, la propria strategia e la propria missione cooperazione: piccolo non è brutto… Piuttosto grande è necessario. soprattutto in termini di patrimonializzazione». Fontana ha poi fatto ricorso a una metafora: « Copme per gli scacchi la vera competenza è saper aprire e chiudere la partita: manca un posizionamento di mercato»


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