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Stati generali delle fondazioni europee: rifugiati al centro
All'Assemblea Generale dello European Foundation Centre, ad Amsterdam, i giganti della filantropia internazionale si sono riuniti per discutere delle emergenze globali più pressanti. Focus sulla crisi migranti
Sono quasi un milione i migranti e rifugiati arrivati in Europa nel 2015. 3600 sono morti durante il tragitto.
"Hanno preso dei barconi e sono partiti. Una volta li chiamavano esploratori, conquistatori. Adesso le persone stanno prendendo di nuovo la via del mare, ma stavolta li chiamiamo profughi, migranti, scrocconi. Perche' non li chiamiamo persone? Perche' non le chiamiamo famiglie?" ha detto Lyse Doucet, giornalista canadese e Chief Correspondent Internazionale della BBC, alla Plenaria di apertura della conferenza annuale dell’Assemblea Generale Annuale dell’European Foundation Centre.
Due giorni dopo l’inizio dello smantellamento da parte delle autorità greche del più grande campo profughi di Europa, Idomeni, al sud del confine con la Macedonia, circa 600 protagonisti del mondo della filantropia si sono presentati alla conferenza di tre giorni dello European Foundation Centre ad Amsterdam, per dialogare su come alleviare la crisi migranti e confrontarsi sulle tante altre sfide umanitarie a livello globale.
Doucet, che ha condotto numerosi reportages sui profughi, ha anche sottolineato l'importanza di trovare nuovi modi di lavorare insieme per consentire alle persone la possibilita’ di vivere una vita dignitosa, perché il sistema attuale di protezione per i rifugiati semplicemente non funziona. "La crisi migranti è un test. Siamo in un zeitgeist (lo spirito del tempo) dove stiamo vivendo simultaneamente i migliori e peggiori dei tempi… Questi sono tempi che possono portare fuori il meglio o il peggio di noi,” ha aggiunto.
Superare le differenze di interessi e punti di vista è uno dei tratti distintivi delle storie di successo dell’UE negli ultimi decenni. Perché adesso per l'UE e’ cosi’ difficile trovare una soluzione comune? La risposta sta l'enorme sensibilità politica del problema. "Mentre gli europei aprivano le porte di casa loro alla gente, alcuni paesi hanno iniziato a chiudere i loro confini", ha detto Peter Bouckaert, Direttore degli Eventi di Human Rights Watch, sottolineando che, anche se i numeri di arrivi in Europa continuassero a rimanere agli stessi livelli di quelli del 2015 nei prossimi anni, i migranti rappresenteranno ancora solo lo 0,4% della popolazione entro la fine del 2017. Questo significa uno su ogni 250 persone. La vera crisi dei rifugiati si trova nella regione attorno alla Siria, l'Iraq e l’Afghanistan: essendo questi anche i tre paesi che rappresentavano quasi il 90% degli arrivi in Grecia al culmine della crisi l’anno scorso. In Libano, ad esempio, uno su ogni quattro persone è un profugo siriano. Attualmente circa 60 milioni di persone nel mondo sono sfollate, o in cerca di rifugio: un livello di spostamento che non si vedeva dai tempi della Seconda Guerra Mondiale
Eppure, parlando in merito all’accordo dell’UE con la Turchia sulla questione migranti per fermare il flusso di rifugiati in Grecia, Bouckaert ha sottolineato che tale accordo non funziona: l'Europa non può esternalizzare le proprie responsabilità, o cercare di limitarle, rifilando l'onere degli sforzi e degli impegni alla Grecia e l'Italia. La Zona Schengen dell'Unione Europea, che consente la libertà di movimento tra gli stati membri, è sotto attacco, ed i rifugiati si ritrovano bloccati nella terra di nessuno.
Quindi: quale ruolo possono svolgere le fondazioni per affrontare questa crisi? Secondo Bouckaert, il sostegno delle fondazioni si potrebbe concretizzare attraverso la promozione di un sistema unico ed unificato per la gestione delle domande d’asilo in Europa. "Il sistema di Dublino è vecchio ed ingiusto, e deve essere sostituito con un nuovo sistema che si basa sulla condivisione delle responsabilità tra i paesi membri in maniera più equa". In secondo luogo, è necessario fare più sforzi per sostenere l'integrazione dei nuovi arrivati nelle società riceventi. Infine, le fondazioni potrebbero svolgere un ruolo fondamentale per aumentare la consapevolezza che i rifugiati che arrivano in Europa sono solo un sintomo di una crisi molto più profonda, in un Medio Oriente destabilizzato da conflitti violenti e senza fine, ed in alcune parti dell'Africa che sono sempre più devastate dai cambiamenti climatici, governi inadeguati, e tanta corruzione.
"Circa 130 milioni di persone sono attualmente sfollate in tutto il mondo”, ha ricordato Kristalina Georgieva. Al vertice umanitario mondiale ad Istanbul, la vicepresidente della Commissione e responsabile del bilancio, ha lanciato il "Grand Bargain": un progetto ideato per aiutare ad affrontare la carenza di finanziamenti per le operazioni umanitarie, di circa $15 miliardi. Georgieva ha elencato tre aree di cambiamento che sono necessarie per affrontare la crisi migratoria: creare un sistema di asilo per l'Europa che sia in grado di fornire un accesso migliore alle procedure di asilo per coloro che sono in cerca di protezione; creare una Guardia di Frontiera e Guardia Costiera Europea, al fine di garantire una gestione forte e condivisa dei flussi che arrivano dall’esterno, così anche "per arginare l'ansia di coloro che, per paura, potrebbero cadere vittima dell’appeal del populismo"; e soddisfare le esigenze delle persone nei paesi d’origine. La Commissione Europea prevede l’arrivo di altri tre milioni di migranti in Europa entro il 2017. "Tale flusso dimostra come la crisi migranti ci sia arrivata addosso come uno tsunami a rallentatore. Siamo rimasti fissi a guardare e sperare che sarebbe passato senza toccarci. Invece non lo ha fatto,” ha concluso.
Foto: ARIS MESSINIS/AFP/Getty Images
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