Formazione

Stati generali della scuola: la nostra cronaca

La nostra inviata nella platea dello show. Ecco cosa è davvero successo

di Barbara Fabiani

Da quando gli studi televisivi vanno protetti con i carabinieri a cavallo? Perché è in questo che oggi è stato trasformato il palazzo dei congressi di Roma, dove si stanno svolgendo gli Stati Generali dell?Istruzione, nel palcoscenico di una kermesse televisiva degna del palinsesto domenicale.
Ma procediamo con ordine (e ?ordine? è la parola adatta). Il palazzo dei Congressi è stato transennato ad un isolato di distanza, l?imbocco delle strade di accesso sono state chiuse da due furgoncini dei carbinieri, sono almeno una dozzina le camionette della polizia, anche di più le volanti e intorno al palazzo, in fila indiana, girano come fossero al maneggio una dozzina di carbinieri a cavallo. Tutto questo dispiegamento di forze per tener lontano un sit in dei cobas e un gruppeto di studenti romani che a metà mattina già decidono di andarsene.
Ma quando finirà la sindrome di Genova e torneremo un paese normale?
E dentro l?edificio sta il cuore pulsante degli Stati Generali dell?Istruzione: il palcoscenico.
Un emiciclo rialzato che domina una platea di 500/600 ?spettatori? (anche un po? insofferenti allo spettacolo, come dimostreranno a fine giornata), allestito con dei larghi cubi bianchi e delle gradinate alla talk show. Davvero un bel palco, molto telegenico, si nota l?esperienza della ?Mcc? Maurizio Costanzo Comunicazione, che ha curato l?evento nonostante l?invito dell?Arci a strasene lontano (?business is business?). Per fortuna c?è al centro il tavolo della Ministra, sobrio e tradizionale a ricordare la presenza delle istituzioni. E mentre un gruppo di esperti (insegnanti e dirigenti scolastici) selezionati dal Ministero non si sa in base a quale criterio a commentare la riforma a nome di chi, seduti sui cubi si passano il microfono mentre aleggia sulle loro teste una telecamera agganciata ad un lunghissimo braccio meccanico. Con consumata regia le immagini sono trasmesse in diretta su Rai Educational e in videostream su internet. Tutt?intorno 50 body guard in loden nero, pizzetto curato e auricolare a fare anche da gradevole cornice estetica.
Questi Stati generali, se il titolo non fa anch?esso parte della strategia di comunicazione, non sono stati un dibattito vero e proprio su una proposta di cambiamento di parte del sistema Paese, ma una mega convegno celebrativo della ?proposta Bertagna?.
Perché, chiariamolo subito, il contraddittorio tra gli ?esperti? non c?è stato. Al massimo si è detto dei ?punti di forza e i punti prospettici della riforma?. Qualcuno è stato anche più realista del re, come il rettore del politecnico di Milano secondo il quale ?se la scuola proteggeva i deboli, la nuova scuola dovrà proteggere soprattutto i talenti, quelli di chi ha capacità e volontà?. Perfetto. Questo spiega perché in tutta la giornata non si è parlato di handicap e integrazione scolastica.
Per fortuna, oltre gli ?esperti? ci sono stati anche i rappresentanti degli studenti tutti intervenuti per dissociarsi da un incontro che ?sembra una televendita dove invece degli aspirapolveri si vende il futuro dei propri figli?. Gli interventi dei ragazzi sono stati gli unici a ricevere applasui a scena aperta, con grida e urla da supporter, da una platea francamente esausta.
Ragazzi che hanno in qualche modo ?vendicato? anche gli incolpevoli loro colleghi che la mattina sullo stesso palco hanno messo in scena una rappresentazione di ?Natale fuori luogo? (e ci scommettiamo che l?idea faceva parte per progetto di comunicazione dell?evento ): i bambini delle elementari che presentano il loro video sulla multiculturalità, le ragazze dell?istituto artistico calabrese che hanno recuperato la tessitura della seta, i ragazzi del liceo di Foligno che hanno recitato il coro dell?Antigone sulla grandezza dell?uomo.
Domanda: ma se la scuola oggi tira fuori questo fiore di studenti da mettersi all?occhiello, allora perché smontarla?

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