Volontariato

Stati generali del volontariato di Bergamo: il primo atto dedicato all’accoglienza

Il primo appuntamento degli Stati generali è per mercoledì 10 febbraio. “Dialogo sull’accoglienza” in diretta streaming sul sito degli Stati Generali e sui canali social di CSV Bergamo e di Vita con la partecipazione di Elena Granata, docente di Urbanistica al Politecnico di Milano e di Eraldo Affinati, insegnante e scrittore.

di Redazione

104.000 volontari che operano all’interno di 4.768 organizzazioni. Una realtà che nel 2020 si è trovata ad affrontare la pandemia da Covid-19 che ha duramente colpito la terra bergamasca e che non l’ha lasciata indenne. La situazione di emergenza ha visto il mondo della solidarietà attivarsi con forme nuove, molte persone che prima non avevano mai fatto volontariato sono scese in campo e altre hanno fatto cose inedite, con un dispiegamento di forze straordinario. L’impegno in prima linea è andato di pari passo con la chiusura forzata di alcune attività e con la perdita di molte persone che hanno contribuito a costruire il senso di comunità.

«Di fronte a tutto quello che è accaduto abbiamo avvertito la necessità di chiamare a raccolta i tanti volontariati che abitano il territorio bergamasco per aprire un dibattito, insieme agli stakeholder istituzionali e con le provocazioni di autorevoli testimoni, sul futuro del volontariato bergamasco – spiega Oscar Bianchi, presidente del Centro di Servizio per il Volontariato di Bergamo -. Si apre una fase di transizione tra il volontariato che conosciamo e il volontariato di domani, che dovrà essere capace di dare nuova linfa e nuova interpretazione al suo spirito originario».

Per questo il CSV di Bergamo ha scelto di organizzare tutti gli appuntamenti online: saranno Stati Generali “diffusi”, con i primi appuntamenti programmati a gennaio per concludersi a maggio: “Stati Generali del Volontariato 2021 – Sempre connessi”: una chiamata a raccolta per discutere delle questioni più urgenti su cui il volontariato è chiamato ad impegnarsi e a riflettere: accoglienza, povertà, salute e partecipazione. Questioni che l’anno appena trascorso ha posto con forza e sulle quali il volontariato può dare il proprio contributo fatto di esperienze, idee, progettualità e visioni.

Il primo appuntamento è mercoledì 10 febbraio alle 18.00 con il “Dialogo sull’accoglienza” in diretta streaming sul sito degli Stati Generali e sui canali social di CSV Bergamo e di Vita Non Profit (media partner dell’iniziativa), con la partecipazione di Elena Granata e Eraldo Affinati.

ACCOGLIENZA. La recente esperienza della pandemia e del conseguente lockdown ci ha mostrato come, oggi forse ancora più che negli anni scorsi, il valore più profondo del volontariato si gioca in una dimensione di accoglienza umile e laica, legata alle necessità quotidiane, alle normali attenzioni reciproche, quelle che ci fanno sentire meno soli, fragili e vulnerabili, contenendo rancore e risentimento. Un volontariato che, lungi dalla retorica dell’eroismo, si dice nella prossimità, nei piccoli gesti, nel tessere relazioni e ricomporre biografie interrotte, promuovendo non solo servizi e consolazione, ma soprattutto giustizia, cura e inclusione.

In questa prospettiva l’accoglienza non va intesa solo come una delle possibili attività di una associazione, un mandato definito per statuto, ma può e deve diventare un valore fondativo per qualsiasi organizzazione di volontariato, indipendentemente dalle proprie finalità sociali. Accoglienza, in questo senso, significa riconoscere la dignità dell’altro nelle sue specificità e fragilità, abilitarne le capacità e desideri, accompagnarne la crescita come individuo e come cittadino. E, in questo senso, l’accoglienza diventa il tratto distintivo di un volontariato comunitario, che cura sé stesso nel curare gli altri, che rigenera solidarietà nei territori istituendo opportunità di responsabilità per chiunque.

Promuovere e favorire all’interno delle organizzazioni la prospettiva di una diversa cultura dell’accoglienza, da intendersi come funzione non solo rivolta ai destinatari diretti degli interventi, ma più diffusamente a coloro che, per ragioni varie, devono/potrebbero/desiderano collegarsi ad alcune occasioni (come quelle offerte dalle associazioni stesse) per raggiungere obiettivi diversi. Tra questi segnatamente: – costruire nuovi legami sociali in tempi di atomizzazione e accentuazione delle dimensioni individualistiche; – dare un senso al proprio tempo non occupato, soprattutto per anziani neopensionati, disoccupati, giovani adulti non inseriti nel mondo del lavoro; – realizzare esperienze di cittadinanza attiva, inclusione, riabilitazione per soggetti fragili, a rischio di esclusione sociale; – acquisire e rinforzare competenze; – trovare un contenitore per alcune problematiche personali difficilmente gestibili in solitudine, ecc.

RELATORI:

Elena GRANATA – docente di urbanistica al Politecnico di Milano e autrice di BiodiverCity.

Elena Granata aiuterà a capire il rapporto tra accoglienza e città. Il confinamento nello spazio delle nostre case ci ha fatto comprende meglio che il nostro destino è molto legato a come sono progettate e organizzate le città. Chiusi in casa, privati dell’accesso ai parchi, alle piazze, alle spiagge, ai sentieri di montagna (come
se lo spazio aperto fosse un pericolo di per sé), abbiamo capito che la nostra salute oggi dipende proprio da quegli spazi. Oggi possiamo chiederci come passare dalla retorica delle smart city alla sostanza di città più social, più attente ai bisogni non effimeri ma necessari al benessere delle persone? Che ruolo la cittadinanza attiva, cosa significa ripartire da città più accoglienti? Lo shock che abbiamo vissuto può aiuatrci a immaginare una Care City?

Eraldo AFFINATI – scrittore e insegnante, fondatore delle scuole Penny Wirton con la moglie Anna Luce Lenzi. Tra i suoi libri Il sogno di un’altra scuola. Don Lorenzo Milani raccontato ai ragazzi, e Via dalla pazza classe. Educare per vivere.

Eraldo Affinati aiuterà a ragionare su come si include la fragilità. Non esiste però accoglienza senza essere disponibili a modificarsi, a verificare sul campo le proprie convinzioni, senza andare incontro all’altro. Accoglienza non è un’etichetta ma un’esperienza. In un recente libro scritto con Marco Gatto, I meccanismi dell’odio, Affinati cita un brano della lettera di Dietrich Bonhoffer che nel carcere di Tegel dov’era rinchiuso, scrive a Dietrich Wilhem Rudinger Bethge, figlio del suo amico più caro, il giorno del suo battesimo immaginandolo come il rappresentante delle future generazioni. Scrive Bonhoffer: “Abbiamo imparato un po’ tardi che l’origine dell’azione non è il pensiero ma la disponibilità alla responsabilità. Per voi pensare e agire entreranno in un nuovo rapporto. Voi penserete solo ciò di cui dovrete assumervi la responsabilità agendo”. L’accoglienza è il gesto della responsabilità?

► Quando: Mercoledì 10 febbraio alle ore 18,00

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► Dove: sulla pagina Facebook di Vita: qui

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