Famiglia
Statalismo, il mio nemico
Dieci anni fa era uno dei padri costituenti del Terzo settore. Intervista a Nuccio Iovene.
Semisepolto sotto una montagna di carte, il piccolo (di statura) e in movimento perpetuo (per carattere) Nuccio Iovene, oggi senatore ma ieri presidente dell?Arci, fondatore (non da solo, s?intende) del Forum del Terzo settore e animatore di tutto quello che si muove ?a sinistra?, ci ha ricevuto nel suo studio parlamentare, una stanzetta così ingombra di carte da ricordare più quella di un intellettuale che di un politico, per l?intervista ?10 anni?, un classico, ormai, per Vita. Solo che bisogna aggiungere, a totale disonore del cronista scrivente, che l?abbiamo incontrato alcune settimane fa e pubblichiamo l?intervista solo ora. La colpa non è di Iovene, che pure è sempre in giro, quando lo abbiamo incontrato era reduce da un viaggio della commissione Esteri in Macedonia, ma del cronista. Calabrese, sposato («Mia moglie vive con me, Berlusconi stia tranquillo: non ho l?amante?), un figlio, Nuccio Iovene ha 48 anni e un motto, nella vita: «Ognun col proprio cor l?altrui misura».
Vita: Domanda di prassi, ma per quanto ti riguarda cruciale. Cosa facevi dieci anni fa?
Nuccio Iovene: Stavo nell?Arci e da quella posizione ho cominciato a intessere reti e costruire ponti utili a tutto il mondo del non profit. Proprio dieci anni fa nasceva il Forum del Terzo settore ma anche Transfair, di cui sono stato socio fondatore e primo presidente, e il comitato che diede vita alla Banca etica. Poi, scusa se lo ricordo e non certo per vezzo, ma sono stato uno dei primi abbonati e sostenitori del settimanale Vita.
Vita: E io che ti facevo uno schivo, modesto? Racconta un po? meglio quel periodo, dai.
Iovene: All?Arci avevamo un?idea forte, quella di mettere assieme tutte le diverse esperienze del non profit, ecco perché demmo vita a una serie di iniziative che hanno lasciato la loro impronta anche dopo. Sulla Banca etica, a dir la verità, nell?Arci, come in molta parte della sinistra, c?erano forti perplessità come pure sul commercio equo e solidale, per non dire di una rappresentanza unitaria del non profit. Hanno mandato me in avanscoperta? Lì il mio rapporto con Tom è diventato fortissimo, centrale.
Vita: Già, Tom Benetollo. Non smetteremo mai di rimpiangerlo, noi di Vita e tanti altri, specie a sinistra. Ai suoi funerali tu hai avuto il gravoso incarico di tenere, insieme a don Luigi Ciotti, l?orazione funebre. Orazione che hai concluso con una poesia bella e speciale, laica e profondamente religiosa insieme, Saluto del viaggiatore di Giorgio Caproni. Ci racconti un po? del vostro rapporto?
Iovene: Ci siamo incontrati per la prima volta nel 1984, ma è stato negli anni 90, dopo l?elezione di Giampiero Rasimelli alla presidenza dell?Arci, che i nostri rapporti sono diventati forti, stabili, profondi. L?Arci senza Tom è più povera e più fragile, il rischio è che si sieda sui risultati raggiunti, anche se di passi in avanti ne ha fatti tantissimi e ho molta fiducia nel nuovo presidente, Paolo Beni, una scelta di continuità tutta interna che mi sembra la migliore e la più forte.
Vita: Torniamo a quegli anni e al mondo dell?associazionismo. Come li definiresti?
Iovene: Come anni ?costituenti?, di chi cioè capiva e sapeva di stare cominciando a costruire case nuove. Di conseguenza, potrei individuare anche dei ?padri costituenti?: Scalvini, la Mazzocchi, Bianchi, altri. Una delle mie soddisfazioni politiche più grandi sta proprio nell?aver saputo dare risposta alla traccia di lavoro che allora ci indicava il presidente del Cnel (e oggi del Censis) Giuseppe De Rita: «Il Terzo settore non ha voce e non ha peso perché non è in grado di esprimere una rappresentanza unitaria delle sue istanze». Ma anche De Rita non riuscì a cogliere il nuovo che stava nascendo: «Non avete la forza interna necessaria perché facciano sedere anche voi attorno al tavolo della Sala verde di palazzo Chigi», quella dove parti sociali e governo s?incontrano per discutere della Finanziaria. Fui il primo a varcarla, quella sala, e a sedermi a quel tavolo in occasione del Patto di Natale del 1998, quando fummo convocati dal governo D?Alema ed io ero segretario generale del Forum.
Vita: Bene, complimenti. Oggi però c?è chi dice che il Forum si è come istituzionalizzato, ingessato?
Iovene: Non bisogna affatto chiudere gli occhi di fronte a queste critiche: l?unico modo per tenersi giovane, il Terzo settore e il Forum ce l?hanno se sapranno tenere le antenne sempre alte e vigili. Rinchiudersi nel proprio orticello equivale a morire, è chiaro, ma vedo una motivazione nuova e forte di tanti ragazzi e ragazze, dentro le nostre associazioni, e dunque anche grandi potenzialità per il futuro. Il campo della finanza etica, per dire, è ancora tutto da arare e i ritmi a cui cresce sono vertiginosi. Il boom del commercio equo e solidale è un buon segno, sia dal lato del numero sempre maggiore di botteghe, che spuntano come funghi in grandi e piccoli centri, che da quello dei consumatori, sempre più coscienti e attenti. L?azione più delicata da mettere in campo riguarda invece la responsabilità sociale d?impresa, che sta andando ben oltre i confini del Terzo settore, e la riflessione sulla ricerca di una nuova identità per il mondo del volontariato. Quale spazio e quali compiti deve svolgere all?interno del Terzo settore? Discutere se stare dentro o fuori è una perdita di tempo. Bisogna crescere e avanzare verso nuovi traguardi.
Vita: Ottima disanima della situazione, compagno Nuccio. Ora però parliamo un po? anche di politica?
A un certo punto decidi di passare a fare politica attiva. C?è chi te lo rimprovera. Te ne sei pentito?
Iovene: Nient?affatto. Ho provato a raccogliere una sfida che lanciò l?allora segretario dei Ds, Veltroni che chiese a diversi esponenti delle associazioni e della società civile d?impegnarsi per contribuire a «rinnovare la politica». Ero ben consapevole delle difficoltà a cui andavo incontro: alla verifica dei fatti ben superiori a quanto immaginassi. Molte energie che arrivarono alla politica, per dire, poi non furono da questa trattenute e sono rifluite, rientrate nel sociale. Ho cercato di non vendere l?anima, nel rapporto con la politica, grazie alla forte relazione con i temi di cui mi occupavo che mi permettevano di mantenere saldo il legame con il mondo del non profit e grazie al contatto con i cittadini, gli elettori, gli iscritti al partito. L?approvazione al Senato e poi alla Camera del riconoscimento e del sostegno al commercio equo e solidale, l?impegno nella commissione Diritti umani, altre iniziative mi danno il senso di non aver buttato via l?occasione che mi è stata offerta. Nel mio collegio, in Calabria, mi prendono sempre in giro: «Ti occupi di tutti quelli che non ti possono votare?», intendendo immigrati, carcerati, profughi e via declinando. Ne sono fiero.
Vita: Tu però non stai solo dentro uno schieramento politico, quello del centrosinistra allargato, ma anche dentro una sua parte tutta particolare, quella che potremmo definire la ?seconda? (o ?altra?) sinistra e che si muove politicamente a cavallo tra correntone Ds, Verdi, Pdci e Rifondazione e socialmente tra movimenti no e new global?
Iovene: Vedo due problemi di fondo, per l?intero schieramento delle forze di opposizione compresa la cosiddetta ?sinistra alternativa?. Un approccio ancora troppo statalistico in merito ai diritti, che non solo vanno tutelati, ma anche concretamente erogati. Una parte della mia parte crede ancora in una visione statalistica del Welfare State, dimenticandosi gli sprechi e la disumanizzazione che lo statalismo porta con sé. La tutela dei diritti deve garantirla lo Stato ma diversi devono essere i soggetti che intervengono nel garantire le prestazioni e i servizi effettivamente erogati. Certo, poi bisogna discutere in quali campi e come (sanità, istruzione, eccetera) ma bisogna discuterne. Secondo punto, a volte manca, alla sinistra tutta, quell?approccio di innovazione, ricerca, sperimentazione che invece è così presente nel mondo del Terzo settore e che ha permesso di far diventare patrimonio di discussione pubblica, collettiva, temi che altrimenti mai vi sarebbero arrivati. Le cooperative sociali d?inserimento lavorativo, per dirne uno. Poi, di fondo, c?è un ritardo storico dovuto alla tradizione del Pci (come pure era, dall?altra parte, quella della Dc): il desiderio di voler aderire e rappresentare tutte le pieghe della società. Un errore, a volte presente nel mio partito come in Rifondazione.
Vita: Tu militi nei Ds ma anche dentro il cosiddetto ?correntone?, cioè la sua area sinistra. Ora però hai firmato la ?lettera dei 22?, che vogliono fare da pontieri tra l?ala radicale del partito e le tesi del segretario Fassino, in vista delle assise per il nuovo congresso del partito, che si terrà a febbraio. Ci credi davvero in un partito unito e in uno schieramento compatto, da Mastella fino a Bertinotti?
Iovene: Dialogare con la nostra ala moderata, sia nel partito che nella coalizione, è molto difficile, è vero, ma è una porta stretta nella quale siamo obbligati a passare se vogliamo battere davvero le destre e un governo Berlusconi che dimostra sempre di più la sua drammatica e totale incapacità di governo. La cosa più importante è restituire fiducia a tutti quegli italiani (e secondo me sono la maggioranza) che ci vogliono uniti e non divisi. La nuova alleanza di centrosinistra però non può e non sarà la riedizione dell?accordo di desistenza del 1996, ma un vero e serio accordo politico-programmatico. Che va fatto sulle questioni serie. Pensa alle 35 ore, in teoria motivo della caduta del governo Prodi. Oggi non ne parla più nessuno?
Vita: Anche dell?Africa, se è per questo, non ne parla nessuno, senatore Iovene.
Iovene: Hai ragione, ed è una vergogna. Un continente così vicino a noi eppure così lontano dalle nostre certezze, abitudini, stili e modi di vita. Un modo di essere e di vivere, il loro, che ci mette in difficoltà, che scuote le nostre certezze. Certo è che non ci sono milioni di africani pronti a invaderci, come dice in modo del tutto scorretto il governo solo per creare paure.
Vita: Nonostante la liberazione delle due Simone, anche il movimento per la pace sembra vivere momenti di grande difficoltà e incertezza.
Iovene: Guarda, io invece sono sicuro che il movimento c?è, ci sarà in futuro e si farà vedere e sentire. Osservatori interessati ne hanno cantato il ?de profundis? in molte occasioni ma non è e non sarà così. Porto Alegre e Mumbai sono stati dei successi veri, reali, importanti. Il movimento c?è eccome, solo che ogni tanto s?inabissa, ha un andamento carsico. Ma vedrai: tornerà a scorrere, e presto anche.
Vita: Vorrei chiudere con giudizi, negativi e positivi, sui colleghi di altri Poli… Di solito nessuno accetta.
Iovene: Guarda, nella commissione straordinaria Diritti Umani, nominata per la prima volta in questa legislatura, c?è un vero spirito costituente: lavoriamo in sintonia, nonostante critiche e appunti che pure ho da fare alla maggioranza per l?eccessiva prudenza nell?affrontare la questione immigrati. Lì dentro lavoro bene con Alessandro Forlani dell?Udc e il senatore Pianetta di Forza Italia, ma anche la presidenza di Baldi (Lega) è seria ed equilibrata. Un uomo di cui ammiro molto l?autonomia di giudizio e la capacità di riflessione è Fisichella di An. Del senatore Andreotti trovo incredibile la costanza e la serietà con cui segue i lavori parlamentari, nemmeno fosse un parlamentare alle prime armi. E ne ammiro gli interventi misurati e penetranti. Quelli che non sopporto sono i politici privi di autonomia di giudizio, a prescindere dagli schieramenti, quelli cioè animati da un tale spirito servile che rendono poco credibile anche la parte politica che credono di servire con tanto zelo. E ce ne sono, oh se ce sono nomi. I nomi non servono. Basta guardare le loro facce in televisione.
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