Politica

Statali: in pensione da volontari

Nel decreto fiscale agevolazioni per chi lascia il lavoro in anticipo e si impegna in una onlus

di Sara De Carli

I dipendenti pubblici a cui mancano cinque anni alla pensione, potranno chiedere di essere esonerati dal servizio per dedicarsi al volontariato. Lo Stato continuerà a versargli i contributi figurativi e il 70% dello stipendio.

È quanto previsto nel decreto fiscale del ministro Tremonti, approvato dal Consiglio dei Ministri del 18 giugno scorso e finalmente pubblicato sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze.

L’articolo in questione è il numero 72, Personale dipendente prossimo al compimento dei limiti di eta` per il collocamento a riposo. La misura rigurda, per gli anni 2009, 2010 e 2011, il personale in servizio presso le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, le Agenzie fiscali, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, gli Enti pubblici non economici, le Universita`, le Istituzioni ed Enti di ricerca ma esclude il personale della scuola. Le richieste di esonero dal servizio saranno accolte a discrezione dell’amministrazione e «dando priorita` al personale interessato da processi di riorganizzazione della rete centrale e periferica o di razionalizzazione o appartenente a qualifiche di personale per le quali e` prevista una riduzione di organico».

Il dipendente può chiedere in realtà sia di dare prestazioni come lavoratore autonomo o consulente (nel qual caso gli spetta il 50% dello stipendio) sia – ed è quello che qui ci interessa – svolgere «in modo continuativo ed esclusivo attivita` di volontariato, opportunamente documentata e certificata, presso organizzazioni non lucrative di utilita` sociale, associazioni di promozione sociale, organizzazioni non governative che operano nel campo della cooperazione con i Paesi in via di sviluppo, ed altri soggetti da individuare con Decreto del Ministro dell’economia e delle finanze da emanarsi entro 90 giorni dall’entrata in vigore della presente legge»: in questa seconda ipotesi «il predetto trattamento economico temporaneo e` elevata dal 50 al 70%».

In ogni caso, «all’atto del collocamento a riposo per raggiunti limiti di eta` il dipendente ha diritto al trattamento di quiescenza e previdenza che sarebbe spettato se fosse rimasto in servizio».

Michele Mangano, presidente di Auser, l’associazione di volontariato e di promozione sociale impegnata a promuovere l’invecchiamento attivo degli anziani e a far crescere il loro ruolo nella società, che conta attualmente 270.000 iscritti e 40.000 volontari attivi, accoglie la novità con una soddisfazione solo a metà. «È oggettivamente una opportunità, il punto è che per funzionare davvero servirebbe accompagnare questa idea con una riforma dell’articolo 15 della 266, riconoscendo un credito sociale a chi svolge attività di volontariato. Altrimenti questa opportunità resterà d’élite, cioé la coglierà solo chi può permettersi un decurtamento del 30% dello stipendio. Il secondo punto critico è che la domanda del dipendente viene accolta in base a una decisione che spetta al dirigente, da solo, mentre bisognerebbe farne oggetto di concertazione sindacale, visto che il decreto la pone esplicitamente in collegamento con una questione di riorganizzazioni di forze e di esuberi. Infine… il Terzo settore non è stato minimamente interpellato: ma non escludo a che questo si possa rimediare in corso d’opera».

 


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