Economia

Start-up: è mancata la voce del terzo settore

Parla Selene Biffi, membro della task force voluta da Corrado Passera che ha redatto Restart Italia

di Lorenzo Alvaro

Imprenditrice sociale, ha lanciato la sua prima startup, Youth Action for Change, a 22 anni con soli 150 Euro. Consulente Onu, è anche young global leader al World Economic Forum. Si tratta di  Selene Biffi che è stata membro della task force sulle “Startup Innovative” del Ministro Passera.
Raggiunta da Vita.it ci ha spiegato in cosa consiste “Restart Italia”, il documento che il gruppo ha redatto.
 

Selene Biffi


Come nasce questa task force voluta da Passera?
L’idea fondante riflette il documento che abbiamo redatto. Il fatto di dover necessariamente, in un momento particolare come questo, dare una svolta all’innovazione dell’ecosistema economico italiano che è attualmente in costruzione. Per questo il ministero ha creato un gruppo di lavoro composto da esperti in vari ambiti per riuscire a partorire un vademecum con le basi necessarie per la creazione di startup in Italia.
 
Il frutto del lavoro si chiama “Restart Italia”. Quali le linee guida che avete seguito nel redigerlo?
Innanzitutto abbiamo preso spunto da casi internazionali che hanno prodotto ottimi risultati nei Paesi di riferimento. La richiesta infatti era di produrre un documento ambizioso ma concreto che desse una spinta alla creazione di startup innovative in Italia definendo puntualmente tutte le fasi imprenditoriali: dalla nascita alla maturità aziendale.
 
La tecnologia sembra avere un peso decisivo. Perché?
Abbiamo scelto un focus tecnologico perché è la strada che in tanti hanno identificato come mezzo per l’uscita dalla crisi.
 
Si parla di società a vocazione sociale. Di cosa si tratta?

Sono una realtà in crescita ma che ha bisogno di misure aggiuntive e particolari, soprattutto visto che vantano un forte investimento nella ricerca e sviluppo. Per questo le abbiamo aggiunte
 
Sono degli alter ego dell’impresa sociale?
L’idea di start up a vocazione sociale che viene richiamata nel rapporto non è un’idea che va a sostituirsi al terzo settore ma aggiuntiva. Non è un rapporto per il terzo settore ma per le nuove imprese.
 
A guardare bene però, quando si parla di non distribuzione di utili, territori, responsabilità e trasparenza, qualche assonanza con l’impresa sociale c’è…

Può darsi che ci sia assonanza ma si parla di cose molto diverse in realtà. Ho letto commenti del non profit titubanti sul nostro lavoro. La stesura del rapporto è stata resa assolutamente trasparente e partecipativa. Chiunque poteva mandare idee e contributi. C’è stata ampia partecipazione, tranne per quello che riguarda proprio il mondo del sociale. Una partecipazione del non profit così scarsa dispiace.
 
Qual è il motivo secondo lei?

Non so se ci sia un motivo particolare. Forse  ci si aspettava un’idea differente sul come veniva affrontato il sociale nel documento. Ma bisogna sgombrare il campo dall’idea che questo tipo di start up possano essere in concorrenza con le imprese sociali. Non è così.
 

 


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