Cultura

Stare dalla parte dei bimbi, sempre

In Italia si è cominciato a parlare di Aids sul finire degli anni ’80, quando la percezione comune nei confronti della malattia era ancora legata ad alcuni ghettizzanti e discriminatori.

di Redazione

In Italia si è cominciato a parlare di Aids sul finire degli anni ?80, quando la percezione comune nei confronti della malattia era ancora legata ad alcuni stereotipi ghettizzanti e discriminatori. Allora però nessuno poneva attenzione all?aspetto pediatrico dell?Aids. Arché è nata nel 1989, a Milano su iniziativa di padre Giuseppe Bettoni, proprio per fronteggiare quella particolare e inaspettata emergenza ed è riconosciuta come associazione dal 1991.
L?impegno di Arché si è indirizzato fin da subito verso l?assistenza domiciliare e ospedaliera dei bambini sieropositivi e in Aids conclamato di Milano e provincia nonché al supporto psicosociale delle famiglie di origine. L?obiettivo è quello di dare ai bambini una vita il più possibile normale e uguale a quella dei loro coetanei. Col crescere della domanda di assistenza i soci e gli operatori aumentano, gli ambiti di intervento si differenziano, nuovi progetti vengono attivati. Nel 1993 nasce la sede romana di Arché e due anni dopo quella di Firenze.
Gli ultimi dati dell?Istituto Superiore di Sanità segnalano sul territorio più di 660 bambini con Aids conclamato e oltre 3.600 piccoli sieropositivi: oggi sono circa 400 i volontari che prestano il loro servizio offrendo assistenza domiciliare, accompagnando i bambini in ospedale, assistendoli durante le terapie, organizzando spazi di creatività e di gioco dove possono sperimentare relazioni positive. I volontari, inoltre, sostengono gruppi di counselling per i genitori e i parenti dei bambini con lo scopo di aiutarli a superare le difficoltà legate alla loro condizione e per favorire la condivisione di ansie e di esperienze.
Periodicamente vengono attivati corsi per gli operatori dove vengono fornite informazioni di base sul virus Hiv, sulle modalità di approccio con i bambini, sugli aspetti sanitari e socio-psicologici correlati alla malattia: il prossimo corso di formazione è previsto per il mese di maggio.
I volontari vengono seguiti da coordinatrici che organizzano l?attività e da psicologi che supervisionano il lavoro. Nel 1997 è stato possibile aprire a Milano la Casa di Accoglienza per piccoli nuclei familiari e per bambini rimasti soli in seguito alla morte dei genitori e in attesa di una famiglia che possa adottarli. Questo progetto risponde al bisogno del bambino di favorire il rapporto con la madre o entrambi i genitori anche quando le condizioni fisiche o sociali non lo permetterebbero e affronta in modo concreto le situazioni di emergenza che pervengono alla morte dei genitori. Le attività di Arché comprendono il Progetto Affidi (che impegna le sedi di Milano e Roma), il Progetto Prometeo che informa i giovani delle scuole medie inferiori e superiori di Milano e provincia su tutti gli aspetti della trasmissione del virus, un Centro Studi che organizza seminari ed aggiornamenti scientifici e che cura la redazione de ?Arcobaleno?, periodico e voce dell?associazione.
Nel 1995 Arché ha promosso la fondazione di ?Pensieri e Colori?, una cooperativa sociale che si occupa di grafica per il reinserimento delle persone affette da Hiv o con altri disagi. L?impegno di Arché si svolge anche fuori dall?Italia: da alcuni anni infatti in Zambia è stato intrapreso un intervento di solidarietà a favore dei numerosi orfani di Aids nella Diocesi di Monze. Per avere una misura dell?effetto devastante della malattia nell?Africa Subsahariana basti pensare che in Zambia un adulto su cinque è sieropositivo e che il numero di bambini orfani di Aids ammonta a circa 700 mila.
Stefano Zimbaro

Una casa per le mamme e i bambini

È attiva da qualche anno e ha l?obiettivo di facilitare relazioni significativa e durature tra i bambini e tra il piccolo e la madre. È questa una delle basi del progetto per la Casa di accoglienza di Arché di Milano. Un luogo protetto che vuole garantire un ambiente adatto ai nuclei familiari per favorire lo sviluppo evolutivo del bambino. La possibilità di accoglienza prevede fino a dieci minori e sette mamme, ma a oggi sono stati accolti ben quindici bambini. Si tratta di undici famiglie, cioè una mamma più bambini e due bambini senza madre.
All?interno della struttura operano, accanto al responsabilie e al coordinatore dei volontari e dei contatti con scuole e ospedali, quattro educatori full time e uno part time, uno o due stagisti, ovvero educatori tirocinanti. I bambini accolti infatti hanno un?età compresa tra zero e nove anni. A dar man forte allo staff ci sono inoltre due obiettori di coscienza e un cuoco economo responsabile della cucina e dell?amministrazione. Accanto a queste figure stabili ci sono inoltre altre di supporto come due neuropsichiatri infantili, un pediatra infettivologo, e un infettivologo per le mamme.
C?è inoltre l?assistente sociale. A supportare la gestione della casa sono importanti anche gli otto volontari di Arché che si occupano delle attività ludiche per i bambini e di quelle formative per le mamme.

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