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Stangata alle fondazioni, il non profit alza la voce
Levata di scudi del Terzo settore contro le misure previste in legge di Stabilità: «L’aumento della tassazione delle Fondazioni di origine bancaria è l’ennesimo atto di governo che mostra incoerenza con la politica di rafforzamento del terzo settore e dei servizi alla collettività». La campagna su twitter e facebook
di Redazione
Cresce di ora in ora il tono delle proteste del mondo non profit contro la stangata fiscale sugli utili distribuiti a favore degli enti non commerciali. Nel disegno di legge Stabilità 2015 infatti il legislatore ha previsto l'incremento dal 5% al 77,74% della quota imponibile dei dividendi percepiti dagli enti non commerciali, un provvedimento che sarà applicabile e dal 1° gennaio 2014 (quindi in modo retroattivo e in violazione di uno dei principi cardine dello Statuto dei diritti del consumatore). L'imposta effettivamente dovuta dagli enti non commerciali (principalmente trust e fondazioni bancarie) sarà quindi pari al 21,38% (ossia il 27,5% del 77,74%) del dividendo percepito. Come ben spiega questo video: .
Un aumento che si colloca all’interno di un trend esponenziale della tassazione a carico delle Fondazioni che alcune stime quantificano in questo modo. Anno 2011: 100 milioni di euro; Anno 2012: 170 milioni di euro; Anno 2013: 170 milioni di euro; – Anno 2014: 340 milioni di euro (stima); Anno 2015: 360 milioni di euro (stima). Nel frattempo il numero uno della Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti ha fatto sapere che «Se la Finanziaria dei prossimi giorni confermerà l’aumento del prelievo fiscale, saremo costretti a rivedere budget a gennaio, tagliando almeno 20 milioni di euro» subito dopo aver annunciato che «per 2015 le risorse per l’attività filantropica saranno – con riserva – di 143,1 milioni di euro». Riserva determinata naturalmente dall'esito della discussione sulla legge di Bilancio.
«Non sarò certo io a mettere in discussione il principio di traferire il carico fiscale dal lavoro alla rendita finanziaria ma, permettetemi, in questo caso non è questo il nodo», interviene Sergio Silvotti, portavoce del Forum del Terzo settore della Lombardia. «I rendimenti degli impieghi del patrimonio delle fondazioni sono vincolati per legge e non possono che andare a finanziare attività di sostegno alla cultura, all'ambiente, alla ricerca scientifica e al welfare: dal punto di vista strettamente contabile la scelta di indirizzare una quota del patrimonio verso l'erario o verso le erogazioni per le stesse fondazioni è del tutto indifferente», continua Silvotti. Che poi agigunge: «Il nodo non è quindi quello di dove trovare le risorse da redistribuire che meccanismi finanziari o economici producono ma di come e di chi li redistribuisce. Personalmente, e come portavoce del Forum, sono convinto dell'esigenza di favorire il concorso di una pluralità di enti sia nel redistribuire la ricchezza che si produce, sia di organizzare le soluzioni più appropriate, efficienti ed efficaci per rispondere ai bisogni sociali, alle necessità di tutelare e promuovere la cultura e l'ambiente, di sostenere la ricerca scientifica e l'innovazione. Su queste premesse ho ritenuto partecipare e impegnarmi nella campagna #menotassepiùerogazioni». Una campagna virale che oltre twitter si sta diffonde anche su Facebook.
Fra le prime adesioni anche quella dei fundraiser della Scuola di Roma guidata da Massimo Coen Cagli: «L’aumento della tassazione delle Fondazioni di origine bancaria è l’ennesimo atto di governo che mostra incoerenza con la politica di rafforzamento del terzo settore e dei servizi alla collettività. Non basta dire che il Terzo settore è il Primo. Bisogna crederci sul serio, liberando la forza del fundraising moderno: donazioni, investimenti sociali, finanziamenti di progetti per creare un nuovo welfare di comunità».
In queste ore poi non è mancata la voce anche dei Centri di servizio al volontariato. «Se quanto preannunciato dal Premier Renzi lo scorso 16 ottobre sarà approvato, la legge di stabilità colpirà pesantemente le rendite delle Fondazioni, riducendo le risorse destinate dalle stesse Fondazioni a tutto il mondo del Volontariato e ai Centri di Servizio per il Volontariato (CSV), che ne promuovono lo sviluppo sul territorio nazionale» attacca Stefano Tabò, presidente di CSVnet – Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato. «Per il sistema dei Centri di Servizio si tratterebbe – a parità di ricavi delle Fondazioni – di un ulteriore taglio del 50% alle risorse che negli ultimi 5 anni sono già diminuite del 40% anche per effetto dell’Atto di indirizzo Visco che, dalla sua emanazione nell’aprile 2001, tutti i Governi hanno fin qui fatto proprio. Un taglio che ne metterebbe a rischio la sopravvivenza, distruggendo una infrastrutturazione sociale di livello nazionale importante per lo sviluppo del Paese».
«I CSV sono 78 in tutta Italia e si articolano sul territorio con oltre 400 tra sedi e sportelli; sono espressione di una base associativa di oltre 25mila organizzazioni che rappresenta il 50% del Volontariato; offrono servizi di varia natura a più di 30.300 associazioni di volontariato ogni anno», conclude Tabò.
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