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Stanca: “Usare l’Open Source nella Pubblica amministrazione”

Conclusa l'indagine conoscitiva della Commissione del MIT. Radiografati utilizzo e costi del software negli uffici pubblici. I primi commenti ufficiali e il rapporto da scaricare

di Redazione

COMUNICATO – Il Governo apre all?uso del codice informatico a sorgente aperta, open source, nella Pubblica Amministrazione ma, contestualmente, dispone che le scelte di soluzioni e di servizi siano effettuate solo sulla base di un?attenta analisi del rapporto tra costi e benefici. Queste, in estrema sintesi, le indicazioni conclusive della «Indagine conoscitiva sul software a codice sorgente aperto nella Pubblica Amministrazione», condotta da una commissione ministeriale promossa e costituita nel gennaio scorso da Lucio Stanca, ministro per l?Innovazione e le Tecnologie, con l?obiettivo di approfondire la conoscenza del fenomeno dell?open source al fine di consentire alla Pubblica Amministrazione una corretta valutazione della possibilità del suo utilizzo. «Per la prima volta in Italia si è affrontato a livello istituzionale il tema dell?open source analizzandolo in un contesto applicativo complesso quale quello dei sistemi informativi della Pubblica Amministrazione», ha detto il ministro Stanca presentando il lavoro della commissione ministeriale, presieduta dal prof. Angelo Raffaele Meo, del Politecnico di Torino. «L?open source è un fenomeno significativo nel quadro dello sviluppo delle tecnologie dell?informatica e delle comunicazioni (Ict). Per questo il Governo ha voluto affrontare il tema del suo impatto sul sistema della Pubblica Amministrazione rendendolo oggetto di un dibattito tecnico, economico ed istituzionale», ha proseguito il ministro, precisando che «l?indagine, condotta in maniera scientifica, rigorosa ed oggettiva, ha fornito elementi che consentiranno di formulare a breve una serie di proposte e di impegni». In particolare, ha sostenuto Stanca, «sentite anche le Amministrazioni Regionali e locali, contiamo di emanare una direttiva che renda obbligatorio per le Pubblica Amministrazione l?uso di almeno un formato aperto dei dati per consentirne l?accesso e la tutela del patrimonio informativo; contestualmente nella scelta dei sistemi e delle soluzioni informatiche, le stesse amministrazioni dovranno considerare prodotti open source, ma sempre sulla base di un rigoroso criterio di analisi costi benefici». Secondo il ministro, inoltre, «ulteriori indicazioni verranno fornite per promuovere condizioni contrattuali con le aziende leader nel settore delle tecnologie della informatica e delle comunicazioni tali da garantire l?accesso ai codici sorgente dei pacchetti acquisiti su licenza dalla Pubblica Amministrazione nel rispetto dei diritti di proprietà intellettuale». Dall?indagine della Commissione del MIT è emerso che nel 2001 la pubblica amministrazione, centrale e locale, ha speso per l?acquisto di software 675 milioni di ?; di questi, il 61% si è concentrato sullo sviluppo, manutenzione e gestione dei programmi custom, ossia sviluppati su commessa per una specifica amministrazione; il restante 39% è stato impiegato per acquistare licenze di pacchetti software. A proposito di quest?ultimo tipo di spesa, 63 milioni di ? sono stati utilizzati per i sistemi operativi (software per Pc, mini e mainframe); circa 30 milioni per la gestione di basi di dati (DBMS); 17 milioni di ? per i prodotti di office automation. In sostanza, quindi, il maggior costo degli investimenti informatici della pubblica amministrazione viene assorbito per i prodotti custom. La Commissione, a fronte di un opinione ormai diffusa nel contesto scientifico ed industriale secondo cui è riconosciuto da varie parti come l?open source possa essere ritenuto «uno dei possibili strumenti per favorire e sostenere lo sviluppo di una industria italiana ed europea nel settore dell?ICT», ne ha valutato le argomentazioni a supporto attraverso un confronto con il mondo accademico ed imprenditoriale convergendo sulla posizione comune che «se il software open source può giocare un ruolo importante, lo sviluppo di industrie delle tecnologie dell?informatica e delle comunicazioni in grado di competere a livello mondiale richiede investimenti massicci e continui che contribuiscano a creare una strategia industriale del settore». L?open source può inoltre essere considerato come elemento importante per lo sviluppo di settori chiave come la telefonia mobile o l?industria degli elettrodomestici di nuova generazione. Per quanto riguarda l?utilizzo dei software a codice sorgente aperto, l?indagine ha messo in evidenza che, nonostante l?attuale evoluzione tecnologica e qualitativa di tali soluzioni ne abbia favorito la diffusione in alcuni Paesi della Unione Europea i progetti di dimensioni significative restano comunque rari. Vi è comunque un forte interesse dei governi europei di verificarne i potenziali benefici economici e sociali. Dall?analisi emerge che, sul fronte dell?offerta di prodotti da parte del mercato, la maturità delle soluzioni OS ha avuto come conseguenza che aziende leader nell?Information Technology da tempo supportano distribuzioni dei propri prodotti di punta su piattaforme software open source o sviluppano offerte commerciali che ne promuovono l? utilizzo. In conclusione il ministro Stanca ha ricordato che «già da tempo le strutture dei miei uffici sono orientate a considerare nelle scelte tecnologiche anche soluzioni open source, come si evince dal fatto che il portale www.italia.gov.it è sviluppato con software Linux e Apache».- Composizione della Commissione ministeriale di indagine sull?open source Presidente:

  • prof. Angelo Raffaele MEO ? Politecnico di Torino Componenti:
  • Prof. Giorgio AUSIELLO ? Ordinario dell?Università La Sapienza di Roma
  • Dott. Maurizio Italo BALLA ? Direttore Centrale dell?Istat
  • Prof. Carlo BATINI ? Presidente dell?AIPA e Ordinario dell?Università
  • Bicocca di Milano
  • Prof. Alfonso FUGGETTA ? Ordinario dell?Università Politecnico di Milano
  • Dott. Giancarlo GALARDI ? Esperto indicato dalle Regioni
  • Ing. Anna Maria GUERRINI ? Direttore generale del Dipartimento per l?Innovazione e le Tecnologie
  • Dott. Adelmo LODI RIZZINI ? Esperto indicato dell?ANCI
  • Dott. Flavia MARZANO ? Esperto indicato dall?UPI-Unione Province Italiane
  • Ing. Alessandro MUSUMECI ? Direttore generale del MIUR
  • Dott. Vittorio PAGANI ? Coordinatore d?Area Centro Tecnico per la RUPA
  • Cons. Italo VOLPE ? Capo Ufficio Legislativo del MEF Alcuni primi commenti forniti dal Ministero Prof. Angelo Raffaele Meo, Politecnico di Torino, Professore Ordinario, DAUIN – Dipartimento di Automatica Informatica (III FACOLTA’ DI INGEGNERIA) ?Personalmente, sono convinto che l’importanza del software OS vada molto al di là della dimensione economica degli investimenti che raccoglie a livello mondiale, dei 100 milioni di ? che le pubbliche amministrazioni italiane potrebbero risparmiare annualmente sui costi delle licenze, del miliardo di ? annuo di cui il sistema Paese potrebbe alleggerire la bilancia commerciale. Infatti il software OSS è il simbolo e il fondamento di una nuova rivoluzione tecnologica caratterizzata da una rapidissima crescita del volume delle conoscenze e da una netta prevalenza dell’importanza della conoscenza pura, teorica, rispetto alle tecnologie dure. In questo contesto già oggi gioca un ruolo importante la realtà delle piccole e medie aziende che operano nel settore. Secondo uno studio recente il nostro Paese è uno degli ultimi dal punto di vista dell’utilizzazione del software OS, ma annovera molte imprese che producono software libero e vendono sul mercato nazionale e straniero servizi di installazione, personalizzazione, ampliamento, formazione. Inoltre nuovi comparti industriali, nei quali il software libero sarà incorporato in un processore di basso costo, si apriranno a breve scadenza e saranno tanto più fecondi quanto maggiore sarà la cultura scientifica nel settore. La Commissione nella sua attività ha perseguito l?obiettivo della ricerca dell’equità nel confronto fra software libero e software proprietario, che ha condotto alla definizione di linee guida per gli operatori preposti alle scelte, rispettose del principio della selezione “by value”, ossia dell’identificazione della soluzione migliore dal punto di vista economico-funzionale. Molto significativa mi pare inoltre la raccomandazione dell’adozione di standard aperti per l’interoperabilità fra pubbliche amministrazioni e cittadini, basati sul noto linguaggio XML e su una definizione rigorosa delle strutture di dati adottate. Infine, la Commissione ha formulato la proposta di un pacchetto di progetti di ricerca finalizzati a nuove linee di prodotti industriali afferenti al comparto delle tecnologie dell’informazione e basati su soluzioni e programmi liberi. Molto importanti mi paiono anche quelli rivolti alle esigenze didattiche ed economiche del mondo della scuola?. Prof. Saverio SALERNO ? coordinatore del Centro di Eccellenza Metodi e Sistemi per l?Apprendimento e la Conoscenza Università degli Studi di Salerno ?In riferimento alle conclusioni dei lavori della Commissione nominata dal ministro Lucio Stanca sull?Open Source, desidero esprimere alcune brevi considerazioni, sia sul merito dell?importante tema, sia, più in generale, in relazione al dibattito aperto e vivo nella Comunità scientifica e industriale del Paese sulla Ricerca e sull?Innovazione. Mi sembra da sottolineare positivamente il metodo seguito dal Ministro, orientato ad affrontare in modo approfondito e sistematico i problemi tecnici anche complessi in un?ottica di lungo respiro, coinvolgendo al massimo livello la Comunità Scientifica e secondo un disegno strategico, suo e, evidentemente, del Governo, organico e integrato, basato sulla sinergia tra i tre pilastri RICERCA – CONOSCENZA ? INNOVAZIONE. Nel merito, condivido appieno l?approccio equilibrato del MIT sull?Open Source, aperto alla sua promozione come importante elemento di innovazione non solo tecnologica, ma anche e soprattutto dei modelli di produzione e di business, senza tuttavia soggiacere a tentazioni dirigistiche pericolose e ingiustificate. In sintesi, mi sembra, l?espressione di una linea che rifiuta sudditanze ai grandi produttori di software, ma anche facili quanto dannosi ideologismi o fughe in avanti. Ciò anche per la delicatezza e la criticità delle funzioni delle PA, per la preminenza e l?interesse generale di una competizione aperta e fair sul mercato globale, per la necessaria, piena autonomia decisionale degli operatori privati. Un buon segnale, dunque, per la promozione della Ricerca e per la diffusione dell?Innovazione nell?interesse dei cittadini?. Prof. Giampio Bracchi Presidente Fondazione Politecnico di Milano “L?esame approfondito condotto dalla apposita Commissione del MIT sulle opportunità offerte dal software ?open source?, sulla maturità del suo mercato e sul suo potenziale impatto sulla spesa informatica della Pubblica Amministrazione, è certamente molto utile sia per orientare coerentemente le politiche tecnologiche della nostra Pubblica Amministrazione, sia anche per offrire spunti per lo sviluppo dell?industria e dei servizi informatici in Italia e in Europa. Gli investimenti tecnologici della Pubblica Amministrazione sono importanti, infatti, non solo per innovare la gestione e i servizi delle amministrazioni, ma anche per far crescere l?industria nazionale ICT tramite progetti avanzati che consentano di formare soluzioni e competenze trasferibili anche al settore privato. L?approccio ?open source? costituisce un cambiamento radicale rispetto alla situazione dei primi 50 anni dell?informatica, e offre importanti opportunità in primo luogo per l?industria europea del software, che è notoriamente assai debole nella piattaforme proprietarie, e che raramente ha la dimensione per poter sperare anche in futuro di affermare proprie piattaforme. In secondo luogo, già oggi il mercato del software ?open source? assicura sufficienti garanzie e dimensioni per costituire una opzione da considerare con attenzione nelle scelte tecnologiche degli utilizzatori, e in particolare della Pubblica Amministrazione. Certo, come si evidenzia anche nell?indagine conoscitiva del MIT, mancano ancora diffuse esperienze in progetti di grandi dimensioni, le competenze professionali reperibili non sono ancora quelle riscontrabili per i principali prodotti proprietari, e i costi associati agli sviluppi su misura sono comunque preponderanti rispetto alla pura acquisizione delle piattaforme software. I benefici economici sono, però, già oggi significativi, soprattutto per applicazioni di informatica diffusa, caratterizzate da un gran numero di punti intelligenti (e quindi dotati di prodotti software) di accesso alle reti, e molti dei limiti sopra ricordati cadranno presto: è dunque già ora il momento per attivare significativi progetti ?open source?, e la Pubblica Amministrazione può giocare un ruolo di spinta anche nei confronti del mercato aziendale?.
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