Politica

Staminali Made in Italy. Eppur si muovono

Non di solo Nobel. Che cosa si sta sperimentando nei nostri centri

di Sara De Carli

Avevano detto che a settembre 2007 sarebbero partiti con la sperimentazione sull?uomo. Settembre è passato e Angelo Vescovi, direttore della Banca delle cellule staminali cerebrali di Terni, di previsioni non ne fa più. «Perché alla fine dipende tutto dai soldi, non da me». E dei 200mila euro che mancano – e per cui Vescovi a metà settembre ha lanciato un appello davanti al microfono di Maurizio Costanzo – ne sono arrivati pochini: circa 35mila. E tutti da privati cittadini.

La Banca delle cellule staminali cerebrali di Terni è nata nel luglio 2006 da una inedita sinergia: quella tra lo scienziato Vescovi e il vescovo Paglia. Non è un gioco di parole: il vescovo di Terni, Vincenzo Paglia, è stato il primo presule ad avere il coraggio di buttarsi in un progetto di ricerca scientifica sulle cellule staminali, mettendoci la faccia e pure i soldi. Sono partiti con un finanziamento di 300mila euro della Fondazione Carit, e di 25mila euro a testa per gli altri soci fondatori (Diocesi, Comune e Camera di commercio), a cui nei mesi successivi si è aggiunto un contributo di circa mezzo milione di euro della Cei.
Il laboratorio è nato pian piano, facendosi i conti in tasca, ed è costato un milione di euro. «Se avessi avuto tutti quei soldi sull?unghia, anziché un anno ci avremmo messo sei mesi», dice Vescovi. Ma tant?è.

Le regole del protocollo Gmp
Il laboratorio comunque ora è a regime. Produce cellule staminali cerebrali, materia prima per trapianti su pazienti affetti da malattie neurodegenerative: dalla sclerosi multipla alla sclerosi laterale amiotrofica, dal morbo di Tay Sachs alla malattia di Caravan. «Preleviamo cellule staminali cerebrali da feti abortiti spontaneamente, senza problemi etici, e le facciamo moltiplicare. È una cosa che si può fare da anni, dal 1997. La novità è che qui abbiamo voluto che tutto, proprio tutto, seguisse le regole severissime del protocollo Gmp – Good manifacturing practice. Vuol dire usare solo certi brodi di coltura, già certificati, e certi reagenti; e soprattutto dare la tracciabilità completa del percorso della cellula», spiega Vescovi. Per capire la rigidità del protocollo, basti dire che oggi in Italia ce l?hanno solo tre ospedali pubblici e che la metà delle garanzie qui richieste negli Stati Uniti sarebbero abbastanza per iniziare la sperimentazione sull?uomo.

Per questo servono i 200mila euro: «Perché noi siamo pronti», dice Vescovi, «tra quindici giorni potremmo avviare le procedure per la certificazione, ma la certificazione ha un costo e in più per farlo ci serve una persona che segua la pratica. Una persona che per tre anni segua il progetto: stipendio, trasferta a Terni, alloggio pagato. Agli altri laboratori non serve, a noi sì. Voglio tutte le garanzie, perché mi dà fastidio chi dice che la scienza fa sperimentazioni selvagge. Ma mi fa schifo che si ostacoli chi prova ad aiutare i pazienti».

Le cellule staminali cerebrali prelevate dai feti sono cellule già determinate e non possono più trasformarsi in nulla di diverso. Questo è il limite delle staminali adulte rispetto a quelle embrionali. Però si possono moltiplicare all?infinito: Vescovi parla di dieci alla quarantesima, che è come dire che da ogni cellula si possono ottenere un milione di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di cellule, pronte per essere trapiantate nei pazienti con danni neurologici. «Con quelle cellule potremmo trapiantare tutta l?umanità vissuta sulla Terra, non solo quella presente. Ma la cosa veramente significativa è che ci sono evidenze scientifiche, dimostrate non solo dal mio team ma da altri ricercatori e per questo assolutamente attendibili, che dicono che il trapianto di cellule cerebrali sane in un tessuto malato ha effetti importanti sulla sclerosi multipla e verosimilmente anche sulla Sla. Per non parlare delle scoperte che – a cascata – potrebbero derivare da questi studi anche per altre malattie. Potrei citargliene una ventina».

Rallentare la sclerosi
La prima a partire quindi dovrebbe essere la sperimentazione sulla sclerosi multipla, e subito dopo quella sulla Sla. In entrambi i casi si tratterà di ?sperimentazione compassionevole?, perché non promette di guarire la malattia, ma solo di rallentarla. Alla fine una previsione Vescovi la fa: «Ci vorrà un anno per ottenere la certificazione Gmp e spero che nel frattempo sia possibile anche elaborare i protocolli clinici per la sperimentazione, che vanno messi a punto insieme ai medici e alle associazioni di pazienti». Ce la farà? «Finora la mia voce non si è sentita, ma è solo perché non ho parlato», dice Vescovi. «E a questo punto me ne frego dell?orgoglio nazionale: la sperimentazione la faccio con chi mi darà i soldi»

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