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STAMINALI. La Cina stringe sul turismo della speranza

Pubblicate oggi le nuove linee guida

di Sara De Carli

Il mondo dà un giro di vite al turismo legato alle cellule staminali. Oggi a Londra sono infatti state presentate le nuove linee guida congiunte, redatte da ricercatori europei e cinesi, che prescivono ai medici cinesi dei comportamenti più restrittivi nell’utilizzo di cellule staminali per la cura di pazienti. Anzi, letteralmente, che «scoraggiano i medici cinesi dal prescrivere trattamenti ingannevoli o non garantiti riguardanti cellule staminali».
Le nuove linee guida, elaborate da un team di esperti europei e cinesi della BIONET, hanno richiesto tre anni per la realizzazione e andranno a rinforzare i limiti legali per l’uso delle cellule staminali imposti in Cina a partire dallo scorso maggio e le regolazioni del 2007 della International Society for Stem Cell Research. La notizia è rilanciata in Italia da Aduc.
“Attualmente la Cina e’ un centro mondiale per il turismo da cellule staminali, ma non tutti i trattamenti hanno ricevuto approvazione”, ha detto Qiu Renzong, vicepresidente della commissione etica del ministero della Salute cinese. “Sono circa 50 le istituzioni cinesi che potrebbero aver offerto trattamenti a base di staminali a pazienti disperati per migliaia di dollari. Il numero di morti dovuti a questo e’ ignoto: l’intera area e’ stata priva di regolazioni, e il numero di pazienti e’ difficile da stimare”.
Le nuove linee guida, secondo Qiu, dovrebbero essere invece capaci di porre un freno alla diffusione di pratiche mediche non idonee. “Lo scopo e’ eliminare dalla piazza tutti i trattamenti ingannevoli, che non offrono garanzie e che non sono stati approvati prima dalle autorita’ competenti”, ha detto Qiu. “Non vogliamo abbattere le speranze dei pazienti che vogliono rivolgersi alle staminali, ma metterli al riparo da trattamenti inefficaci e dannosi”.
Già a maggio la Cina aveva proibito la commercializzazione di line staminali che non fossero state sottoposte ad appropriati trials clinici e ammesso in qualche modo il problema di una deregulation che portava a non avere idea del numero di pazienti provenienti da tutto il mondo e danneggiati in Cina da trattamenti sanitari non testati.
Leggi l’inchiesta di VITA su chi va a farsi curare in Cina, di Chiara Sirna:


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