Salute
Stamina, stop alla sperimentazione
Lo ha deciso il ministro della Salute Beatrice Lorenzin: «non ha i requisiti ed è pericoloso per i pazienti». La replica di Vannoni, «ci trasferiremo all'estero»
di Redazione
La sperimentazione del metodo Stamina «non può ulteriormente essere proseguita». È quanto si legge in un documento di presa d'atto firmato dal direttore generale del ministero della Salute Marcella Marletta, illustrato in una conferenza stampa al dicastero sulla sperimentazione del metodo Stamina, dopo il parere negativo del Comitato di esperti. «Questa è una conferenza che non avrei mai voluto fare, mi sarebbe piaciuto molto che questa vicenda avesse avuto un epilogo diverso. Ma il metodo Stamina non ha i requisiti per la sperimentazione ed è pericoloso per i pazienti», ha sottolineato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, nel corso della conferenza stampa. Al ministro sarebbe piaciuto «soprattutto dare una risposta alle famiglie che si sono aggrappate alla possibilità di avere una cura, che purtroppo non c'è».
Il documento tiene conto di un parere dell'avvocatura dello Stato e del parere negativo reso dal comitato scientifico nominato dal ministro della Salute che ha evidenziato la mancanza dei «presupposti di scientificità e sicurezza per avviare la sperimentazione». Il comitato ha inoltre sottolineato la «inadeguata descrizione del metodo, mancando una descrizione del differenziamento neurale delle cellule», «l'insufficiente definizione del prodotto, sia perché le cellule da iniettare non sono definite in maniera corretta, sia perché non viene presentato alcun saggio funzionale che ne dimostri le proprietà biologiche», nonché «potenziali rischi per i pazienti, specie per quanto concerne l'utilizzazione di cellule allogeniche, per la mancanza di un piano di identificazione, screening e testing dei donatori, con conseguente esclusione della verifica di malattie e agenti trasmissibili (Hiv, Hbv, Hcv)».
«La decisione resa nota oggi incide sulla parte sperimentale». Per quanto riguarda i malati in cura presso gli Spedali Civili di Brescia «pende il giudizio del Tar della Lombardia. Si attende per novembre la sentenza relativa al blocco imposto dall'Aifa» sui laboratori bresciani, ha precisato Lorenzin che ha poi affermato: «Avrei intenzione di destinare» i 3 milioni di euro che dovevano servire alla sperimentazione del metodo Stamina «alla ricerca sulle malattie rare, per seguire un filone che avevamo aperto». In ogni caso, «ho chiesto al presidente dell'Iss Fabrizio Oleari di poter avere accesso alle cartelle cliniche dei pazienti di Brescia per farne un esame accurato e dare risposte a tutte le domande che questa vicenda lascia», ha concluso Lorenzin.
«Credo che il ministro Lorenzin e il comitato di esperti che ha nominato siano molto pericolosi per la salute degli italiani», è il primo commento a caldo di Davide Vannoni, presidente di Stamina Foundation. «Siamo caduti nel grottesco», ha attaccato Vannoni. I potenziali rischi del metodo, indicati per giustificare il no allo studio, «sono semplicemente ridicoli. Solo pretesti mal fatti». E annuncia: «La sperimentazione sul metodo Stamina si farà all'estero, credo sia probabile negli Usa. In Italia aspetteremo politici più illuminati». «Dall'estero abbiamo avuto varie proposte», ricorda Vannoni. Ma «il dialogo è molto stretto soprattutto con Camillo Ricordi», docente all'università di Miami in Florida, dove dirige il Centro trapianti cellulari e il Diabetes Research Institute.
«È patetico», incalza Vannoni. «Al di là del fatto che non voler conoscere è un insulto all'intelligenza dell'essere umano, i potenziali rischi per la salute indicati dagli esperti» e recepiti dal ministero «sono ridicoli. Qualunque medico, leggendo queste motivazioni, si farebbe delle grandi risate». «Il primo punto che ci viene contestato – spiega il presidente di Stamina Foundation – è il fatto di non avere previsto analisi sul donatore, per scongiurare l'eventualità di infezioni. Ma questi controlli sono un passaggio ovvio: è come dire che il chirurgo prima vi fare il carotaggio debba lavarsi le mani e mettersi i guanti. Bisogna scriverlo? Allora bastava aggiungere una riga». Il secondo rischio individuato dagli esperti, per Vannoni è «ancora peggio del primo: poichè l'iniezione avviene per via spinale, si paventa il pericolo di encefalomielite. Ma allora il ministro Lorenzin non si fida dei suoi ospedali, visto che le rachicentesi si fanno di routine, addirittura in sala degenza". Infine, «il terzo rischio indicato è il più assurdo di tutti. Si dice che non facciamo filtrazione del campione a monte, e quindi che c'è la possibilità di iniettare oltre alle staminali anche impurità potenzialmente pericolose. Ma la filtrazione – replica Vannoni – avviene mediante centrifugazione: le cellule vengono centrifugate 4 volte prima di essere messe in coltura, e una volta in coltura vengono lavate ogni 2 giorni. Si tratta di prodotti super sterili», assicura. Vannoni spera di poter cambiare presto interlocutore istituzionale «Con le dimissioni (dei ministri dei Pdl, ndr) c'eravamo quasi riusciti», dice. «Ora – conclude – non ci resta che aspettare politici più illuminati, e intanto andare all'estero. Ma se il comitato che avrebbe dovuto valutare la sperimentazione era lo stesso che ha formulato il parere, allora preferisco che tutto sia finito qui».
«Senza sperimentazione siamo morti che camminano. Ma non ci fermiamo siamo pronti anche a gesti clamorosi», è invece il parere di Sandro Biviano, affetto come il fratello Marco da distrofia, che da mesi è in presidio permanente in Piazza Montecitorio a Roma per la libertà di cure con il metodo Stamina. «Quello che abbiamo chiesto al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, incontrata qui al presidio in Piazza Montecitorio – sottolinea Biviano – è di valutare le cartelle cliniche dei pazienti in cura agli Spedali Civili di Brescia con il metodo Stamina, ma il comitato scientifico non l'ha fatto. La nostra protesta andrà avanti anche dopo questa decisione arrivata oggi, ed è – precisa – per il rispetto dell'articolo 32 della Costituzione e quindi la libertà di scegliere come curarci».
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