Politica
Stabilità, la direzione è quella giusta
«La legge di stabilità 2016 stanzia oltre 3.000 milioni per la spesa sociale, la scelta più importante riguarda una misura strutturale di contrasto alla povertà che inaugura una vera discontinuità rispetto al passato», scrive Riccardo Bonacina nell'editoriale del numero di novembre del magazine in edicola da venerdì 6
La legge di stabilità è finalmente precipitata in un atto Parlamentare: il Disegno di Legge 2011 incardinato al Senato. Proviamo a fare una prima valutazione di un provvedimento che da qui a Natale subirà parecchi cambiamenti nei dettagli e negli stanziamenti interni se non nella struttura.
Rispetto alla Legge di stabilità 2013 a firma Monti, quella che aveva azzerato il Fondo non autosufficienza e per il Servizio civile, gli stanziamenti per il sociale sono cresciuti del 125% e rispetto alla Legge di Stabilità 2014 dell’80%, comparando voci similari si passa dai 1.860 milioni previsti nella Finanziaria di Letta agli oltre 3.000 milioni previsti nella Stabilità 2016. Renzi incrementa la spesa sociale anche rispetto alla scorsa Legge di Stabilità da lui firmata, con un più 300 milioni sullo scorso anno. In sostanza ci sembra di poter dire che viene riaffermata la giusta direzione che vede finalmente nella spesa sociale non più un lusso o una cosa da ricchi, ma un investimento necessario a qualsiasi ipotesi di sostanziale sviluppo. Nelle pagine interne troverete una prima analisi e un primo giudizio sulle singole misure e stanziamenti, qui voglio soffermarmi su una delle misure previste nella Legge di Stabilità 2016, quella dedicata al contrasto della povertà.
Si tratta di una misura che segna una svolta vera nelle politiche di welfare e una discontinuità radicale nella storia repubblicana, ed è un peccato che il dibattito politico mediatico non lo segnali, anche incalzando il Governo a fare ancora di più, limitandosi alla zuffa sulla misura del contante. Zuffa che segnala una volta di più la pochezza culturale di parte della sinistra in questo Paese.
Sinora i Governi, di centro-destra come di centro-sinistra, avevano sempre dichiarato profonda preoccupazione per gli ultimi, espresso l’intenzione di sostenerli ma poi volgevano lo sguardo altrove. Al più sono state attivate misure temporanee – sperimentazioni e una tantum – per loro natura incapaci di modificare durevolmente il nostro welfare e destinate a platee irrisorie. Il risultato è che oggi in Europa solo l’Italia, insieme alla Grecia, è priva di una misura contro la povertà assoluta dedicata al milione e mezzo di famiglie che non raggiungono uno standard di vita definito dall’Istat “minimamente accettabile”.
La legge di stabilità 2016 segna una duplice discontinuità positiva rispetto al passato. Primo, i finanziamenti: viene compiuto uno sforzo senza precedenti, stanziando 600 nuovi milioni per il 2016 e 1 miliardo a partire dal 2017. Aggiungendo a questi fondi altri già disponibili per sperimentazioni e misure diverse, si raggiunge una cifra, variabile negli anni, intorno a 1,6 miliardi di euro. Secondo, la progettualità: non si prevedono più provvedimenti temporanei bensì un’azione strutturale e duratura fatta di trasferimenti monetari e servizi in capo a Comuni e Terzo settore. Il target indicato dal Governo sono le famiglie con minori (oltre un milione i minori che vivono nella povertà), ed è secondo noi un giusto inizio, si tratta di un investimento sul capitale umano, importantissimo, offrendo a tutti un quadro di pari opportunità. Un punto di arrivo? No, ma certamente un buon inizio.
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