Politica

Squinzi e Camusso vs Monti e Montezemolo. Il conflitto c’è, per fortuna

di Riccardo Bonacina

La querelle tra Giorgio Squinzi, imprenditore di seconda generazione e presidente di Confindustria, e il premier Mario Monti seguito a ruota da Luca Cordero di Montezemolo, al di là di qualche aggiustamento di tiro a me pare un conflitto reale. I fatti sono questi. Sabato 7 luglio il presidente di Confindustria a margine di un incontro-confronto con la leader di Cgil Camusso a Serravalle Pistoiese commentò così l’intervento della sindacalista: «Condivido praticamente tutto quello che ha detto. Abbiamo vissuto 30 anni da cicale, ora dobbiamo iniziare a pensare da formiche, anche se l’obiettivo del pareggio di bilancio mi sembra ampiamente esagerato, dobbiamo anche evitare la macelleria sociale». Apriti cielo, a stertto giro d’agenzia Mario Monti si è reso protagonista di un vero intervento a gamba tesa con l’accusa di lesa maestà al manovratore: «Dichiarazioni di questo tipo, come è avvenuto nei mesi scorsi, fanno aumentare lo spread e i tassi a carico non solo del debito ma anche delle imprese, e quindi invito a non fare danno alle imprese». Subito a ruota Luca Cordero di Montezemolo, già presidente di Confindustria: «Dichiarazioni come quelle di Squinzi, sia nel merito che nel linguaggio, non si addicono a un presidente di Confindustria, fanno male e sono certo che non esprimano la linea di una Confindustria civile e responsabile». Insomma vietato parlare di desertificazione sociale, chi lo fa è un antitaliano e fa il male del Paese. Insomma la solita storia.

Ma, c’è un grande punto di novità a me pare, anche a livello simbolico, quell’immagine dei due leader delle forze del lavoro e della produzione a braccetto che accusano di macelleria sociale chi governa a comando delle tecnoburocrazie finanziarie ed europee ha un impatto su cui val la pena soffermarsi.

Lo fa oggi uno dei più acuti osservatori e biograi della nostra società, Giuseppe De Rita con un bell’editoriale su Il Corriere della sera. scrive De Rita: «Se si rilegge con calma il puntuto contrasto tra il presidente del Consiglio e quello di Confindustria si capisce che siamo in presenza di un ritorno sulla ribalta di un nostro antico e irrisolto problema: la contrapposizione fra dimensione verticale e dimensione orizzontale della dinamica economica e sociopolitica. Monti è oggi l’interprete più accreditato della spinta verticale, forte del suo rapporto di vertice con i vertici della finanza internazionale e delle istituzioni europee; è propenso in Italia a concentrare il potere in poche sedi a forte tecnicalità (Banca d’Italia, Consip, Cassa depositi e prestiti, Inps). Resta fuori dalla sua sensibilità la dimensione orizzontale del nostro sviluppo garantita dalla molteplicità dei soggetti operanti sul territorio (Comuni, Province, Comunità montane, aziende sanitarie nell’immenso campo della piccola e piccolissima impresa e del lavoro autonomo). Avrà le sue buone ragioni dovendo trattare con strutture che aspettano rigore e ancora rigore, e che pensano che i piccoli soggetti vivano di ingovernabile vizioso corporativismo; è altrettanto ragionevole rendersi conto che la verticalizzazione decisionale rende desertico il panorama della nostra attuale società destinata ad avere sul territorio sempre meno Comuni, meno Province, meno uffici postali, meno stazioni dei carabinieri, forse meno imprese. E il deserto, come si sa, tende sempre a crescere se non ci sono adeguati presidi di vita. (…) Se la stessa Confindustria, la struttura più decisa a far presenza politica di vertice, ha lanciato l’allarme significa che il pericolo della desertificazione orizzontale del sistema esiste ed è grave».

Già, proprio così, perchè stupirsi se chi ogni giorno e alle prese con un lavoro che non c’è più o che si restringe (cassa integrazione ed esodati) e chi prova a produrre beni e servizi senza venir considerato dalle politiche di vertice si incazza? Dovrebbe dire “Va tutto bene madama la Marchesa”?

Come promemoria ecco qui i risultati del Governo Monti così come appaiono al Paese reale, quello di chi si sbatte ogni giorno (fonte: Rischio Calcolato)

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