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Sputo

Ha perso la sua dignità storica di massima offesa all’onore. E oggi, esiste solo in quanto inquadrato da una telecamera. Ma esiste davvero?

di Alter Ego

Quando il mondo era il mondo delle regole, lo sputo era offesa massima, il peggio del peggio, il massimo dell?affronto. Sputo come rottura dell?onore, degno di essere lavato con sangue perché la sostanza stava nella forma, nel cerimoniale, nella liturgia. Nell?essere ciò che si doveva e niente più.
Purtroppo questo mondo delle regole e dell?onore, in cui ci si uccideva per una sfumatura, il mondo delle virtù cardinali e del cardinal De Retz, della cavalleria e dell?arma bianca, è superato dall?etica mercantile e poi industriale, in cui la morale si fa moralismo, l?estetica stile, i fatti cronaca, le cose rappresentazioni. Un altro mondo in cui tutto non è ciò che è ma ciò che appare rispetto al sistema, ovvero alla subordinazione delle immagini regolate dall?equivalente universale, il denaro.
Visto che è così, che non c?è più rito, né mito, né legame, non solo non c?è più la sostanza dello sputo, ma anche l?apparenza, sciolte in una superficialità mediata dalle immagini e dagli zeri delle multinazionali.
Visto che è così, visto che persino uno sputo avviene, esiste e ha senso se e solo se è inquadrato da una telecamera in un gioco che non è più un gioco ma uno scontro di interessi, che senso ha discuterne la moralità? Se lo sputo accade non perché esiste, avviene, ma perché è fotografato, siamo davvero ancora davanti a uno sputo? E per di più in un mondo altamente immorale che dietro il buonismo residuo del mito sportivo e dell?appartenenza maschera sordidi scandali e immorali maneggi, è ancora uno sputo?

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