Sostenibilità

Spremuti Parmalat

sempre più frequenti scandali finanziari hanno messo in luce le organizzazioni di difesa dei consumatori (di Ida Cappiello e Francesco Agresti).

di Ida Cappiello

Non era mai accaduto prima. L?Intesa dei consumatori è stata ricevuta dal direttore generale di Bankitalia, strappando la promessa di un?indagine sui bond. Non solo: ha ottenuto anche di incontrare il presidente della Consob. E una delle sigle aderenti all?Intesa, il Codacons, ha addirittura annunciato di voler fondare un partito in occasione delle prossime elezioni europee. Qualcuno, forse, fa anche paura: “Striscia la notizia ha fatto un servizio su di noi, ma è stato già rinviato due volte, non ci hanno spiegato perché”, dice Vincenzo Donvito, presidente di Aduc, piccola ma agguerrita associazione che ha proposto ai consumatori italiani la ?class action?, l?azione legale collettiva di diritto americano, terrore delle grandi corporation.
Certo è che l?esplosione del crack Parmalat rappresenta un?opportunità senza precedenti per le associazioni di consumatori: quella di diventare finalmente stakeholder di primo piano nel rapporto con poteri finanziari che, messi alla sbarra, diventano meno arroganti e più disponibili al dialogo. Un ruolo, però, da riempire con servizi concreti. Quali?

Un solo scopo, azioni diverse
Tutte le sigle, com?è facile immaginare, offrono ai risparmiatori traditi consulenze di base (come la redazione di un reclamo scritto) a costi contenuti. I profili di azione però non sono tutti uguali: c?è chi sta approfittando dell?esasperazione dei cittadini per portarli in piazza, chi intensifica la lobbying politica, chi raccoglie silenziosamente migliaia di segnalazioni. Per l?Intesa dei consumatori (che riunisce Adusbef, Codacons, Adoc e Federconsumatori) è il momento del pressing politico. Adusbef parla di “partecipazione straordinaria e strabocchevole” alle manifestazioni dei risparmiatori coinvolti nelle vicende Cirio, Parmalat e Argentina, e annuncia una grande manifestazione nazionale, che si terrà a Roma a fine febbraio. “La nostra è una scelta”, spiega Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori, legata alla Cgil. “Il consumerismo deve diventare un movimento di massa, far sentire la sua voce, e chiedere di più. Le mediazioni spettano ad altri, noi dobbiamo essere radicali. Per questo manifestiamo, abbiamo chiesto le dimissioni dei vertici Abi, costituito il Comitato investitori Parmalat. E andremo avanti finchè non vedremo dei risultati”.

Prima conciliare, poi citare
Più defilata Altroconsumo, prima realtà del consumerismo italiano con 300mila soci. “La nostra forza non è il contenzioso con le aziende, ma l?informazione preventiva”, chiarisce Ivano Daelli dell?Ufficio studi. Le nostre riviste specialistiche per i soci, il bimestrale Soldi & Diritti, il settimanale Soldisette e il mensile Fondi comuni, pubblicano regolarmente test comparativi sui prodotti finanziari. Per fare un esempio, abbiamo sempre sconsigliato i prodotti My Way e 4You, e tra i nostri soci non le ha comprate quasi nessuno”. Su Parmalat, l?associazione si è limitata a sconsigliare di agire in giudizio da soli (l?assistenza non è comunque prevista), e sta valutando la possibilità di cause collettive, anche sulla base delle 3.500 segnalazioni ricevute.
Adiconsum ha messo a segno un bel colpo sul caso Cirio, sottoscrivendo il protocollo d?intesa con Unicredit per il rimborso delle obbligazioni emesse dall?azienda di Cragnotti. L?intesa prevede che le associazioni sottopongano i singoli casi a una commissione composta da Guido Rossi, ex presidente Consob, e Nicola Rondinone, docente di Diritto bancario all?università Bicocca di Milano, entrambi retribuiti dall?istituto di credito. “Il consumatore non deve sostenere alcun costo”, spiega Fabio Picciolini dell?Adiconsum, “noi non chiediamo nemmeno la quota di iscrizione”. Stesso pressing, anche se per gradi, è attuato dalla Lega consumatori Acli: “In prima battuta”, spiega il presidente Pietro Praderi, “sottoscriveremo protocolli d?intesa con le banche disponibili a rimborsare i clienti che hanno perso i propri risparmi. Con quelle non disponibili cercheremo di risolvere la questione in via extragiudiziale, e solo quand?anche questo tentativo dovesse fallire, ci rivolgeremo alla magistratura”.

L?ipotesi di class action
Cittadinanzattiva, insieme alle altre associazioni del cartello Consumatori indipendenti, ha attivato il numero verde Sos Risparmio. A tutti coloro che finora vi si sono rivolti sono state spedite informazioni sulle iniziative future, un modulo per presentare ricorso alla procura di Milano (già 50mila le denunce arrivate) e un altro per chiedere l?ammissione al passivo di Parmalat e, per chi desideri conciliare, l?associazione mette anche a disposizione, a prezzi popolari, i propri legali.
Merita un?attenzione particolare infine l?iniziativa di Aduc, che propone agli investitori Parmalat di partecipare alla class action. “È possibile, perché il 95% dei titoli in mano ai risparmiatori è stato emesso da società di diritto americano. Lo studio legale Milberg di San Diego ha già fatto richiesta al tribunale di New York, e noi stiamo raccogliendo le richieste degli interessati in Italia”, spiegano da Aduc. “L?adesione è gratuita, e solo se si vince la causa, l?avvocato incassa una bella percentuale sul risarcimento, circa il 30%”. I risarcimenti raggiungono spesso cifre astronomiche: infatti la pena, dice esplicitamente la legge, dev?essere “esemplare”.

Ida Cappiello e Francesco Agresti

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.