Economia

Sprecare meno, controllare di più

Farmindustria chiede maggiori controlli per aumentare l'efficienza

di Maurizio Regosa

Sprechi. Inefficienze. Frodi. Sono ostacoli per una sanità buona, che sappia prendersi cura di tutti i cittadini e realizzare buone politiche per la loro salute. È questa la premessa dalla quale è partita Farmindustria per organizzare un seminario (svoltosi ieri a Roma), dal titolo Più controlli, meno sprechi. Liberare risorse per migliorare la sanità.

 Una responsabilità sociale collettiva

Che l’industria del farmaco abbia voluto un confronto pubblico (cui hanno partecipato, oltre ad ufficiali della Guardia di finanza e dei Carabinieri, il procuratore generale della Corte dei Conti, Furio Pasqualucci e il sottosegretario alla Salute, Ferruccio Fazio), è senza dubbio rilevante. Un modo per affermare una sorta di responsabilità sociale collettiva e per proporsi come alleati strategici al Sistema sanitario nazionale che, sia pur collocato ai primi posti delle classifiche internazionali dell’Oms, mostra ampi margini di un miglioramento possibile. A cominciare appunto dalla lotta allo spreco («ancor meno accettabile nel mezzo di una crisi globale», ha sottolineato il presidente Sergio Dompé, che si è detto preoccupato della situazione economica ma anche fiducioso circa la possibilità di superare le attuali difficoltà). Secondo una ricerca condotta dalla Cattolica e da Tor Vergata, semplicemente razionalizzando la spesa non strettamente sanitaria (dalla lavanderia ai rifiuti) si potrebbe risparmiare un miliardo l’anno. Figuriamoci se si riuscisse a semplificare e a gestire meglio la spesa (che comunque supera i 100 miliardi l’anno, ovvero il 6,7% del Pil).

I controlli ci sono

Oltre alla semplificazione, i controlli. Che comunque non mancano, come hanno sottolineato i comandanti Saverio Capolupo (della GdF) e Cosimo Piccinno (dell’Arma). Tant’è che fra il 2005 e il 2007 sono state condotte 972 operazioni (che hanno accertato un danno per 555 milioni di euro), dalle quali è emersa anche una graduatoria delle frodi, che sono imputabili per il 48% al personale, per il 22% agli appalti, per il 17 alle prestazioni sanitarie  e per il 13 ai farmaci. Oltre alle operazioni investigative ci sono poi le verifiche della Corte dei Conti, che in questi anni hanno individuato le varie “patologie” del sistema alle quali si stanno aggiungendo – e aspettano una norma – nuovi fenomeni come l’acquisto dei farmaci on line, al di là di ogni prescrizione e appropriatezza. L’importante è intensificare, come sollecita anche Farmindustria, i controlli e renderli sempre più efficaci.

 

E con il federalismo?

Se si farà fronte comune, sarà insomma possibile ridurre sprechi e inefficienze. Lo si è ripetuto da parte di molti, per lo più consapevoli che il federalismo fiscale – che nelle intenzioni del governo dovrebbe essere approvato in tempi rapidi –  potrebbe essere uno strumento utile per razionalizzare. Lo ha ribadito anche il sottosegretario Fazio, sottolineando l’importanza dei tavoli di confronto (con l’industria del farmaco, i medici, le farmacia) e impegnandosi in una lotta allo spreco che potrebbe partire dal contenimento della medicina cosiddetta difensiva. Quella che i medici prescrivono per tutelare sé stessi (da eventuali recriminazioni dei pazienti) e che “vale” 15 miliardi. «Analisi, spesso radiologiche (e dunque dannose anche agli utenti) fatte per questo solo scopo». Ha anche annunciato, Fazio, i nuovi Lea (che includeranno le protesi per i disabili, l’assistenza domiciliare e costeranno sempre circa 850 milioni di euro l’anno, perché una somma consistente sarà risparmiata con l’abolizione di prestazioni inappropriate) e il lavoro di un gruppo di esperti sui costi standard (in modo da rendere omogenea la spesa dalle Alpi alla Sicilia, cosa che attualmente, come si sa, non è).

 

Tre domande a Sergio Dompé, presidente di Farmindustria

Come si fa a ridurre l’enorme spesa sanitaria?

Sergio Dompé: Una spesa enorme ma non va dimenticato che  siamo tra i paesi che spendono meno, con il 6,7% di Pil. Il che non toglie che bisogna spendere meglio e razionalizzare di più le spese, aumentando i controlli preventivi e in corso d’opera su tutta la filiera. La farmaceutica è una delle spese più sotto controllo, è l’unica che è sotto il tetto quindi noi diciamo: continuiamo con la soluzione della farmaceutica, ma occupiamoci con maggiore serietà dell’84% che in questi anni è cresciuta in modo spropositato

Quanto ci si può attendere dalla riduzione dello spreco?

Dompé: Soltanto su voci apparentemente di secondo livello, mense pulizie, si potebbe risparmiare oltre un miliardo. In totale possiamo pensare ad alcuni punti percentuali che potrebbero essere destinati a coprire meglio i bisogni dei pazienti e a una maggiore efficienza della macchina sanitaria. Sono obiettivi alla portata.

Il ruolo di Farmindustria per l’appropriatezza?

Dompé: Siamo per l’appropriatezza sicuramente di tipo economico. Bisogna vedere perché alcune regioni spendono di più. Ma poi c’è l’appropriatezza delle prestazioni. Oggi ci sono pazienti che non hanno accesso alle terapie o l’hanno in ritardo. Chiediamo una correttezza nell’applicazione delle regole in cui l’economia abbia un ruolo, ma che non ci sia soltanto una regola economicistica perché altrimenti si potrebbe spendere meno ma peggiorare il livello delle prestazioni. Bisogna spendere il 10% in meno a vere le stesse prestazioni.

 

 

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