Salute

Spot, scienza e fantasia insieme contro l’Aids

Giovani tra i 13 e i 24 anni da tutto il mondo per il concorso lanciato da una fondazione non profit.

di Federico Cella

I piccoli leoncini della Quinta Competizione di Cannes per giovani creativi hanno ruggito il loro verdetto. Una decisione quest’anno particolarmente importante, perché i team creativi, composti in rigida tradizione pubblicitaria da un copy writer e da un art director, si sono dovuti sfidare su un terreno impegnato e impegnativo: produrre una campagna a favore della Amfar, la Fondazione americana per la ricerca contro il virus dell’Aids. Il messaggio che hanno dovuto trasmettere i 550 giovani, provenienti da 32 Paesi, con un’età compresa fra i 13 e i 24 anni, era quello di ricordare che il virus dell’Hiv è tutt’altro che battuto (vedi altro articolo in pagina) e di spingere i propri coetanei oltre che ad avere comportamenti non a rischio, a sostenere attivamente la ricerca scientifica. L’iniziativa rientrava nell’ambito del 46° Festival di Internazionale di Cannes per la pubblicità, e fa parte degli strumenti adottati dall’Amfar, fondazione non profit, per raccogliere e convogliare fondi a favore della ricerca mondiale contro l’Aids. Un compito che è stato sostenuto in questa occasione da importanti multinazionali come Apple ed Epson, e dal gruppo editoriale del Time, e che va a ricollegarsi all’importante iniziativa di maggio, che ha visto schierarsi contro l’Aids anche il Festival Internazionale del Cinema di Cannes, con madrina d’eccezione per Amfar l’inossidabile Elizabeth Taylor. Nomi meno di prestigio, ma altrettanto sensibili all’argomento, sono quelli dei sei vincitori della Competizione, le cui opere potete vedere in pagina. Si tratta dei portoghesi Liliana Maria Miguel Carvalho e Sandro Rogerio Charlois Porto (primo posto), degli americani Dawn McCarthy e Xenia Rutherford (secondo) e dei turchi Ozlein Cengiz e Irem Goren (terzo). Le altre opere in concorso, tutte contraddistinte da una confortante sensibilità sull’argomento, possono essere visionate presso il sito ufficiale del Festival di Cannes per la pubblicità, all’indirizzo:www.canneslions.com/. L’Africa nasce col virus L’Aids avanza. Ma mentre nei Paesi occidentali, grazie alle terapie, somministrate anche alle mamme sieropositive durante la gravidanza, il virus ha trovato se non un suo antidoto almeno un muro farmaceutico che impedisce la sua diffusione incontrollata, i Paesi in via di sviluppo si ritrovano in completa balia del virus dell’Hiv. In grado, in questi ultimi anni e soprattutto in Africa, non solo di provocare milioni di morti e di nuovi infetti, ma anche di bloccare e quindi far regredire il grado di sviluppo economico e sociale di questi Paesi. È il nuovo tipo di allarme che viene da Lusaka, Zambia, non a caso la sede dell’undicesima Conferenza mondiale sull’Aids, dove erano presenti anche alcuni esponenti della Banca mondiale che hanno sottolineato come la diffusione del virus stia intaccando dall’interno la produzione di questi Paesi. Callisto Madavo, vicepresidente dell’agenzia economica Onu per l’Africa, è infatti arrivato a definire «l’Aids come la principale minaccia per lo sviluppo nell’Africa subsahariana, con conseguenze catastrofiche che non potranno che aggravarsi». E una sorta di conferma di questa oscura previsione pare proprio arrivare dai capi di Stato africani, tutti rigorosamente assenti, forse perché poco interessati, durante la due giorni di Lusaka. Dove, tra l’altro, si è anche dovuto fare i conti con delle cifre da vero olocausto infantile: la metà dei bambini nati nel continente ha il virus dell’Hiv, che dalla metà degli anni Ottanta ha iniziato a far precipitare la speranza di vita, scesa in alcune zone a soli 17 anni. Percentuali che, per fare un esempio, portano un adolescente dello Zambia ad avere qualcosa come il 60% di possibilità di contrarre il virus durante la sua vita. Una situazione insostenibile, che trova eco anche dal Summit mondiale sull’Aids che si è concluso la scorsa settimana a Roma. Secondo la Ias (International Aids society), infatti, ogni anno nel mondo sono circa 2,5 milioni le donne sieropositive che hanno dei bambini. Un dato che nei Paesi occidentali non è particolarmente a rischio (perché la trasmissione del virus tra madre e figlio è del 3-4%), ma che diventa vera emergenza nei Pvs, dove il pericolo della trasmissione è del 25-30%, a causa della quasi totale mancanza di cure adeguate (perché troppo costose) in questi Paesi. Stefano Vella, presidente Ias, non ha dubbi: «L’unica speranza, che è il nostro obiettivo, è quella di costringere le aziende farmaceutiche ad abbassare i prezzi, e quindi rendere disponibili anche in questa parte del mondo i successi ottenuti in questi anni nei Paesi occidentali. Bisogna colmare l’abisso medico che separa i ricchi dai poveri». F. C. I toni del grigio: hi-tech per anziani Sarà dedicata ai servizi e alle tecnologie per la Terza età la rassegna “Gli infiniti toni del grigio”, all’ Umbriafiere di Bastia Umbra dal 1 al 3 ottobre. La manifestazione alla sua prima edizione (la promuove Umbriafiere in collaborazione con enti locali e associazioni) propone mostre, convegni, esposizioni di attrezzature che interessano la Terza età. Durante la rassegna si parlerà dell’efficacia del modello assistenziale e della valutazione dell’autosufficienza degli anziani ospiti nelle strutture residenziali umbre, ma non solo. Saranno affrontate le problematiche relative all’assistenza domiciliare con la partecipazione delle cooperative sociali e delle associazioni di volontariato. Nell’ambito della tre giorni, verranno proposti sistemi abitativi funzionali per la vita dell’anziano e ci sarà una parte espositiva con tecnologie applicate all’assistenza. Una sezione, infine, è dedicata al turismo con le varie offerte di svago e vacanza per gli anziani. All’incontro “Un patto tra generazioni: sviluppo e solidarietà”, previsto per sabato 2 ottobre, è annunciato l’intervento della ministra Livia Turco. Info: 0347.3774404.


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