Forse perché la materia è complessa o forse perché, come di solito accade nel nostro Paese, le questioni cruciali si affrontano sempre all?ultimo momento, fatto sta che solo nelle ultime settimane ha fatto irruzione nel dibattito economico la questione degli Accordi di Basilea 2. Della nuova regolamentazione definita dal Comitato di Basilea, in materia di requisiti patrimoniali delle banche (divenuti molto più stringenti e onerosi). E del rischio che essi sottendono per una vasta categoria di soggetti: il credit crunch.
Ossia il razionamento, se non addirittura l?esclusione dall?accesso al credito, innanzitutto delle piccole e medie imprese e delle organizzazioni non profit.
Di quelle realtà, cioè, che hanno con la banca, soprattutto se locale, un rapporto prevalentemente informale, di fiducia e conoscenza reciproca, piuttosto che improntato all?adesione formale a rigidi quanto farraginosi parametri standard per ottenere prestiti.
«I nostri clienti li conosciamo bene», spiega Augusto Dell?Erba, presidente della Bcc di Castellana Grotte (Bari) e dell?associazione Bcc Puglia e Basilicata, «conosciamo le loro storie, le loro attività economiche, il dialogo è sempre aperto e franco e credo che nessuna decisione presa ?dall?alto?, compresa Basilea 2, potrà mai scalfire questa peculiarità che rappresenta il vero punto di forza di tutto il sistema italiano delle banche di credito cooperativo».
Solo poche voci si sono alzate con forza in questi due anni (la firma degli accordi risale, infatti, al 2001) per mettere in guardia dagli scenari che andavano paventandosi. E, non a caso, sono state espressioni del Terzo settore a farlo: la Banca popolare etica (come ricordiamo nell?intervista al presidente Salviato, pubblicata nella pagina a fianco) e la Compagnia delle Opere.
«Le novità introdotte da Basilea 2», afferma Graziano Tarantini, membro dell?esecutivo nazionale della Cdo e presidente della Banca Akros, «penalizzano gli enti senza fine di lucro perché questi verranno trattati nel segmento retail, alla stessa stregua delle persone fisiche e ciò, oltre a imporre tutta una serie di garanzie patrimoniali per accedere al credito bancario, toglie loro la dignità di essere soggetti economici a tutti gli effetti». «Auspico vivamente che in sede europea», aggiunge Tarantini, «si giunga a una mediazione che affronti questo aspetto, anche perché ritengo che così si premierebbe il credito di qualità e si darebbe un grande contributo a una maggiore trasparenza delle imprese, profit e non profit».
Ma, d?un tratto, avvicinandosi inesorabilmente la scadenza per l?ultima e definitiva revisione del trattato (luglio 2003) in tanti hanno scoperto che se non si corre ai ripari i danni possono essere irreparabili.
Se ne sono accorte le piccole e medie imprese che, tra l?altro, chiedono opportunamente, a gran voce, una disciplina legislativa per i Confidi (attesa da dieci anni) che ne legittimi e valorizzi il ruolo di cerniera tra Pmi e banche, «in particolar modo», conviene il presidente della commissione Finanze del Senato ,Riccardo Pedrizzi, «quando cambiano i comportamenti e la congiuntura si inasprisce».
Soprattutto, se n?è accorto il ministro dell?Economia, Giulio Tremonti, al quale stavolta va dato atto di essersi mosso con determinazione, non temendo una contrapposizione frontale anche con il governatore di Bankitalia, Antonio Fazio che, al contrario, si è sempre dichiarato favorevole a Basilea 2.
Come prima cosa Tremonti ha preso carta e penna e scritto ai banchieri italiani una lunga lettera per metterli in guardia dalle conseguenze che sarebbero scaturite a danno del sistema produttivo da un?applicazione pedissequa degli Accordi: credit crunch, strapotere delle agenzie di rating internazionali, prociclicità (eccessiva dipendenza dal ciclo economico nelle decisioni di erogazione del credito), distorsione della concorrenza (per esempio, negli Stati Uniti solo le prime 10 banche hanno deciso di applicare i criteri di Basilea 2).
Poi, non soddisfatto della terza bozza degli Accordi messa a punto a fine aprile (che prevede più elasticità nella patrimonializzazione delle banche di piccole e medie dimensioni rispetto al vincolo dell?8%), ha deciso di investire della questione la riunione di Deauville del G7/G8.
Ora, quindi, la parola ritorna dai tecnocrati alla politica. Nella dichiarazione finale del G7/G8 si afferma esplicitamente che «i ministri dell?Economia seguiranno da vicino l?evoluzione di Basilea 2 e torneranno a confrontarsi sull?argomento nella prossima riunione di settembre a Dubai».
Auguriamoci ora, che da Tremonti in giù, non ci si dimentichi che del sistema produttivo, giustamente al centro delle sue preoccupazioni per quanto riguarda le difficoltà di accesso al credito che potrebbe accusare, fa parte a pieno titolo anche il settore non profit.
Il SISTEMA BANCARIO
ITALIANO IN CIFRE
Dati di struttura numero
banche 830
gruppi bancari 76
banche spa 246
banche popolari 44
bcc 474
filiali di banche estere 60
sportelli Italia 29.270
filiali estere di banche italiane 95
uffici di rappresentanza 124
dipendenti bancari medi 341.982
Dati di situazione
patrimoniale milioni di euro
raccolta (depositi+obbligazioni)*   881.000
depositi clientela residente*  554.000
obbligazioni*  327.000
impieghi*  984.000
sofferenze nette  20.633
titoli*  140.000
Tassi di interesse   valori %
depositi medi*   1,10
cd 6 mesi*  1,98
prestiti medio*  5,35
prestiti medio erogazioni*
a m/l termine imprese   4,14
prestiti medio erogazioni*
a m/l termine famiglie   5,33
* stime ABI
Come nascono gli accordi di Basilea Gli accordi sui requisiti patrimoniali delle banche sono il risultato del lavoro del Comitato di Basilea istituito nel 1974 dalle Banche centrali dei dieci Paesi più industrializzati. Il Comitato opera nell?ambito della Banca dei regolamenti internazionali, non legifera, formula linee guida, ma le sue proposte sono accettate come normativa vincolante in oltre 100 Paesi. |
per l?informazione al pubblico sui livelli patrimoniali, sui rischi e sulla loro gestione. Da segnalare che il 29 aprile 2003 è stata presentata una terza bozza di Basilea 2 che rende meno rigido il vincolo dell?8%.
Quando entra in vigore Basilea 2 |
Cosa prevedono Basilea 1 e Basilea 2 Il primo accordo del 1988 definisce l?obbligo per le banche di accantonare l?8% del capitale erogato allo scopo di garantire solidità alla loro attività. Il secondo accordo è del gennaio 2001. Si tratta di un documento di consultazione per definire una nuova regolamentazione in materia di requisiti patrimoniali delle banche. Tre i pilastri su cui si fonda: 1) aumentano le tipologie di rischio (operativo, di mercato, di credito) di cui le banche dovranno tener conto per erogare il credito. Per il rischio di credito gli istituti potranno affidarsi ai rating di agenzie esterne oppure costruire un sistema interno; 2) le autorità centrali avranno più discrezionalità nel valutare l?adeguatezza patrimoniale delle banche; 3) sono previste regole di trasparenza |
Quali i rischi per le imprese Il timore è che soprattutto le piccole e medie imprese, così come le realtà non profit, vedano ridursi o negarsi il credito perché considerate più rischiose. In pratica le banche sarebbero indotte a ridurre il credito e ad aumentare nel contempo i tassi di interesse. Inoltre, sorgerebbe il problema della ?prociclicità?: nei periodi di rallentamento economico, l?accordo avrebbe l?effetto di indurre le banche a ridurre gli impieghi, causa il crescere del rischio, con la conseguenza di inasprire la crisi. Quali i rischi per le banche |
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