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Sport sociale: nel Coni ma senza soldi
Per la promozione sportiva un comitato ad hoc dentro quello olimpico nazionale, ma lassenza di dotazione finanziaria alimenta il pessimismo fra i volontari.
Il Comitato nazionale olimpico cambia pelle. La massima istituzione sportiva ha operato fino a oggi sulla base di una legge istitutiva del 1942 che le conferiva priorità di azione su tutto lo sport nazionale. Il decreto legislativo del 23 luglio del 1999, prevedeva il riordino del Coni, grazie alla legge Bassanini. Entro sei mesi, la massima organizzazione sportiva del Paese avrebbe dovuto riscrivere il proprio statuto e le novità non mancano soprattutto riguardo allo sport per tutti. Lo statuto, approvato all?ultimo Consiglio nazionale con 33 voti favorevoli e 1 contrario, prevede l?istituzione di un Comitato nazionale sport per tutti del quale faranno parte i rappresentanti del Coni e degli enti di promozione sportiva, i rappresentanti dell?Anci, della scuola e delle regioni. Almeno sulla carta, dovrebbe rappresentare l?organismo ufficiale che si occupa dello sport sociale in Italia. Tra le finalità del Comitato, recita l?articolo 10, quello di fissare «gli indirizzi per la diffusione e lo sviluppo delle forme di pratica sportiva», inoltre «partecipa a iniziative di promozione e propaganda a livello nazionale in collaborazione con i soggetti competenti in materia, con particolare riguardo alle istituzioni scolastiche e universitarie», infine «stabilisce i criteri generali per l?erogazione di finanziamenti e contributi alle iniziative di promozione e propaganda della pratica sportiva».
Istituito il Comitato sport per tutti, necessita riempirlo di contenuti, prioritari per delle realtà. Non mancano, però, alcune obiezioni che condizioneranno non poco il suo futuro. «Occorre quantificare le risorse economiche a disposizione del Comitato, prima di avviare qualsiasi attività concernente lo sport per tutti» afferma Pietro Menna presidente nazionale dell?Unione sportiva Acli. «Il Coni deve dotare il Comitato di risorse proprie, ma non basta. Lo sport sociale è un problema di cui si deve fare carico lo Stato, proprio come fa per l?infanzia, gli anziani, i senzatetto. La legislazione ordinaria che regola questi ambiti, dovrebbe prevedere anche l?intervento dello sport, altrimenti si rischia di ridursi solo ad attività di promozione sportiva giovanile. Il governo D?Alema ha promesso 5 miliardi allo sport sociale, quella somma potrebbe essere destinata al Comitato sport per tutti. Così Coni e Stato si faranno carico dell?aspetto finanziario. Inoltre, il Governo dovrà convocare la Conferenza nazionale dello sport, contestualmente all?approvazione dello statuto Coni come aveva promesso il ministro Giovanna Melandri. Questo appuntamento dovrà delineare in maniera unitaria le priorità del comitato, come occuparsi di disagio giovanile e droghe leggere, spazi per lo sport per tutti» conclude Menna. Dubbi anche da Nicola Porro, presidente dell?Unione italiana sport per tutti (Uisp): «Fin dalle prime battute abbiamo concepito il Comitato sport per tutti come un organismo all?interno del Coni, che costituisse un punto di contatto e di coordinamento tra lo sport di vertice e lo sport per tutti. Un organismo transitorio in vista di una più ampia riforma. Quanto prevede l?articolo 10, riflette la vecchia filosofia di occuparsi di tutto lo sport, ma nel Coni non si può promuovere lo sport di alto livello agonistico e affrontare i problemi dello sport per tutti». Perplessità anche da Bruno Simini, consigliere regionale di Forza Italia e presidente della commissione sport della regione Lombardia: «Non rilevo la volontà di separare lo sport agonistico da quello sociale, si vuole lasciare tutto sotto il controllo del Coni». Invece, prosegue Simini, «Per le Regioni è prioritaria l?autonomia di legislazione in merito alle professioni sportive di soggetti che operano nello sport sociale, ma importante è anche legiferare a favore degli sgravi fiscali dell?associazionismo di base. Dal federalismo presunto, si deve passare a quello reale anche nello sport».
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