Volontariato

Sport senza salute: è l’ora di dire basta

Ottocentomila incidenti all’anno. Nonostante i cinque milioni di certificati medici rilasciati e i trenta miliardi sborsati dai praticanti.Gli enti di promozione di base scendono in campo.

di Pasquale Coccia

Le sorti dello sport italiano sono per la prima volta nelle mani di una donna, la pidiessina Giovanna Melandri, neo ministro dei beni culturali con delega allo sport. Una nomina che arriva proprio mentre lo scandalo doping che ha travolto il Coni, ponendo con urgenza la questione della sua riforma, ha messo il dito anche su un?altra piaga: il problema del rapporto tra l?attività motoria e la salute di chi la pratica. Una riforma radicale dell?ente preposto all?organizzazione dello sport italiano non può prescindere da questo binomio. Il ricorso facile alle sostanze dopanti da parte degli atleti di alto livello agonistico, ma anche di chi pratica sport a livello amatoriale, pone una questione che va ben oltre il giudizio sull?affidabilità degli esami del laboratorio antidoping dell?Acquacetosa: quale ruolo ha svolto la medicina dello sport in Italia, e chi ne ha beneficiato? La Federazione italiana dei medici sportivi (Fism) è una delle trentanove federazioni che fanno parte del Coni e in questi anni si è occupata prevalentemente della salute degli atleti di alto livello: vale a dire di una minoranza che dispone comunque di medici sportivi anche all?interno delle società per le quali gareggia. Gli altri, la ?maggioranza silenziosa?, sono stati lasciati a se stessi. Inoltre, l?associazionismo sportivo che opera sul territorio spesso ha dovuto superare difficoltà insormontabili rispetto alla richiesta di certificazioni mediche dettata dalle organizzazioni dei medici di base (si tenga conto che tutti questi certificati di generica idoneità all?attività motoria assicurano alle tasche dei medici ben trenta miliardi annui). In questi anni la Fism e il Coni non hanno avviato alcuna campagna di informazione e di prevenzione tra i quattordici milioni di cittadini italiani che praticano attività motoria. Si è così determinato un vuoto che molti hanno compensato con il facile ricorso all?uso di sostanze dopanti, grazie anche al compiacente concorso di medici irresponsabili che hanno giocato sulla salute degli sportivi, spingendoli ad alimentare un mercato nero del doping che in Italia registra 12 mila miliardi di fatturato. Un vuoto che ha portato molti a emulare i campioni attraverso il ricorso a sostanze illecite e che la dice lunga sulla mancanza, da parte del Coni, di una politica della medicina dello sport come informazione preventiva e come servizio fruibile da chi fa sport. Gli enti di promozione sportiva, che da decenni organizzano l?attività motoria per la metà degli sportivi italiani (sette milioni su quattordici) avanzano la proposta di una medicina dello sport che sia parte integrante del Servizio sanitario nazionale e chiedono l?istituzione di centri di medicina dello sport territoriali. «In Italia si effettuano cinque milioni di visite all?anno. Ciò significa che gli altri nove milioni di sportivi non si sottopongono ad alcun controllo e rischiano molto sul piano della salute», afferma Domenico De Blasio, medico dello sport e responsabile della commissione sport e salute dell?Uisp. «Solo poche Regioni, come il Piemonte e la Toscana, si sono organizzate in materia di politica sanitaria legata alla medicina dello sport. In altre prevalgono le convenzioni con alcuni centri privati, insufficienti a soddisfare le esigenze di tutti e non sempre affidabili sul piano qualitativo. Una politica di intervento coordinata da Regioni, Asl, enti di promozione e scuola, consentirebbe un lavoro capillare», conclude De Blasio. «In Italia milioni di persone fanno sport», afferma Donato Mosella del Csi, «ma non possono fare le visite mediche: il nostro sistema è tra i più arretrati d?Europa. Decentrare la medicina sportiva è fondamentale per chi promuove lo sport sociale. Le scuole potrebbero essere il luogo di questo servizio, rivalutando la medicina scolastica». Una proposta che il neoministro Giovanna Melandri, dovrà tenere in considerazione, visto che sarà proprio lei a riformare il Coni.


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