Formazione
Spiccioli di solidarietà, il non profit ci prova
La conversione delle ultime lire come occasione di fundraising? LAirc ci crede e ha già il suo progetto.
Il prossimo passaggio all?euro non è solo un momento epocale per la cultura nazionale e l?unità del continente, rappresenta anche la più grande occasione di fund raising della storia del non profit europeo. Secondo stime fornite dal ministero del Tesoro e dalla Banca d?Italia si può ipotizzare che in questo momento circolino in Italia 3.694 miliardi di lire tra monete e banconote di piccolo taglio.
Che fine faranno tutti questi ?spiccioli? durante e dopo il periodo di doppia circolazione? È improbabile che ci si rechi alle banche per cambiare le monete o poche migliaia di lire, si potrebbe spenderli oppure – ed ecco la potenzialità della colletta del secolo – si potrebbe versare gli spiccioli nel salvadanaio di un associazione di volontariato.
La prima a pensarci tra le organizzazioni italiane è stata l?Associazione per la ricerca sul cancro (Airc), con la campagna ?L?ultima buona azione della lira?, organizzata d?intesa con il Comitato Euro presso il ministero del Tesoro. Sessantamila salvadanai saranno collocati presso le banche, gli uffici postali, gli aeroporti, la grande distribuzione e le farmacie, anche se l?associazione conta soprattutto sul coinvolgimento del milione e 700mila di suoi iscritti a cui verranno spedite delle bustine-svuota tasca (dalle lire, naturalmente). In questo modo, l?associazione prevede di poter raccogliere 70 miliardi per finanziare la ricerca sul cancro.
La campagna pubblicitaria, curata dallo società Armando Testa, partirà in grande stile a settembre.
Ma ad eccezione dell?Airc, sembrerebbe che in Italia, a differenza degli altri Paesi europei, il non profit non sia reso conto delle potenzialità di raccolta fondi in occasione del cambio all?euro. «In genere il fund raising italiano è molto legato all?emergenza o avvenimenti pubblici a tema su istanze sociali. Non c?è l?abitudine a leggere anche nei fatti di attualità un?occasione per introdurvi delle valenze diverse, di solidarietà», commenta Laura Ciacci, responsabile area marketing e comunicazione del Wwf, che aggiunge: «Neppure i network internazionali hanno funzionato molto bene. È accaduto che le associazioni non sono state messe al corrente dalle consorelle straniere delle campagne che queste stavano organizzando». In questi giorni il Wwf sta valutando la possibilità di raccogliere da subito le monete, e si è accennato a una partnership con Amnesty International e Unicef.
«È tutto ancora da decidere», frena la Ciacci. «Le condizioni principali è che non si inneschi una situazione di competizione con altre organizzazioni, e soprattutto che la nostra campagna non danneggi quella dell?Airc, organizzazione che ha dimostrato capacità e lungimiranza». Da parte sua, Airc fa sapere che sta avviando dei contatti con altre associazioni per condividere il progetto. Sulla difficoltà del non profit italiano a creare cordate si pronuncia Gabriella Salvini, presidente della Federazione l?Alzheimer. «Quando ci sono occasioni addirittura epocali come questa le associazioni dovrebbero dimostrare una maggiore capacità di lavorare insieme». Ma forse il punto sta nelle risorse. «Fare fund raising ha un costo economico e organizzativo tale che sono ben poche le associazioni che possono permettersi un?operazione impegnativa come la raccolta in questione », dice Ilaria Borletti, presidente del Summit della solidarietà. «È un circolo vizioso, ?senza fondi, niente fondi?, a cui contribuisce la non defiscalizzazione delle donazioni», conclude.
In effetti ogni operazione su larga scala ha bisogno di un impegno organizzativo notevole. Si calcola che le sole fasi di conteggio e trasporto potrebbero costare il 3% dell?importo raccolto. Ma c?è anche chi vuole comunque tentare l?avventura, magari un secondo momento «È un?occasione importante per ribadire che il mercato unico non riguarda solo la moneta ma anche la solidarietà», dice Donata Monti, segretario generale di Adiconsum. «Nell?autunno del 2002 proveremo a raccogliere le lire che saranno ancora rimaste in circolazione e gli eurocentesimi, per finanziare progetti contro l?esclusione sociale. Per ora stiamo cercando uno sponsor».
In altri Paesi europei le associazioni si sono mosse per tempo e in genere hanno deciso di farlo in gruppo. Un paio di anni fa la British Petroleum ha contattato la Croce rossa spagnola offrendosi di collocare i salvadanai presso le sue stazioni di servizio.
Il progetto, denominato ?European Coin Campaign?, si è esteso a Austria , Germania, Francia, Grecia e Portogallo. In ognuno di questi Paesi la Croce Rossa si è legata a partner. L?edizione spagnola ha per slogan ?Tus monedas valen mucho? ed è organizzata congiuntamente con Intermon e Medicos sin fronteras (vedi box a fianco); l?obiettivo è di raccogliere tra 60 e i 110 miliardi di lire per progetti contro l?emarginazione sociale e a favore dell?Africa.
L?iniziativa partirà il prossimo settembre cominciando con le monete europee straniere che circolano in Spagna.
Sulla moneta straniera oltre che su quella nazionale si concentra anche la campagna ?Change for the future? organizzata da una decina di organizzazioni non profit del Benelux, tra cui i nomi più noti sono Amnesty International, Unicef, Handicap International, Oxfam, che si sono riunite in un coordinamento creato apposta per l?occasione e che porta il nome della campagna. Un?iniziativa che parte proprio in queste settimane.
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