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Spese militari: Obama, mantieni le promesse

Il Congresso Usa sta per votare i tagli alle spese per rientrare dal deficit. Il presidente aveva annunciato una drastica diminuzione delle spese del Pentagono, ma ultimamente si è mostrato incerto. Il non profit lo incalza (ma non troppo)

di Gabriella Meroni

Tagliare o non tagliare le spese militari? A gennaio il presidente Obama aveva promesso che l'avrebbe fatto, annunciando un piano di riduzione delle spese per la difesa senza precedenti, con lo scopo di ridurre il deficit Usa. In totale, gli Stati Uniti devono tagliare ben 1,2 trilioni di dollari a partire dall'anno prossimo. Ora però il Congresso si trova nella necessità di dettagliare le voci su cui intervenire, e deve farlo entro il 31 dicembre: dopo quella data, infatti, entrerà in vigore una legge (il Sequestration Act) che impone di decurtare la metà (600 miliardi) proprio al bilancio del Pentagono, e di distribuire il resto (600milioni) in tagli lineari su altre voci di bilancio, compresa ovviamente l'assistenza sociale.

Contro il Sequestration Act si sono levate voci diverse, ma le più forti sono quelle dello stesso Mitt Romney (che è da sempre contrario a ogni riduzione di spese militari) e dei "falchi" dell'Amministrazione Obama, tra cui spicca il segretario alla Difesa Leon Panetta. Obama, che lo scorso 7 settembre avrebbe dovuto andare al Congresso per esprimere il proprio punto di vista sulle riduzioni di spesa, non si è presentato; impegni di campagna elettorale o, come ha scritto il Washington Post, paura di annunciare agli americani che alcune basi militari e fabbriche di armi dovranno a breve essere chiuse, con conseguente perdita di consenso?

Sia come sia, il nonprofitquarterly è intervenuto nella discussione con un articolo piuttosto forte in cui  richiama il terzo settore americano alle proprie responsabilità anche politiche e di rappresentanza. "Quello dei tagli al bilancio è un grande tema che riguarda il non profit, non solo l'apparato militare del paese", scrive il sito. Secondo il Sequestration Act, assorbendo il Pentagono circa la metà del deficit, si dovrebbero tagliare le altre spese dell11%; se qualcosa cambiasse, ovvero se passasse la linea dei falchi, le spese non-militari dovrebbero subire riduzioni molto più consistenti.

"Perché non si sente la voce del terzo settore in questa partita decisiva?" si chiede ancora il nonprofitquarterly. "I difensori del Pentagono non sono così timidi. Eppure il deficit è stato causato non certo dalle spese interne fuori controllo, ma dalla decisione di portare la guerra in Iraq e Afghanistan. Se il non profit rinunciasse a fare pressioni sulla Casa Bianca perché mantenga i tagli alle spese militari sarebbe vergognoso".
 

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