Non profit

Sperimentare fa bene ma con giusti criteri

Droga di Stato, ancora molti i dubbi

di Marina Parodi

Sono una assistente sociale e lavoro da anni presso uno dei Sert della mia città. Da tempo, dunque, sono a stretto contatto con il mondo della tossicodipendenza. Riguardo al recente dibattito sulla questione della “droga di Stato” non ho ancora, in realtà, le idee ben chiare. Mi sembra che la sperimentazione possa essere utile per certi versi, pericolosa per altri. Vorrei avere il suo parere in proposito.
Lucia G., Roma

Risponde Riccardo Gatti
Lei dice di non avere le idee ben chiare. Si consoli: io sono nella sua stessa situazione. Quando il procuratore generale Galli Fonseca parla di sperimentazione, suppongo che intenda sperimentare la somministrazione controllata di eroina per ridurre la criminalità legata al mercato clandestino.
Ciò che non capisco, però, è quali potrebbero essere i confini di questa sperimentazione, visto che l’intervento del procuratore si confonde con altri interventi di diversa finalità e intonazione. Attorno al concetto di sperimentazione si è riunito chi pensa di aver trovato un nuovo mezzo per raggiungere i tossicomani che non si rivolgono ai servizi; chi crede di poter proporre nuovi trattamenti terapeutici; chi crede che non solo bisognerebbe somministratore eroina agli eroinomani, ma anche cocaina ai cocainomani. Io sono convinto chr ciascuno abbia in testa una sua idea, non necessariamente simile a quella degli altri.
Nel dibattito, inoltre, mi colpisce la necessità di aggiungere il concetto di “controllo”alla somministrazione. Chi lo propone pensa, evidentemente, che potrebbe esistere una somministrazione “incontrollata”.
Non vorrei che la sperimentazione consistesse proprio nel verificare se è veramente possibile tenere sotto controllo la somministrazione di droga o, meglio, tenere sotto controllo i tossicomani attraverso la somministrazione di eroina. per questo chi, come noi, anche attraverso la somministrazione di farmaci sostitutivi, è convinto di compiere un’azione terapeutica, fatica a comprendere un concetto che, da altri punti di vista, è fin troppo chiaro.

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