Non profit
Speriamo non sia un miraggio
Così il Sudafrica con i Mondiali ha scoperto anche la tolleranza verso gli altri africani
di Redazione
Con i Mondiali, i sudafricani hanno “dimenticato” i pregiudizi verso gli altri africani. Ma quanto durerà il miracolo? Se lo domanda un’abitante dell'”odiato” Zimbabwe che vive in Sudafrica
Un anno fa, la mia scelta era fatta: la Coppa del Mondo sarebbe diventata una tale sofferenza (Johannesburg invasa dalla folla, un caos terribile), che valeva la pena mettere le ali. Tuttavia, una cara amica mi convinse a restare, dipingendo un quadro meraviglioso di quella che sarebbe stata una grande festa. Ascoltandola a metà, alla fine non ho organizzato la mia partenza. E sono ben contenta di essere rimasta! Queste ultime due settimane ho scoperto che le persone che lavorano nel settore dei servizi sono capaci di sorridere. Avevo sempre pensato che questi guardiani arcigni di diversi grandi magazzini non avessero i denti, ed ecco invece che scopro delle belle file di denti bianchissimi. Gli stessi che fino ad allora mi trattavano come un flagello, ora mi offrono larghi sorrisi aprendo le grandi porte invitandomi a entrare. «Signora…» Io? Adoro tutto questo! In qualità di africana nera di pelle, mai mi sono sentita così calorosamente accolta qui come durante le ultime tre settimane. Per la prima volta, vedo con i miei occhi e sento con le mie orecchie, l’Africa del Sud abbracciare la sua africanità.
Come molti altri africani che abitano qui, sono stata presa da questo abbraccio, persino fisicamente: mi sono ritrovata tra le braccia di perfetti sconosciuti il giorno in cui il Ghana ha battuto gli Stati Uniti, e Thulani, un ragazzo incontrato a una trasmissione pubblica della partita, mi ha fatto una tale quantità di domande sul Ghana: che lingue si parlano, che cosa si mangia, la cultura locale. Abbiamo creato dei legami.
A Nelspruit (provincia di Mpumalanga) alcuni sudafricani, bianchi e neri, hanno restituito le loro magliette arancioni perché non trovavano quelle con i colori della Costa d’Avorio. Ho visto dei sudafricani con tutti i colori di pelle agitare le bandiere della Nigeria. Della Nigeria? Questo “Paese malefico” responsabile di tutti i flagelli inflitti al Sudafrica? In cambio, l’Africa ha lei stessa abbracciato il Sudafrica. Noi avevamo voglia di farlo da tanto, ma ci eravamo sempre tenuti a distanza.
Tutti gli africani che conosco, su tutto il continente, facevano il tiifo per i Bafana Bafana. Io ho imparato a memoria la strofa in sotho dell’inno nazionale sudafricano (conosco l’inizio), ma ho rinunciato a imparare la fine: vi chiedo che mi si perdoni. La Diski dance (creata per il Mondiale, ispirata al calcio) sta rimpiazzando tutte le altre danze. Ma io sento già grondare i rumori di attacchi xenofobi. A certi miei parenti è stato detto di lasciare le township dopo Mondiali. Io libero spazio nel mio appartamento, in previsione. E mi accingo a fare una copia del passaporto da portare sempre con me.
Tutti i commercianti sudafricani stanno per fare i loro conti e partire per lunghe vacanze alle isole Mauritius. Erato, il cassiere della banca, e Moses, il vigile, ritroveranno le loro cattive maniere. Aspettando quel momento, io approfitto del miraggio di un continente “arc – en – ciel”. Finché dura.
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