Famiglia

Spengo tutto, dalla luce al rubinetto

Ardito nel pensiero, audace nell’azzardo verbale, pioniere dell’oltre e del surreale, Alessandro Bergonzoni non conosce mezze misure...

di Chiara Cantoni

Ardito nel pensiero, audace nell?azzardo verbale, pioniere dell?oltre e del surreale, Alessandro Bergonzoni non conosce mezze misure. Neppure nelle prassi quotidiane. Il suo rapporto con la sostenibilità? «Estremo e schizofrenico, al limite del patologico», confida. «Seguo alla lettera i consigli per il risparmio idrico: lavarsi i denti tenendo il rubinetto chiuso, razionalizzare l?uso dello sciacquone, riciclare l?acqua ogni volta che è possibile. Per non parlare dell?energia elettrica: spengo luci ovunque, a casa, nei negozi, persino negli uffici altrui. Roba da matti!».

Un caso da manuale, insomma. Peccato per l?auto? «È il mio tallone d?Achille, lì perdo punti. Sono un pirata della strada, uno da corsie preferenziali. Tengo lo stereo basso per evitare l?inquinamento acustico e, poi, magari, suono il clacson 200 volte al giorno?», ammette. Quel che si dice, genio e sregolatezza. «Più che altro, schizofrenia bella e buona. Con tanto di sensi di colpa. Esaspero la regola e quando trasgredisco mi metto in punizione, imponendomi una guida stile tartaruga».

D?altra parte, nessuno nasce imparato. E il darsi delle norme, oggi, più che un vezzo è una necessità. «Non possiamo più pensare di essere ognuno la regola di se stesso, né chiudere gli occhi sulle emergenze sociali e ambientali, come se fossero problemi d?altri. Per quanto mi riguarda cerco, seppur faticosamente, spesso incompiutamente, di educarmi a una vita che non sia solo casuale, ma risponda a regole precise, necessarie, senza delegare a chicchessia l?avvento di un mondo migliore. Gandhi diceva: ?I cambiamenti sociali sono i tuoi?. Bene, io ci sto provando».

Fatto sta che un tempo faceva battute sulla divisione dell?immondizia e oggi, invece, si impone diktat rigidissimi: «Non ammetto sprechi, neppure al ristorante. Piuttosto incarto gli avanzi e li porto a casa. Se sgarro mi autobacchetto». Di chiudere un occhio non se ne parla: «Non possiamo stare a fissarci l?ombelico! È tempo di pensare ampio, di guardare oltre ogni provincialismo, oltre la retorica del collettivismo che esclude il resto del mondo. Ma come si fa a credere che l?extracomunitario sia solo quello fermo al semaforo, che l?infibulazione non riguardi tua figlia o che la dignità di tua madre non sia quella di tutte le madri? Non siamo monadi nell?universo. Questione di conoscenza, ricerca della consapevolezza e di scelte culturali, negli acquisti, nelle letture, nei gusti. Mal che vada hai ripulito il tuo intestino mentale».


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