Welfare

Spendiamo più in auto blu che in cooperazione

Le cifre sull'aiuto allo sviluppo dell'Ocse confermano i primati negativi dell'Italia

di Redazione

Un buco di 18 miliardi di dollari rispetto ai fondi promessi dal G8 di Gleneagles nel 2005. Le cifre sull’Aiuto Pubblico allo Sviluppo diffuse oggi dall’Ocse confermano che i paesi ricchi non stanno mantenendo le promesse fatte ai paesi poveri. Per comprendere la gravità del ritardo, Oxfam ha calcolato cosa si potrebbe realizzare con i fondi mancanti. La somma di 18 miliardi di dollari permetterebbe di mandare scuola ogni bambino sulla terra, di pagare lo stipendio a quasi 800mila ostetriche nell’Africa sub-sahariana – dove i tassi di mortalità materna sono i più alti del mondo – e di acquistare zanzariere di vitale importanza per un milione di persone, proteggendole dalla malaria. Una malattia che uccide lo stesso numero d persone, quasi un milione ogni anno. I18 miliardi di dollari mancanti (12,5 miliardi di euro) corrispondono inoltre a soli quattro giorni di spese militari a livello mondiale.
Nel 2005, il G8 ha promesso di stanziare 50 miliardi di dollari in più in Aiuto Pubblico allo Sviluppo. La metà di questa somma, 25 miliardi di dollari, era destinata all’Africa, ma solo 11 miliardi sono stati stanziati per questo continente. Tra i paesi che non mantengono gli impegni spicca l’Italia, il maggior ritardatario rispetto alle promesse del G8. Il nostro paese si conferma maglia nera dello spazio Ue con un misuro contributo pari allo 0,15% del Pil per un ammontare di 2,1 miliardi di euro stanziati nel 2010. Eppure, nello stesso anno il governo italiano ha speso ben 4 miliardi di euro per auto di servizio e autisti a disposizione di ministri e funzionari e per le auto dedicate a servizi speciali e di vigilanza urbana.

“Mancano all’appello 5,5 miliardi di euro per arrivare allo 0,51% del Pil” ricorda a Vita Iacopo Viciani, responsabile del programma sull’aiuto pubblico allo sviluppo italiano per ActionAid. “Il nostro mancato impegno pesa più di un terzo del gap assunto dall’insieme dei paesi europei per raggiungere il traguardo dello 0,51%”. A livello Ue, il buco è di circa 14 miliardi di euro. “Se dovessimo comparare l’Italia ad altri paesi dello spazio europeo sul piano assoluto” rincara Viciani, “i nostri aiuti sono equivalenti a quelli del Belgio”. Ma siccome al peggio non c’è fine, Viciani ricorda anche che “il 60% dei fondi messi a disposizione dall’Italia per gli aiuti allo sviluppo sono contributi obbligatori all’Unione Europea”. Insomma, lo sforzo italiano è davvero ai minimi storici. 

“Anche se molti paesi stanno soffrendo per la crisi economica, le nazioni più povere sono colpite in modo ancora più duro. Tagliare gli aiuti a questi paesi significa privare i poveri di acqua pulita, di medicine salvavita e di cibo”, avverte Farida Bena, portavoce di Oxfam Italia. “I paesi poveri sono privati di ben 18 miliardi di dollari di aiuti vitali, sebbene 64 milioni di persone in più siano state  ridotte in povertà dalla crisi finanziaria. L’Italia veste la maglia nera e può recuperare solo con una decisa inversione di rotta, ma finora non c’è stato alcun segnale in questa direzione”.

I numeri dell’aiuto dei paesi Ocse sono cresciuti leggermente rispetto allo scorso anno: la spesa totale per gli aiuti è infatti aumentata da 119,7 a 128,7 miliardi di dollari. Con 53,8 miliardi di euro stanziati nel 2010 (4,5 miliardi in più rispetto al 2009), l’Ue (cioè i 27 Stati membri) si conferma il maggiore donatore pubblico al mondo. Tuttavia, le ripercussioni dell’attuale crisi economica non produrranno effetti prima del prossimo anno. Per sette paesi l’aiuto, in percentuale del  Pil, è in realtà diminuito. “In Europa si tratta di paesi a rischio di default come la Spagna o l’Islanda” precisa Iacopo Viciani. “Lo spauracchio della crisi che tutti temevano nel campo degli aiuto allo sviluppo non si è verificato”.

41 anni fa i paesi ricchi hanno promesso di dare lo 0,7% del loro Pil in Aiuto Pubblico allo Sviluppo (Aps). Ma oggi solo cinque paesi hanno raggiunto questa percentuale (Danimarca, Svezia, Olanda, Norvegia e Lussemburgo). I paesi dell’Europa occidentale si sono impegnati in sede di Unione Europea a destinare lo 0,7% del Pil in Aps entro il 2015. Tuttavia, mentre mancano meno di cinque anni alla scadenza, molti paesi, inclusi Germania e Spagna, sono in ritardo. Il Regno Unito e il Belgio sono gli unici due governi con un piano per raggiungere lo 0,7% prima  del 2015.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.