Famiglia

Spendere per la salute dei poveri fa bene all’economia

Lo rivela lo studio di un professore di Harvard

di Emanuela Citterio

Migliorare la salute dei poveri fa bene all’economia. E’ il risultato di uno studio commissionato dall’Organizzazione mondiale della sanità. Secondo il quale un drastico aumento della spesa per la sanità da parte sia dei Paesi ricchi che dei Paesi poveri produrrebbe enormi benefici non solo dal punto di vista umano ma anche da quello strettamente economico. Lo studio – realizzato dalla Commissione per gli aspetti macroeconomici e la salute – fa notare che, nella lista dei fattori che fanno sì che i Paesi poveri rimangano tali, le malattie hanno un posto predominante. La malaria, per esempio, sottrae all’Africa Subsahariana il 6% della sua forza economica. La diffusione dell’Aids dipinge un quadro ancora più devastante, anche dal punto di vista economico, perché falcidiando la popolazione giovane-adulta sottrae a intere nazioni le forze più produttive. Le malattie scoraggiano gli investimenti e il turismo. Secondo lo studio a cura del professor Jeffrey Sachs di Haward, le nazioni ricche dovrebbero spendere un extra per la salute dei poveri pari a un decimo dell’1% delle loro risorse economiche. Nel caso di Washington significherebbe raddoppiare gli aiuti attuali per la salute ai Paesi poveri, aggiungendo un extra di 10 miliardi di dollari all’anno. Se tutti i Paesi ricchi cooperassero, si aggiungerebbero 38 miliardi di dollari all’anno alla spesa sanitaria entro il 2015. L’aumento dei soldi destinati alla sanità nei Paesi poveri insieme all’aumento della spesa nazionale di quegli stessi Paesi e al miglioramento del sistema sanitario locale, permetterebbe secondo la commissione ai Paesei poveri un incremento delle loro risorse economiche pari a 360 miliardi di dollari l’anno (oltre al fatto che verrebbero salvate 8 milioni di vite umane ogni anno!). Secondo il professor Sachs, per raggiungere questi obiettivi deve cambiare la la mentalità americana, che considera l’aiuto ai Paesi poveri uno spreco in termini economici. Una maggiore stabilità dei Paesi poveri, secondo il professore di Haward, rappresenta un vantaggio in termini di sicurezza globale, ma anche in termini di ritorno economico, anche per i Paesi ricchi. Secondo Sachs, inoltre, l’aiuto per il miglioramento delle condizioni sanitarie è il modo più semplice ed efficace per ridurre la povertà. Per curare la tubercolosi bastano oggi 15 dollari, ma molti Paesi poveri non riescono nemmeno a garantire queste cure. Lo stesso accade per i vaccini infantili: la copertura nei Paesi poveri sta diminuendo per mancanza di risorse. Nei 60 Paesi più poveri la spesa media pro capite per la salute è di 13 dollari all’anno. L’Oms indica come spesa minima 34 dollari all’anno. Negli Stati Uniti è di 4.500 dollari per persona ogni anno. Lo studio è stato ben accolto in Europa, mentre a Washingtono le reazioni sono state di scetticismo.


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