Welfare

Speculazione sul cibo. Ecco la riforma di Barnier

Il commissario Ue: «i mercati lavorino per l’economia reale e non il contrario»

di Joshua Massarenti

Bruxelles – Un anno dopo la riforma dei mercati finanziari adottata dall’amministrazione americana dopo la crisi del 2008, ora tocca all’Europa provare a regolare i mercati finanziari. A tre giorni dal Summit europeo sul debito greco e la crisi dell’euro, ieri la Commissione Ue ha presentato la sua proposta di riforma del funzionamento dei mercati finanziari.

Se il 2011 si apparenta a una crisi del debito sovrano, le autorità europee non hanno dimenticato la crisi finanziaria scoppiata negli Stati Uniti tre anni fa per poi trasformarsi in una crisi economica globale. Ora, quest’ultima ha in parte le sue origini nell’assenza di regolamentazione di operazioni sempre più complesse realizzate sui mercati finanziari.

Nessuno dimentica che fu la stessa Unione Europea a voler deregolamentare questi mercati con un riforma adottata nel 2007, prima dello tsunami finanziario del 2008. La nuova riforma presentata dal commissario al Mercato interno e ai Servizi finanziari, Michel Barnier, e che dovrà passare al vaglio del Parlamento europeo e del Consiglio, intende rafforzare il controllo sulle posizioni prese sulle piazze borsistiche per scongiurare gravi destabilizzazioni dei mercati come quelli delle materie prime. Secondo Barnier, “è giunta l’ora che i mercati lavorino per l’economia reale e non il contrario”.

La Commissione traccia due direzioni: una migliore trasparenza dei mercati finanziari e le sanzioni penali per l’abuso d’informazioni privilegiate e la manipolazione del mercato per ottenere una maggiore deterrenza e migliorare l’integrità dei mercati.

Trasparenza dei mercati derivati delle materie prime

Negli ultimi anni i mercati finanziari sono profondamente cambiati. Nuovi prodotti e sedi di negoziazione hanno fatto la loro comparsa e innovazioni tecnologiche come il trading ad alta frequenza hanno rivoluzionato la scena, adottando sui mercati delle materie prime agricoli gli stessi meccanismi speculativi applicati sui mercati finanziari, con la conseguenza di provocare dell’eccessiva volatilità dei prezzi sui mercati derivati delle materie prime che causano un rialzo dei prezzi dei beni alimentari dagli effetti devastanti su milioni di cittadini che vivono nei paesi poveri. Bruxelles vuole quindi porre un freno alle speculazioni su beni come il grano, seguendo l’esempio di Washington, che è intervenuta per prevenire le impennate dei prezzi degli alimenti.

Le proposte di revisione della direttiva relativa ai mercati degli strumenti finanziari (MiFID) presentata ieri dalla Commissione “prevedono una maggiore vigilanza dei mercati dei derivati su merci. Viene introdotto un obbligo di notifica delle posizioni per categoria di operatori. In tal modo, le autorità di regolamentazione e i partecipanti al mercato saranno in grado di valutare meglio il ruolo della speculazione su tali mercati”. Oltretutto, la Commissione propone “di consentire alle autorità di regolamentazione finanziaria di sorvegliare l’attività di negoziazione di tutti i derivati su merci e di intervenire in qualsiasi momento, anche fissando limiti di posizione se vi sono rischi di perturbazioni dei mercati”. Anche il vertice del G20 che si terrà a Cannes il 3 e 4 novembre affronterà la questione dei derivati su merci.

Lotta contro la manipolazione del mercato

Per quanto riguarda le sanzioni penali per l’abuso d’informazioni privilegiate e la manipolazione del mercato, Barnier ha ricordato che “oggi le sanzioni previste per gli abusi di mercato sono troppo diverse tra loro e mancano quindi del necessario effetto deterrente. Imponendo sanzioni penali per gravi reati di abuso di mercato in tutta l’UE” ha proseguito il commissario al Mercato interno, “lanciamo un messaggio univoco contro potenziali responsabili: chi abusa di informazioni privilegiate e manipola il mercato rischia il carcere e l’iscrizione nel casellario giudiziale. Tali proposte aumenteranno l’integrità dei mercati, promuoveranno la fiducia degli investitori e la parità di condizioni nel mercato interno.”

La proposta è stata trasmessa al Parlamento europeo e al Consiglio per essere discussa e adottata. Una volta adottata, gli Stati membri dispongono di due anni per recepire la direttiva nel diritto nazionale.

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