Non profit
Speciale filantropia
Etica&Finanza: speciale filantropia. Parla Giuseppe Guzzetti, presidente Fondazione Cariplo che oggi ha aperto la due giorni dal titolo "Dare un futuro alle opportunità"
«Quando si parla di filantropia gli italiani avvertono spesso un senso di inferiorità nei confronti di altri Paesi. Certo la tradizione anglosassone in questo campo è indiscussa, ma anche l?Italia ne ha una. Del resto la Fondazione Cariplo è l?eredità storica della Commissione centrale di beneficenza sorta nel 1823. E poi, non di rado, chi parte in ritardo, o riparte, come nel nostro caso, fa anche tesoro delle esperienze e degli errori altrui». Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo, rivendica con orgoglio i grandi progressi raggiunti in Italia dalla filantropia. La ?sua? fondazione ne è stata un?indiscussa protagonista e proprio per celebrare i 15 anni dalla nascita ha organizzato, per il 19 e 20 ottobre a Milano, il convegno internazionale Dare un futuro alle opportunità , «grazie al quale», afferma, «desideriamo proprio confrontarci e migliorare insieme il sistema della filantropia».
E&F: Quali sono oggi le opportunità a cui c?è più bisogno di dare un futuro?
Giuseppe Guzzetti: È difficile stilare classifiche quando ci si trova di fronte a bisogni sociali. I nostri piani d?azione, per esempio, hanno per oggetto alcuni grandi temi: il miglioramento dei processi educativi alla persona; la sostenibilità ambientale a livello locale; i beni culturali; l?eccellenza scientifica nella ricerca medica di base; le condizioni di vita dei soggetti disabili che hanno perso la famiglia; l?accesso ad abitazioni dignitose; i divari tra Nord e Sud del mondo; l?infanzia negata. Come vede il ventaglio è ampio.
E&F: Perché la filantropia sta diventando così importante per la crescita civile del Paese?
Guzzetti: In un Paese in difficoltà economica e sociale come l?Italia, è difficile trovare chi sia disposto a sostenere lo sviluppo. Nemmeno lo Stato è in grado di arrivare dappertutto. I privati, in periodi congiunturali negativi, tendono a fare investimenti che forniscono buoni rendimenti e, se possibile, in tempi ristretti. La beneficenza non si pone come obiettivo un ritorno economico, è fondamentale, quindi, nel contribuire all?equilibrio socioeconomico del Paese.
E&F: Quella appena trascorsa è stata l?estate degli annunci di grandi imprenditori americani di dedicarsi alla filantropia. Perché quelli italiani sono restii a fare altrettanto? Guzzetti: Giocano un ruolo importante due fattori: uno culturale, l?altro tecnico. La nuova cultura del dono non è ancora così sviluppata. Funzionano di più, per ora, altre modalità di responsabilità sociale delle imprese. Il fattore tecnico consiste nel fatto che non c?è ancora un sistema preparato a gestire patrimoni del genere, noi ci abbiamo pensato e ci siamo strutturati, ma non sono attività semplici da svolgere. E poi c?è ancora la paura di non sapere che fine fanno i soldi donati. E&F: La filantropia ?conviene? alle imprese? |
Pensiamo ai Paesi in via di sviluppo: la loro crescita apre a nuovi mercati e forse produce, banalmente, meno ?viaggi della speranza? che spesso si concludono drammaticamente.
E&F: Quali sono le tre regole che, secondo lei, dovrebbero sempre caratterizzare un?efficace azione filantropica?
Guzzetti: Una buona gestione del patrimonio per massimizzare le risorse da erogare; regole e obiettivi chiari nelle erogazioni; trasparenza nel comunicare a chi e perché vengono concessi i contributi.
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