Volontariato

Special Social Job: Cooperazione e sanit

Oggi 5 milioni di persone beneficiano dei servizi di cura e assistenza del non profit. Domani sarà ancora di più. La parola all'esperto. Intervista a Luca Fazzi, docente a Trento. Esclusiva

di Redazione

Sono più di cinque milioni le persone che beneficiano degli interventi delle organizzazioni non profit attive nei servizi di cura. Il terzo settore negli ultimi anni ha acquisito professionalità e maturato competenze che ne fanno un soggetto insostituibile nel sistema di welfare state. Eppure ci sono ancora ambiti di intervento, soprattutto nel settore sanitario, in cui non è riuscito a esprimere tutte le sue potenzialità con danni sia per gli utenti che per le capacità di sviluppo delle stesse imprese sociali. «è necessario affermare con decisione l?idea», sostiene Luca Fazzi, professore di Politica sociale all?università di Trento, «che il non profit è in grado di svolgere una funzione produttiva. In alcuni ambiti riesce a essere più efficiente delle imprese for profit garantendo servizi con elevati standard qualitativi». SocialJob: Che ruolo ha il non profit nel sistema dei servizi socio-assistenziali e sanitari? Luca Fazzi: Il non profit italiano si è sviluppato soprattutto nel settore dell?assistenza sociale. In particolare negli ultimi anni si è avuto un progressivo aumento nei servizi domiciliari e residenziali a favore degli anziani. I risultati migliori sono stati ottenuti in ambiti che possono essere considerati un?evoluzione delle attività caritative. Riscontro invece un forte ritardo nel settore sanitario. Questo paradossalmente accade in una fase storica in cui la riforma del sistema sanitario e quella federalista hanno lasciato maggiore spazio agli enti privati. SocialJob: A cosa è dovuta questa differente evoluzione? Fazzi: A mio parere il non profit ancora paga una rappresentazione sociale di se stesso come settore poco professionalizzato, dilettantesco, non in grado di supportare processi tecnologicamente avanzati. In realtà non è così. Negli ultimi anni si è avuto un notevole incremento di professionalità, oggi le organizzazioni sono in grado di gestire processi complessi. Nella pratica però queste capacità stentano ad affermarsi. Eppure ci sono ambiti del settore sanitario in cui il terzo settore potrebbe espandere il suo raggio di azione andando oltre la funzione di advocacy. Penso, ad esempio, alla medicina di comunità. Un altro campo è quello della promozione della salute che oltrepassi il modello riparativo classico. Le organizzazioni che meglio potrebbero svolgere servizi di questo tipo sono sicuramente le non profit in quanto sono in grado di attivare una serie di risorse della comunità locale che le imprese for profit non sanno coinvolgere. SocialJob: è solo un problema di carattere culturale? Fazzi: Il problema culturale secondo me è uno dei principali, ma è anche vero che finora è mancata da parte delle associazioni delle cooperative sociali un?attenzione agli scenari di sviluppo delle politiche sociali. L?attenzione è stata indirizzata sulla gestione del quotidiano, caratterizzato da una diminuzione di risorse, ed è mancata, o non ha avuto l?attenzione che merita, una visione di policy. In sostanza non ci si chiede, o lo si fa in modo insufficiente, in che direzione sta cambiando il sistema del welfare. E alla luce di questa evoluzione quali prospettive di sviluppo ci sono per l?impresa sociale? Queste sono riflessioni che stanno iniziando a emergere solo negli ultimi tempi. […]

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