Volontariato

Spariti dal Kosovo Ritrovati in Internet

Decine di siti americani,europei e albanesi mettono in rete i nomi e gli appelli raccolti nei campi degli sfollati di Kukes e Tirana.

di Federico Cella

Sono centinaia di migliaia: li vediamo sfilare nei nostri schermi del televisore, senza nome e cognome, una marea umana che siamo portati a considerare appunto come tale. Eppure i rifugiati dal Kosovo sono individui, persone che avevano una vita, una famiglia, parenti e amici. E adesso sono solo un flusso: i più fortunati sono rimasti vicini a qualcuno, ma la maggior parte si è ritrovata sola, perdendo di vista, nella fuga e nelle ?deportazioni?, le persone care. Un ulteriore dramma, recepito però da tante realtà umanitarie in giro per il mondo, che hanno immediatamente predisposto, grazie alla vera ?arma segreta? di questa guerra – Internet -, una serie di database con i nominativi dei profughi, la loro ubicazione, gli indirizzi e i telefoni presso cui contattarli. Un servizio che vede il nostro Paese sugli scudi, grazie al progetto di ricongiungimento varato lo scorso 12 aprile dalla Confederazione delle Misericordie d?Italia, che gestisce direttamente un campo a pochi chilometri da Durazzo. E proprio i profughi del campo di Rrushbull, aumentati nel giro di due settimane fino ad arrivare alla cifra di circa 4 mila, sono stati i primi a ?censirsi? nell?archivio elettronico presente sul sito delle Misericordiewww.misericordie.org/kosovo.htm). Il servizio, che era già stato predisposto all?epoca della Bosnia, si è quindi allargato, andando a toccare anche altri campi vicini, ed è arrivato a toccare gli 8 mila inserimenti. Attraverso, quindi, un indirizzo
pciv@misericordie.org, oppure un numero di telefono (055 416429) è possibile venire in contatto con la persona ritrovata grazie al lavoro del nucleo operativo dislocato a Tirana, che si avvale della collaborazione di gruppi internazionali di radioamatori.
E non stiamo parlando di un?ulteriore utopia creata dalla guerra, perché, come ci conferma il responsabile del servizio, Andrea Cavaciocchi, almeno duecento ricongiungimenti sono già stati portati a termine. «Una cifra che di per sé ha del miracoloso, ma che statisticamente è niente se rapportata alla realtà di mezzo milione di profughi», ci racconta mentre è in viaggio per ritornare in Albania. «Ma si può avere solo una minima idea della reale importanza che ha per queste persone il servizio di ricongiungimento. Non solo perché, forse per la prima volta, sentono di non essere trattati come semplice merce, ma per il fortissimo senso di famiglia che hanno. Ho ancora negli occhi le immagini dei primi profughi che, in mezzo al fango dei campi, ricreavano immediatamente la situazione casalinga del focolare domestico, dove si sta tutti riuniti a parlare e mangiare assieme». Come può fare adesso, per esempio, quella famiglia di Pristina, la madre maestra elementare, i nonni e la piccola di un anno e mezzo, costretta durante i primi giorni di guerra dalle milizie serbe ad abbandonare la propria casa, alla disperata ricerca del marito, emigrato a Durazzo dove lavora come disegnatore meccanico in un?azienda italiana. Prima la fuga, a piedi e cibandosi d?erba, fino a Kukes, quindi verso Scutari alla volta di Durazzo: le richieste d?informazioni, della famiglia e del marito, non riuscivano a incrociarsi, fin quando i volontari delle Misericordie non hanno dato via a un tam tam ?radioinformatico? che ha permesso quello che, in una zona allo sbando, sembrava essere un miracolo. Ora, riuniti, vivono per quanto possibile tranquillamente, aspettando l?evolversi degli eventi.
Ma le storie, quelle belle, che riescono a emergere dalla bruttura delle bombe e dei raid di pulizia etnica, non finiscono qui. A Ulqin, cittadina del Montenegro di 10 mila abitanti, l?organizzazione umanitaria locale Drita ha predisposto un sito su Internet (www. advanton. cg.yu/lajmet/), dove, con pazienza, si sta cercando di inserire i nominativi degli almeno 30 mila profughi che hanno trovato rifugio nella zona. Un?iniziativa analoga è stata varata anche dal sito americano ?Kosovo – Keep in touch? (che significa letteralmente ?tenersi in contatto?: www.glaine.net/~ kosovo/), consultabile anche in albanese, dove, per esempio, è possibile venire in contatto con alcuni membri della famiglia Kusari, alla ricerca dei propri parenti, oppure con la signora Liza Pjetrimailto:hencher@i-is.com, in disperata attesa di informazioni sulla propria famiglia.
Sono molti altri gli indirizzi Internet che hanno riversato i propri sforzi sul fronte del ricongiungimento dei profughi kosovari. Fra questi vi è il servizio predisposto in rete dall?Associazione albanese di iniziativa democratica (www.refugjat.org/), oppure il ricco database, di oltre seimila nominativi, creato dal progetto americano di Locazione dei rifugiati albanesi (www.Web-Depot.COM/kosova/). O ancora dai siti predisposti per l?emergenza dalle comunità kosovare che si trovano in Svizzera (www. bboxbbs. ch/kosovo/) e in Germania (www.kosova.de/albpress /fensterrechts.htm). Tuttavia, come si ricorda nelle pagine di molti siti, in tempo di guerra anche la navigazione in Internet può riservare dei rischi. Per questo motivo, negli Stati Uniti, è partito il Progetto ?Kosovo privacy? (info.anonymizer.com/kosovo.shtml), concepito per garantire ai rifugiati una navigazione a prova di intercettazione. Infatti attraverso il sito è possibile inviare e ricevere E-mail anonime oppure partecipare a newsgroup senza correre il rischio di venire individuati. ?

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