Non profit
Spadafora: in Italia le politiche sui minori sono state un fallimento
Il garante per l’infanzia e l’adolescenza non ha usato mezzi termini sottolineando che «nella classifica del benessere di bambini e adolescenti l’Italia occupa il 22° posto su 29 Paesi definiti come ricchi»
Punta il dito contro i tagli che fanno dell’Italia uno dei Paesi in cui si investe meno su infanzia e adolescenza. Chiede una cabina di regia che coordini le politiche per i minori lasciando da parte le logiche spartitorie dei partiti; la definizione dei Lea affinché nascere e crescere in una regione piuttosto che in un’altra non sia più motivo di discriminazione. E di far tornare la scuola a essere un punto di riferimento.
Per il garante per l’infanzia e l’adolescenza Vincenzo Spadafora sono queste, tra le tante, le cose su cui lavorare nell’immediato per invertire la rotta di politiche che si sono rivelate fallimentari.
«Nel nostro Paese c’è una scarsa attenzione verso le necessità materiali e i diritti dei minori: ha detto questa mattina a Roma presentando la seconda relazione sull’attività dell’Autorità da lui guidata alla presenza del presidente del Senato Grasso e del ministro della Giustizia Cancellieri.
Nella classifica del benessere di bambini e adolescenti l’Italia occupa il 22° posto su 29 Paesi definiti come ricchi. È il dato riportato dall’Unicef nel rapporto sul Benessere dei bambini e degli adolescenti nei Paesi ricchi reso noto oggi dal Garante i. L’Italia, che segue Spagna, Ungheria e Polonia e precede Estonia, Slovacchia e Grecia, risulta il Paese con il tasso di coloro che non studiano né lavorano) più elevato tra tutti i Paesi industrializzati, dopo la Spagna. L’11% dei giovani tra 15 e 19 anni non sono iscritti a scuola, non lavorano e non frequentano corsi di formazione. Un dato positivo che si registra, fa notare la Relazione del garante, è che l’Italia è al quartultimo posto per le gravidanze in età adolescenziale, essendosi ridotto il tasso di fertilità tra le adolescenti di un terzo nel corso degli anni 2000. Da rilevare anche il più basso tasso di mortalità infantile in Europa meridionale (9° posto nella graduatoria complessiva). In Italia, però, i bambini sono esposti a uno dei livelli più elevati di inquinamento atmosferico tra tutti i Paesi industrializzati (26° posto). Gli studenti italiani sono al 24° posto sui 29 Paesi presi in esame per il rendimento scolastico, nonostante il miglioramento (+10%) rispetto al 2000. Sono poi confermate dall’indagine Unicef l’eccellenza della nostra scuola per l’infanzia con il 6° tasso più alto di iscrizione prescolare, alla pari con la Norvegia, e le difficoltà nell’istruzione superiore (dove siamo solo al 22° posto per tasso di iscrizione alle secondarie superiori).
A riprova del fallimento delle politiche, Spadafora cita i dati Istat già noti: in Italia vivono in situazione di povertà relativa 1.822.000 minorenni, il 17,6% dei bambini e degli adolescenti. Il 7% dei minorenni (723.000) vive in condizioni di povertà assoluta; la quota è del 10,9% nel Mezzogiorno, a fronte del 4,7% nel Centro e nel Nord del Paese. Ma soprattutto sottolinea il dato relativo al rischio di povertà ed esclusione sociale per i bambini e gli adolescenti che vivono in famiglie con tre o più minorenni, che è pari al 70% al Sud a fronte del 46,5% a livello nazionale; 70 su 100 minorenni che nascono in una famiglia numerosa del Mezzogiorno d’Italia rischiano di essere poveri.
«Se non cominciamo a guardare con occhi diversi ai problemi dell’infanzia e dell’adolescenza – ha aggiunto Spatafora – se non iniziamo a considerare le risorse per i minori come investimento per il futuro e non una spesa corrente, metteremmo una grave ipoteca sugli anni a venire del nostro Paese. E non basta dire che le risorse non ci sono perché c’è la crisi. In Germania e Francia la crisi la stanno affrontando investendo proprio sui più giovani. Berlino destina alla famiglia e all’infanzia il triplo delle risorse di Roma, Parigi oltre il doppio. Lì hanno iniziato a gettare le basi per un costruire un futuro migliore. E noi?»
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