Politica

Sovraindebitamento: crescono i crediti problematici, occorrono misure urgenti

Con lo slittamento all'anno prossimo del Codice della Crisi d'Impresa rimane in vigore la vigente l. n. 3/2012 con tutti i punti di debolezza emersi nei suoi otto anni di vita (durante i quali è stata peraltro assai poco utilizzata), che la rendono ora del tutto inadeguata ad affrontare l’ulteriore impoverimento delle famiglie italiane. Eppure basterebbe poco per cambiare le cose

di Antonella Sciarrone Alibrandi

Nell’ambito della pesante crisi socio-economica che ha già investito il nostro Paese per effetto della pandemia, stiamo purtroppo assistendo ad un aumento del tasso di disoccupazione generale, a un repentino deterioramento delle condizioni reddituali dei privati e alla conseguente (e già rilevata a livello di prime stime) crescita dei c.d. crediti problematici. In questo scenario, le nuove disposizioni in materia di sovraindebitamento dei consumatori e delle famiglie (o, per meglio dire, dei debitori non fallibili), contenute nel Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (CCI) e destinate a entrare in vigore il prossimo 15 agosto, avrebbero potuto offrire strumenti adeguati di contenimento del fenomeno, comportando un netto miglioramento degli strumenti giuridici oggi utilizzabili e il superamento di numerose questioni al momento di dubbia interpretazione da parte dei giudici.

L’entrata in vigore dell’intero Codice della Crisi d'Impresa (compresa la nuova disciplina del sovraindebitamento) è stata però rinviata al 1° settembre 2021 per sottrarre nell’immediato le società e le imprese medio-grandi, oggi assoggettate alle procedure fallimentari, dal dover rispettare norme più stringenti e rigorose (ad esempio la disciplina dei sistemi di allerta della crisi).

A fronte di questo slittamento, rimane dunque in vigore la vigente l. n. 3/2012 con tutti i punti di debolezza emersi nei suoi otto anni di vita (durante i quali è stata peraltro assai poco utilizzata), che la rendono ora del tutto inadeguata ad affrontare l’ulteriore impoverimento delle famiglie italiane.

Per ovviare a questo indesiderabile risultato, abbiamo elaborato allora – nell’ambito di un Tavolo di lavoro costituito da tempo in Università Cattolica (su invito della Diocesi di Milano, della Caritas Ambrosiana e della Fondazione San Bernardino, e in collaborazione con Fondazione Centesimus Annus, Prospera e Ucid) al fine di individuare strategie di prevenzione e strumenti di mitigazione del sovraindebitamento – una proposta di riforma della legge n. 3 del 2012, mediante la quale recepire in via immediata alcune fra le più rilevanti importanti novità introdotte dal CCI.

Fra gli altri aspetti, è urgente introdurre la nozione di indebitamento dell’intero nucleo familiare, invece che individuale (assai meglio in grado di rispondere alle reali modalità con cui le crisi da sovraindebitamento si manifestano e vanno gestite); la possibilità della esdebitazione automatica, essenziale per consentire ai debitori una ripartenza (fresh start) anche se non tutti i debiti pregressi sono stati pagati; una maggiore responsabilizzazione dei finanziatori, che subiscono delle penalizzazioni nell’ipotesi di concessione imprudente del credito.

Perché la procedura possa costituire, nell’immediato futuro, uno strumento di gestione efficace delle crisi dei privati, è necessario, inoltre, prevedere, tra gli stanziamenti relativi agli «ammortizzatori sociali», forme di sostegno pubblico che rendano sostenibili per gli indebitati le spese della procedura e che agevolino l’intervento di soggetti esterni al fine di apportare risorse necessarie alla fattibilità dei piani di ristrutturazione. Ciò non solo per ragioni di equità, ma anche di efficienza nell’impiego delle risorse dello Stato rispetto al perseguimento de fini di inclusione sociale. A questo fine, si potrebbe pensare, peraltro, a un rafforzamento organizzativo e di dotazione del Fondo di prevenzione dell’usura ex art. 15, l.n. 108/96, che sin dall’origine nasce proprio a questo scopo.

*Antonella Sciarrone Alibrandi è Prorettore dell’Università Cattolica – Ordinario di Diritto dell’economia

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