Sostenibilità

Soverato: Legambiente, un anno di immobilismo

Ninete è stato fatto, per l'associazione, per evitare in futuro altre inondazioni come quella che un anno fa provocò la morte di 13 persone in un campeggio

di Gabriella Meroni

Dietro la tragedia di Soverato, che il 10 settembre dello scorso anno provoco’ la morte di tredici persone, ”ci sono anni di saccheggio del territorio, di azioni scellerate dell’uomo, di scelte superficiali, di politiche – nel migliore dei casi – miopi”.

Lo denuncia Legambiente che, in una nota, segnala che ”tutti, magistratura compresa, avevano preferito ignorare le denunce di Legambiente e delle altre associazioni ambientaliste che nel corso degli anni avevano denunciato i pericoli e i danni provocati dalla realizzazione di dighe sull’Ancinale, dagli sbarramenti fissi per deviare in gallerie scavate nella montagna le acque dei torrenti Turriti, Alaco e Beltrame. Progetti dai costi esorbitanti, presentati senza alcuna valutazione d’impatto ambientale. Ancora oggi pero’, la Calabria e la zona di Soverato in particolare, continuano a subire assalti e devastazioni assurde, come la recente operazione – da parte di ignoti – che con le ruspe ha provocato lo sbancamento degli argini del fiume incriminato, il Beltrame, e il deflusso in mare dei detriti e dei rifiuti accumulati”.

Nel corso del 2000 – ricorda Legambiente – la Calabria ha ottenuto il primo posto nella classifica delle regioni per quantita’ e qualita’ di fenomeni illegali nel ciclo del cemento: dalle attivita’ estrattive illecite all’abusivismo edilizio. Nel corso del 1999 le forze dell’ordine avevano infatti accertato bel 551 illeciti con 3.082 costruzioni abusive. Nel corso del 2000 gli illeciti sono passati a 1.288 con 2.620 costruzioni abusive. E l’abusivismo edilizio sul demanio marittimo conferma il triste primato: 652 infrazioni accertate (pari al 22% del totale nazionale), superiori a quelle segnalate in Sicilia (480) e Campania (416).

”L’unica strada – ha dichiarato Andrea Dominijanni di Legambiente Calabria – per mettere in sicurezza quel territorio e’ dotarlo di un presidio territoriale competente, costituito da geologi, ingegneri ed esperti meteorologi, che rapidamente consegnino alla Regione una carta del rischio a scala 1: 5.000, cioe’ sufficientemente dettagliata da rendere comprensibili i vincoli e le eventuali scelte di delocalizzazione necessarie. Ma la conoscenza non basta. E’ necessario anche costruire un sistema di allerta rapido con relativi piani di informazione ed evacuazione dei cittadini. Perche’ quello che e’ successo lo scorso anno a Soverato, con le piogge dei prossimi mesi, potrebbe accadere in molte altre zone della regione”.

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