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Soundreef sceglie di operare attraverso la non profit Lea
Dopo il recepimento della Direttiva Barnier e la modifica della legge 633 del 41 che stabiliva Siae come unico intermediario del copyright italiano era finito di fatto il monopolio. In ragione della libera concorrenza in Europa infatti la società londinese poteva operare sul mercato italiano. Ma per essere inattaccabile la società di Davide D'Atri ha deciso di dotarsi di un partner sociale, la Liberi editori autori, così come previsto dalla legge voluta dal ministro Franceschini
La svolta storica è in realtà del 2014. L'allora commissario UE al mercato interno, il francese Michel Barnier, firmò una direttiva (2014/26/UE) con cui stabiliva, tra le altre cose, che «i servizi di gestione collettiva di diritti d'autore e di diritti connessi dovrebbero consentire a un titolare dei diritti di poter scegliere liberamente l'organismo di gestione collettiva cui affidare la gestione dei suoi diritti, sia che si tratti di diritti di comunicazione al pubblico o di riproduzione, o di categorie di diritti legati a forme di sfruttamento quali la trasmissione radiotelevisiva, la riproduzione in sala o la riproduzione destinata alla distribuzione online, a condizione che l'organismo di gestione collettiva che il titolare dei diritti desidera scegliere già gestisca tali diritti o categorie di diritti».
Con questa forma il legislatore europeo sostanzialmente presuppone il pluralismo nella gestione del diritto d'autore.
Per L'Unione Europea in sostanza non è illecito che ci sia un regime monopolistico di fatto, come capita in tanti Paesi Ue, ma è illecito il regime monopolistico di diritto. In Europa nel 2014 c'erano solo due Paesi con un monopolio stabilito per legge: Italia e Ungheria.
La legge 633 del 1941, che istitutisce il diritto d'autore in Italia infatti contestualmente istituiva anche Siae (Società Italiana Editori e Autori) come monopolista per legge dell'intermediazione per i proventi del diritto d'autore.
Da quell'atto comunitario passano 3 anni e l'Italia non si era mai adeguata alle nuove disposizioni. Verso la fine del 2017 però, proprio su segnalazione di Soundreef, la società di gestione indipendente del diritto d'autore, fondata dall'italiano Davide D'Atri, l'Unione aveva cominciato l'iter per una procedura d'infrazione a carico dell'Italia. Per questo il Ministro della Cultura, Dario Franceschini, aggiunse in fretta e furia alla Legge di Bilancio 2017 un allegato fiscale con cui recepiva la direttiva.
Le direttive sono atti comunitari vincolanti, obbligano cioè i Paesi ad adeguarsi. Ma il vincolo riguarda solo l'obbiettivo del dispositivo. Sta ad ogni Paese decidere liberamente la forma e il modo. Franceschini, che non ha mai nascosto le sue simpatie per Siae, ha provato con il recepimento a proteggere la Società Italiana Autori ed Editori. Come? Stabilendo che sì, sarebbe venuto meno il monopolio di diritto, ma che in Italia per fare collecting bisognasse essere enti senza fini di lucro e su base associativa.
La legge però, rispetto alle società comunitarie non poteva restringere la libera concorrenza nel mercato UE. Così Franceschini vincolava solo le realtà italiane ad una ragione sociale specifica, stabilendo che invece le realtà for profit dell'Eurozona avrebbero potuto operare in Italia a patto che fossero coordinate con una delle grandi organizzazioni collettive (come Siaie). Ora: Soundreef è una società a responsabilità limitata di diritto inglese ed è partner di Suisa (la Siae svizzera).
Ecco spiegato come mai fino ad oggi ha potuto operare. Una legittimità riconosciuta dal Tribunale di Milano che dichiara le attività di Soundreef in Italia legittime con una sentenza che con un decreto ingiuntivo emesso il 19 luglio, ordinava a Showbees, organizzatore di un concerto di Fedez (che già allora si era rivolto alla società di D'Atri abbandonando Siae) di versare a Soundreef il compenso dovuto all'artista a titolo di compensi per diritto d'autore. L'organizzatore aveva ceduto alle richieste di Siae e aveva scelto di pagare solo quest'ultima.
Ma allora perché oggi in molti parlano della fine del monopolio di Siae, anche se questa fine era già avvenuta qualche mese fa? La vera novità è che Soundreef ha deciso di avvalersi di un player interamente italiano e che rispetti i vincoli di legge voluti dal ministro Franceschini.
«Lavoreremo in Italia», ha spiegato d’Atri, «insieme all’associazione nno profit LEA (Liberi Editori Autori), costituita di recente da un gruppo di autori, editori e professionisti del settore. Gli oltre11 mila autori ed editori nostri iscritti saranno rappresentati ed intermediati in Italia da LEA rientrando così nel perimetro delineato dall’art.19 del decreto fiscale (148/2017) collegato alla Legge di Stabilità 2018».
Questa è la notizia: per la prima volta esiste un altro veicolo italiano sul mercato italiano che faccia concorrenza a Siae ed è una non profit.
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