Non profit

Sotto le pale i pomodori crescono davvero

Eolico l'impianto modello di Poggio Imperiale

di Redazione

Quindici turbine per produrre dal vento l’energia sufficiente a soddisfare trentamila famiglie. Siamo nella provincia di Foggia, nel parco eolico di Poggio Imperiale di proprietà della International Power Gdf Suez, multinazionale leader nel settore delle rinnovabili. Qui, tra i campi di grano, pomodori e finocchi del Tavoliere, vengono prodotti 60mila MW/h all’anno. Per capire quanti sono basta pensare che una famiglia in 365 giorni ne consuma 2mila.
Ogni torre è alta 80 metri, una pala è lunga 60, tra una struttura e l’altra passa una distanza di almeno 300 metri. Si capisce così qual è l’impatto sul territorio: «A differenza delle centrali elettriche convenzionali, la parte non occupata dalle macchine può essere impiegata per l’agricoltura e la pastorizia», come si fa notare nel Windbook pubblicato da Aper Grandeolico, il gruppo dell’Associazione produttori di energie rinnovabili che riunisce le imprese del settore. L’impatto acustico, poi, non è superiore ai 50 decibel, quelli che si producono in una normale conversazione.
«Questo impianto è esemplare per capire le potenzialità dell’eolico in Italia», afferma Gianluca Cipolletta, l’ingegnere responsabile dei rapporti con il territorio della International Power. «Ci troviamo in uno dei punti più favorevoli d’Italia allo sfruttamento dell’energia del vento», continua Cipolletta, «tra Tirreno e Adriatico le correnti soffiano con costanza alla velocità giusta: tra i 4 e i 20 metri al secondo». La Puglia, infatti, è la prima regione per produzione di energia eolica, con i suoi 1.158 MW. Ma in Italia il potenziale del settore è in parte inespresso: «Potremmo produrre 16mila MW, quelli attuali invece sono 6mila», ricordano i produttori. Eppure, nonostante le possibilità di crescita, recenti analisi fanno prevedere una battuta d’arresto per il comparto, storicamente trainante per le rinnovabili italiane. Secondo Cipolletta non è difficile capire il perché: «L’incertezza sui decreti ha rallentato gli investimenti. Senza dimenticare le strozzature in alcuni punti della rete di distribuzione, le infrastrutture sono inidonee a sopportare i picchi di produzione e quindi l’energia prodotta non viene immessa in rete». [Antonio Sgobba]

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