Politica

Sotto la pelle del Paese: migrazione, valori cattolici, diritti civili nell’Italia che si prepara al voto

Anche le paure sono fatti. Ma i devoti del fact-checking da tastiera continuano imperterriti a mettere “le paure di qua” e “i fatti di là”. Eppure quella che si appresta al voto è un'Italia dove paure e fatti convivono talvolta in sempre più chiara contraddizione: partiti senza popolo, paura dell'Islam, fine dei valori cattolici, fede incondizionata nella religione dei diritti civili. Facciamo il punto

di Marco Dotti

Quella che arriva al voto è un’Italia stressata. Stressata attorno a tonalità emotive divergenti.

L'Islam torna a fare paura

Più Europa o meno Europa? In un decennio, gli italiani si sono scoperti euroscettici, rovesciando le loro prospettive di fiducia nelle istituzioni comunitarie. Più inclusione o meno inclusione sociale? Meno inclusione. E con la sfiducia e il senso generare d’insicurezza che si porta dietro, sono cresciute anche vecchie e nuove paure.

Oltre una certa soglia, anche le paure sono fatti: un fatto è allora la generale avversione (quasi due terzi dell’elettorato attivo) nei confronti dei migranti. Se ne sono accorte (tutte) le forze politiche che, nelle ultime settimane, hanno virato la propria comunicazione all'insegna del "prima gli italiani", cancellando (a sinistra: anche questo è un fatto) dall'agenda il tema dello ius soli.

Diritti civili e fine della centralità dei valori cattolici

Il sentimento d’insicurezza degli italiani cresce, se agli immigrati si unisce il tema dell’Islam: qui sono ben oltre il 70% gli italiani che dichiarano di «dover mettere un freno» a quello che viene percepito non come un portato culturale delle migrazioni, ma una forma di espansione ideologica. Al contempo – ed è un'altra delle contraddizioni di questi anni – si afferma la non centralità di quello che fino a pochi decenni fa era l’universo valoriale e politico di riferimento per gli italiani: il mondo cattolico.

Tra gli italiani che si preparano al voto, i valori cattolici sarebbero il perno della scelta elettorale e di vita solo per il 20% della popolazione. Valori scalzati dall’ambientalismo inteso come forma di vita etica e dalla religio laica dei diritti civili.

È interessante osservare come queste tendenze, che a un occhio logico sembreranno incompatibili, convivano quasi pacificamente sotto la pelle del Paese: paura dell’Islam e dei migranti, narrazioni efficaci sulla sostituzione del «nostro popolo»; senso di perdita di controllo sul futuro, fine della fiducia nelle istanze politiche sindacali, disgregazione della classe media e collante interclasse dei diritti civili. Fatti che alimentano paure e paure che si sedimentano diventando fatti.

Partiti senza popolo

Nel frattempo, osserva Francesco Occhetta​, anche i partiti sono diventati contenitori elettorali vuoti. Fine dell'elettorato attivo, percepito oramai solo come ascensore sociale facilitato? Resta il fatto che pochi vogliono partecipare attivamente alla vita politica e se nel 1948 le sinistre avevano più di 4 milioni di tesserati, nel 1990 la Dc aveva ancora 2 milioni di iscritti al partito. Attualmente il Pd dichiara circa 400.000 iscritti, Forza Italia ne ha 165.000, mentre i M5S, ne hanno 170.000. Eppure, la percezione che lo spazio del dibattito pubblico sia saturato dall'iper-presenza dei partiti è un'altra delle questioni che attraversano l'Italia che si appresta al voto e mostra una generale disaffezione per il medium principe di quel dibattito: la stampa.


Immigrati first?

Ma il vero trend di questa campagna elettoraleMatteo Salvini è riuscito a cambiare l'agenda di tutti, va ammesso fuori dai denti – è l'immigrazione. Ne è una prova – in negativo – la già menzionata scomparsa dal discorso pubblico del tema dello ius soli, scalzato da un altro tentativo di polarizzazione: fascismo/antifascismo. E ne è una riprova l'emergere, anche a sinistra, di simpatie per il dibattito sull'invasione e anche di inconsapevoli adesioni alla logica interna del discorso sulla sostituzione (tema della natalità zero, etc.). Eppure, come osserva Alessandro Lanni (del quale riportiamo le infografiche realizzate per l'Associazione Carta di Roma), i numeri dicono altro.

Nel 2017 dicono che in Italia risiedono circa 131mila persone che negli anni hanno ricevuto protezione internazionale. «Se si ritrovassero al Circo Massimo di Roma non ne occuperebbero la metà», spiega Lanni.

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