Rapporto Territori di Asvis
Sostenibilità, gli obiettivi dell’agenda 2030? Ormai quasi tutti irraggiungibili
Solo l'economia circolare compie progressi significativi a livello nazionale e in nove regioni, mentre lievi miglioramenti sono registrati negli obiettivi Salute, Istruzione, Parità di genere. Per il resto, stabilità o addirittura peggioramento. Analisi e strategie perché la sostenibilità diventi reale
Come si posizionano i territori nel percorso di avvicinamento ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030? Male, a volte molto male. L’Italia fa poco o nulla: qualche passo avanti solo in alcuni ambiti specifici, tra cui l’economia circolare. Per il resto, il quadro è stabile se non, in alcuni casi, in peggioramento. E c’è molto da fare, per avvicinarsi ad obiettivi in gran parte ormai irraggiungibili entro la scadenza fissata.
È quanto emerge dal Rapporto di ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) “Alle radici della sostenibilità”, realizzato grazie al coordinamento di Walter Vitali, Silvia Brini e Manlio Calzaroni, dell’impegno del Gruppo di lavoro dedicato alle città e ai territori e dell’Area ricerca e dei fondamentali contributi di tutta la rete dell’Alleanza. Il documento, presentato questa mattina presso dal sede di Cnel a Roma, prende in esame l’impegno dei soggetti territoriali – regioni e province autonome, province e città metropolitane, a partire dalla convinzione che il cambiamento verso la sostenibilità non possa essere “calato dall’alto”, ma debba partire dal basso: ovvero, dai territori.
- La sostenibilità in Europa e nel mondo
A livello globale, l’obiettivo della sostenibilità è ancora molto lontano: secondo il Rapporto delle Nazioni Unite di fine giugno 2024, che valuta i progressi e i regressi rispetto all’attuazione dell’Agenda 2030, rispetto al Goal 11 (“Città e comunità sostenibili”) solo il target sulla Qualità dell’aria nelle città e la gestione dei rifiuti appare raggiungibile entro il 2030. Per tutti gli altri obiettivi, i progressi sono marginali e insufficienti. In sintesi, «il mondo è gravemente fuori strada nel percorso per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030», ribadisce ASviS.
Per quanto riguarda in particolare l’Unione Europea, il Rapporto annuale Eurostat, pubblicato nel luglio 2024, rileva nell’ultimo quadriennio solo modesti progressi verso il raggiungimento del Goal 11: nel 2022, l’indice composito è superiore di soli 3,1 punti al valore iniziale del 2010.
- La sostenibilità in Italia e nei territori
In generale, l’Italia è lontana dall’attuazione dell’Agenda 2030 e anche più diseguale sul piano territoriale. L’analisi viene svolta attraverso gli “indici compositi” costruiti dall’ASviS, riferiti al periodo 2010-2023 e (a causa di limitazioni nella disponibilità dei dati) a 14 dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.
A livello nazionale, i miglioramenti sono pochi e timidi: solo per il Goal “Economia circolare” si registra un diffuso e significativo miglioramento. Per tre Goal (Salute, Istruzione, Parità di genere) si evidenzia un “lieve miglioramento”; per cinque Goal (Agricoltura, Energia, Lavoro, Imprese, infrastrutture e innovazione, Città e comunità) si misura una sostanziale stabilità. Peggiorano invece ben cinque indicatori: Povertà, Acqua, Disuguaglianze, Vita sulla terra, Giustizia e istituzioni.
Dal punto di vista territoriale, si registrano significative differenze. Gli indicatori di Povertà, Acqua e Vita sulla terra peggiorano in gran parte dei territori, mentre l’istruzione migliora nel Nord-Ovest e il Nord-Est, a fronte di una sostanziale stabilità nel resto del Paese. In questo ambito, significativi progressi si registrano, in particolare, in Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e provincia autonoma di Trento. I migliori risultati, anche a libello territoriale, sono registrati nell’indicatore dell’Economia circolare, in crescita in nove regioni: Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo, Puglia, Calabria e Sicilia.
Da notare che nessun territorio presenta dinamiche positive per più di due Goal. I peggiori risultati si registrano in Molise, che si è allontanato da ben sette Goal. Male anche altre sei regioni (Valle d’Aosta, PA di Bolzano, PA Trento, Umbria, Abruzzo e Basilicata), che arretrano in sei indicatori.
- Obiettivi possibili e impossibili
Il Rapporto illustra anche la distanza di ciascuna Regione/PA da 28 dei 37 obiettivi quantitativi presentati per il livello nazionale nel Rapporto ASviS 2024. In sintesi, guardando agli ultimi 3-5 anni, si evidenzia che:
- Valle d’Aosta, Provincia autonoma di Trento, Umbria e Lazio appaiono in grado di raggiungere 11-12 obiettivi quantitativi;
- Liguria, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Marche, Abruzzo, Basilicata e Sardegna ne possono raggiungere 8-9;
- Gran parte delle altre regioni, soprattutto nel Mezzogiorno, appaiono in grado di raggiungere solo da 4 a 6 obiettivi quantitativi.
Guardando al numero di obiettivi impossibili da raggiungere, i territori più arretrati sono la PA di Bolzano, il Veneto, il Molise, la Campania, la Calabria, la Sicilia e la Sardegna. Per quanto riguarda le Città metropolitane: Firenze, Milano, Roma e Cagliari appaiono in grado di centrare 6-8 obiettivi; Torino, Genova, Venezia, Bologna, Messina e Cagliari possono raggiungerne cinque; Napoli, Reggio Calabria, Palermo e Catania ne possono centrare solo due. Se però si osservano gli obiettivi certamente non raggiungibili, la situazione peggiore si rileva per Catania, Torino, Roma e Reggio Calabria (5-6), e per Venezia, Napoli e Palermo (4).
- Le 4 proposte di ASviS
Dopo aver passato in rassegna le principali strategie messe in campo o pianificate per accompagnare i territori verso la sostenibilità e ridurre le diseguaglianze (cap. 3) e dopo aver esaminato e approfondito i rischi naturali e antropici, anche in relazione al cambiamento climatico (cap. 4) , ASviS nel Rapporto formula quattro proposte per altrettanti obiettivi:
- Il ripristino della natura nelle città e nei territori. L’approvazione del Regolamento europeo, la Nature Restoration Law, il 17 giugno scorso, prevede che tra il 2025 e il 2030 la superficie nazionale totale degli spazi verdi urbani e di copertura della volta arborea non possa subire alcuna perdita netta, mentre dal 2031 in avanti deve registrare una tendenza all’aumento. “Per consentire ai Comuni di effettuare le opportune verifiche, al fine di rivedere se necessario le scelte già compiute con gli opportuni strumenti di compensazione – raccomanda ASviS – è fondamentale che gli istituti di ricerca attivi su queste tematiche (ISTAT e ISPRA) rendano immediatamente consultabile la cartografia DEGURBA a livello comunale”. Per quanto riguarda i fiumi, lo stesso Regolamento prevede il ripristino della loro connettività naturale, necessaria anche prevenire e mitigare i danni da alluvioni. “A questo fine è urgente adeguare in via straordinaria i Piani per l’assetto idrogeologico (PAI) delle Autorità di bacino distrettuali alle nuove mappe di pericolosità contenute nei loro Piani gestione rischio alluvioni (Pgra) entro 6-8 mesi – raccomanda ancora ASviS – prescrivendo per legge che i Comuni devono recepire le loro indicazioni nella propria pianificazione urbanistica e di protezione civile entro i successivi 12 mesi, con la loro entrata in vigore automatica sul loro territorio qualora essi non provvedano”,
- Le politiche climatiche per le città e i Climate city contract. La Commissione europea nel 2022 ha lanciato la Missione 100 “Climate neutral and smart cities by 2030”, che prevede l’invio alla Commissione europea dei “Climate city contract” (CCC). Le le 9 città italiane selezionate hanno già provveduto. Ora, “la loro esperienza è replicabile anche in altre aree urbane e necessita di adeguate politiche nazionali. Per questo va predisposta anche in Italia una piattaforma nazionale di consultazione e scambio di esperienze come quelle della Svezia e della Spagna”. Per il settore dell’edilizia, “va attuata la Direttiva europea sulla presentazione energetica degli edifici del 2024 (Case green), con l’obiettivo di trasformare tutto il parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050. Infine, per il settore dei trasporti, Per il settore dei trasporti, “va assunto l’obiettivo di allineare entro il 2030 il tasso di motorizzazione italiano a quello europeo (67% in Italia e 51% nell’Unione europea del periodo 2017-2020)”.
- La rigenerazione urbana, lo sviluppo del territorio e politiche abitative. ASviS indica, in particolare, alcune strategie e proposte normative per accelerare tale processo è necessario. Un’attenzione particolare viene rivolta al “fenomeno delle locazioni brevi non regolate, indotto dalla forte crescita del fenomeno turistico (overtourism), con la conseguente espulsione dei residenti dalle zone centrali (gentrification), l’incremento delle disuguaglianze e la desertificazione sociale”. Per contrastare questa tendenza, ASviS indica alcune misure: primo, ripristinare stanziamenti costanti ai fondi di sostegno per l’affitto e alla morosità incolpevole, adottando misure fiscali per ridurre i canoni e aumentare l’offerta di locazioni”; secondo, regolamentare per legge il settore delle locazioni brevi con un ruolo decisionale affidato ai Comuni e alle Città metropolitane; terzo, garantire un flusso di finanziamenti certo e poliennale per il settore della casa, in particolare per l’edilizia residenziale pubblica (ERP), approvando una legge sull’abitare sociale che superi le norme differenti di ogni Regione e lo consideri come parte dei Livelli essenziali delle prestazioni (LEP) da garantire su tutto il territorio nazionale; completare il programma PNRR per le residenze universitarie, e ampliare il parco alloggi riservato a studenti meritevoli; quarto, censire gli immobili abbandonati e adottare programmi per destinarli al servizio abitativo e ai servizi di comunità.
- Le politiche per la montagna e le aree interne. Presso la Commissione Affari costituzionali del Senato sono in discussione tre disegni di legge sulla montagna. AsviS indica le priorità su cui è opportuno si concentri la futura legge: tra queste, l’introduzione di una fiscalità di vantaggio. Inoltre, nell’ambito del prossimo ciclo di programmazione 2028-2034 della politica di coesione europea, potrebbe essere individuato un nuovo Programma operativo nazionale (PON) per la montagna coordinato con quello per le aree interne.
L’ultima parte del Rapporto (cap. 6) rende conto di alcune “buone prassi” messe in campo in alcuni territori e segnalate dagli aderenti all’Alleaza, verso il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità.
In conclusione così Rento Brunetta, presidente del Cnel: “Molti dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile indicati dall’Agenda Onu 2030 passano dall’azione dei corpi intermedi. Lo Stato non basta. Serve la società civile. Penso innanzitutto ai corpi intermedi rappresentati nel Cnel, ma anche a quelli che potrebbero esserci in futuro, come le fondazioni bancarie, che hanno un’eccezionale pregnanza sia territoriale che di risorse. Penso alle camere di commercio e alla loro capacità di rappresentare capillarmente il mondo produttivo. E poi altri organismi talvolta misconosciuti, quali i consorzi di bonifica e la loro rete pubblico-privato di grandissimo valore o le università popolari, antico strumento di irradiamento culturale. Io sto facendo l’“Indiana Jones” delle reti. Il Cnel va a caccia di reti, che abbiano un significato territoriale, economico e sociale e con cui stringere un’alleanza su obiettivi comuni, che sono appunto gli obiettivi dell’Agenda Onu 2030. Le strade del Cnel e di Asvis ontinuano a intrecciarsi, perché tra di noi c’è coesione e condivisione, tant’è che abbiamo sottoscritto un accordo di collaborazione, che fa da sfondo all’evento odierno ma che potrebbe portare anche ad altro. Mi riferisco, in particolare, a un’azione congiunta volta a rafforzare il monitoraggio degli obiettivi Onu dell’Agenda 2030 e a garantire un punto baricentrico, una cabina di regia, una sorta di coordinamento soft tra livello centrale e livelli territoriali, a fronte di un’inevitabile oscillazione tra queste diverse dimensioni e nel quadro di un crescente dinamismo delle Regioni”.
Foto: Pexels
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